MEDITAZIONI PER OGNI DECINA

Lucia di Fatima, Gli Appelli del Messaggio di Fatima (Apelos da Mensagem de Fátima)

CONTEMPLAZIONE DEI MISTERI GAUDIOSI

Avendo visto come la preghiera del santo rosario o corona è l'orazione che Dio ha più raccomandato per tutti in generale mediante il Magistero della Chiesa e attraverso il Messaggio che ci ha inviato per mezzo di Nostra Signora, vediamo ora i misteri della nostra redenzione che questa preghiera ci stimola a ricordare e contemplare in ogni decina.

Per la maggior parte dei cristiani che vivono in mezzo all'atmosfera corrotta del mondo, diventa quasi inutile parlare della preghiera mentale. Si raccomanda perciò l'orazione vocale, collettiva e privata: l'orazione liturgica della santa Messa e la preghiera della corona.

Nel santo rosario o corona troviamo tutta la ricchezza delle verità di Dio, o meglio, la rivelazione di Dio agli uomini: dal mistero della Santissima Trinità, che Dio ci ha rivelato nell'Annunciazione dell'angelo san Gabriele a Maria; fino al mistero del Verbo fatto uomo, alla sua vita, passione morte, risurrezione e ascensione al Cielo, dove rimane vivo, sia alla destra del Padre, sia tra noi nella sua Chiesa, nei Sacramenti, nel tabernacolo dove rimane nelle ostie consacrate, sia nei fratelli che formano con noi il suo Corpo Mistico del quale tutti siamo membra vive e operanti.

Questa è la fede che traiamo dalla preghiera, ed è la preghiera che sostiene e aumenta la nostra fede. Percorrendo i misteri del rosario riceviamo la luce della verità e la forza della grazia per ben accogliere l'opera redentrice compiuta da Cristo e cooperare con essa.

1º Mistero: L'Annunciazione a Maria

Nella prima decina ricordiamo l'annunciazione dell'Angelo san Gabriele a Maria: «L'angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: "Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te". A queste parole ella rimase turbata e si domandava che senso avesse un tale saluto. L'angelo le disse: "Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine". Allora Maria disse all'angelo: "Come è possibile? Non conosco uomo". Le rispose l'angelo: "Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio"» (Lc 1,26-35).

In questo passo sacro Dio ci rivela come si realizzò l'incarnazione del Verbo Eterno; ci fa conoscere il mistero della Santissima Trinità, ossia il mistero di un solo Dio in tre Persone distinte: Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio.

Ci rivela la verginità e la purezza immacolata di Maria: Dio non volle come madre di suo figlio una donna qualsiasi, perché egli non poteva assumere una natura macchiata dal peccato. Perciò Dio fece Maria immacolata sin dal primo istante della sua vita, sin dal momento del suo concepimento; ed ella rimase sempre vergine, perché il figlio di Dio non poteva confondersi con nessun altro secondo la natura umana, cosa che sarebbe avvenuta se un altro fosse nato dalla stessa madre.

L'angelo disse a Maria che era piena di grazia: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te! Se Maria non fosse stata immacolata e tutta santa, l'angelo non avrebbe potuto dirle che era piena di grazia, perché avrebbe avuto la macchia del peccato.

«Il Signore è con te» — le dice l'angelo —, perché Maria è tutta soltanto di Dio e tutta solo per Dio. E pensare che Gesù ha condiviso con noi sua madre! Ci ha dato Maria come madre nell'ordine spirituale della grazia. Dono grande che Dio ci ha concesso!

E l'angelo continuò: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio». Sì, attrasse su di sé lo sguardo di Dio perché era vergine, pura, immacolata e perciò fu scelta per essere il primo tempio umano abitato dalla Santissima Trinità. Per i meriti del Verbo umano da cui riceviamo il perdono e la grazia, anche noi, se abbiamo la fortuna di possedere il dono della fede e di vivere senza peccato siamo templi viventi della Trinità da adorare che dimora in noi secondo i testi sacri. Infatti Gesù ha detto: «Se mi amate osserverete i miei comandamenti. Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi e sarà in voi» (Gv 14,15-17). E san Paolo ci avverte allo stesso modo: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi. Nessuno si illuda» (1 Cor 3,16-18). Gesù Cristo e l'Apostolo ci dicono qui che noi siamo i templi viventi di Dio e che è necessario conservare puro il nostro tempio, perché siamo la dimora di Dio e perché la vita di Dio risieda in noi e ci trasmetta l'immortalità.

Ave Maria!

