1916 Scritto da Lucia di Fatima nel 1937 per ordine del vescovo di Leiria, che le ordinò di scrivere la storia della sua vita e delle apparizioni, esattamente come erano avvenute. Un bel giorno andammo con le nostre pecorelle nella proprietà dei miei, situata ai piedi del monte di cui ho parlato, dalla parte rivolta verso levante. Questa proprietà si chiama Chousa Velha. Verso metà mattina, cominciò a cadere una pioggerellina fine, poco più che una rugiada. Risalimmo il pendio del monte, seguiti dalle nostre pecorelle, in cerca di una roccia che ci servisse da riparo. Fu allora che per la prima volta entrammo in quella benedetta grotta. Si trova in mezzo a un uliveto e appartiene al mio padrino Anastácio. Da lì si vede il piccolo paesetto dove sono nata, la casa dei miei genitori, i paesini di Casa Velha e Eira da Pedra. L'uliveto ha parecchi proprietari e si estende fino a confondersi con questi piccoli paesetti. Lì passammo la giornata, anche se aveva smesso di piovere ed era apparso un sole bello e splendente. Facemmo lo spuntino e recitammo il nostro Rosario e chissà forse uno di quelli che noi usavamo dire per la fretta di poter giocare, come ho già raccontato a V.E., passando i grani e dicendo solo le parole: Ave, Maria e Padre nostro! Finito di pregare, cominciammo a giocare con i sassolini. Si stava giocando da qualche momento ed ecco che un vento forte scuote gli alberi e ci fa alzare gli occhi per vedere cosa succedeva, perché il giorno era sereno. Vediamo allora che sopra l'uliveto viene verso di noi quella figura di cui ho già parlato. Giacinta e Francesco non l'avevano mai vista e io non gliene avevo mai parlato. A mano a mano che si avvicinava, riuscivamo a scorgerne le fattezze: un giovane di 14 o 15 anni, più bianco che se fosse stato di neve, e il sole lo rendeva trasparente come se fosse stato di cristallo e di una grande bellezza. Arrivato vicino a noi ci disse: — Non abbiate paura. Sono l'angelo della pace. Pregate con me. — E, inginocchiatosi per terra, curvò la fronte fino al suolo e ci fece ripetere tre volte queste parole: — Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! Vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano. Poi, alzandosi disse: — Pregate così. I Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche. Le sue parole s'impressero talmente nel nostro spirito, che noi non le scordammo mai più. E da allora noi trascorrevamo lunghi periodi di tempo, così prosternati, ripetendole a volte fino a cadere dalla stanchezza. Raccomandai subito che era necessario mantenere il segreto e, questa volta, grazie a Dio, fecero come volevo io. |