2º Mistero: La visita di Nostra Signora a santa Elisabetta

Nella seconda decina del rosario ricordiamo la visita di Nostra Signora a sua cugina Elisabetta. Abbiamo lasciato nel primo mistero l'angelo in dialogo con Maria, il quale poi aggiunse: «"Vedi: anche Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia, ha concepito un figlio e questo è il sesto mese per lei, che tutti dicevano sterile: nulla è impossibile a Dio". Allora Maria disse: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto". E l'angelo partì da lei.

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? (...) Beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore"» (Lc 1,36-45).

Questo incontro di Nostra Signora con sua cugina Elisabetta ci mostra la grande fede e l'umiltà profonda di Maria. Si notano subito queste virtù dalla risposta che dà all'angelo quando questi le annuncia che è stata scelta come madre di Dio. Non si sente esaltata o elevata ad un livello superiore. Crede nelle parole dell'angelo; riconosce la sua piccolezza di fronte a Dio e si offre per servirlo in qualità di serva: «Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto».

Ed è sempre con lo sguardo rivolto alla misericordia del Signore che Maria risponde a sua cugina: «L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva» (Lc 1,46-48).

La Vergine Maria e santa Elisabetta intonano qui il più bel cantico di lode a Dio. Il fatto è che le loro labbra sono mosse dallo Spirito Santo. Oh, non è forse Maria il tempio vivo dell'adorabile Trinità!

Ave Maria!

3º Mistero: La nascita di Gesù Cristo

Nella terza decina del rosario ricordiamo la nascita di Gesù Cristo, il Dio fatto uomo. È l'opera prima dell'amore! Dio che scende dal cielo sulla terra per salvare le sue povere creature.

«Io sono il pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51) — dirà più tardi, nella Sinagoga di Cafarnao. Sì, è venuto dal cielo, si è fatto uomo abbracciando l'umile condizione della creatura! Egli, che è Dio, eterno come il Padre, uguale al Padre in potere, sapienza e amore! Nasce come uomo, ma è eterno come Dio! Mistero che l'apostolo san Giovanni così descrive: «In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità» (Gv 1,1.14).

Venne al mondo fatto uomo e si manifestò come luce. Luce che splende nelle tenebre: presente tra noi, oggi come allora, ma oggi ci occulta l'umanità; è presente con la sua parola e con le sue opere, con l'Eucaristia e con i Sacramenti, con la Chiesa e nella persona di ciascuno dei nostri fratelli. Egli dice: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12). Coloro che seguono Cristo, in Lui troveranno la luce e la vita.

Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando era governatore della Siria Quirino. Andavano tutti a farsi registrare, ciascuno nella sua città. Anche Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora, mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c'era posto per loro nell'albergo.

C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: "Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia". E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva: "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama".

Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: "Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere". Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro» (Lc 2,1-20).

Come san Luca racconta, i pastori videro e sentirono ciò che era stato detto loro, credettero e lodarono Dio. Allo stesso modo, noi dobbiamo ravvivare la nostra fede nella rivelazione che Dio qui ci fa, credere e dire: «Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo. Vi chiedo perdono per coloro che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano». E come Nostra Signora dobbiamo serbare tutte queste verità nel nostro cuore con fede, con speranza e con amore.

Ave Maria!

4º Mistero: La presentazione di Gesù al tempio

Nella quarta decina del rosario ricordiamo la presentazione di Gesù al tempio. San Luca ci descrive questo passo della vita di Cristo nei seguenti termini: «Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, come è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» (Lc 2,21-23).

La circoncisione, prescritta da Dio nella Legge Antica, fu sostituita dal Battesimo del quale era immagine, e che Gesù Cristo più tardi doveva istituire come sacramento per cancellare in noi la macchia del peccato originale, farci membri del suo Corpo Mistico e partecipi delle grazie della sua opera redentrice.

L'esempio della fedeltà all'osservanza della legge di Dio che Nostra Signora qui ci dà, ci deve muovere a seguire la stessa strada della fedeltà a Dio e alla sua Chiesa.

Nel compiere questo precetto di presentare il suo primogenito al tempio perché sia offerto al Signore, Maria compie al tempo stesso la missione che Dio le ha affidato di corredentrice del genere umano. Maria conosce le Sacre Scritture e da esse comprende che suo figlio è destinato ad essere vittima di espiazione per i peccati degli uomini e ostia della lode offerta a Dio.

Maria medita ciò che, al riguardo, ha profetizzato Isaia: «Chi avrebbe creduto alla nostra rivelazione? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per provare in lui diletto. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia, era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore» (Is 53,1-10).

Maria sa che tutta questa profezia si compirà nella persona di suo figlio; sa che è lui l'inviato di Dio per compiere l'opera della nostra redenzione. E, lungi dal volerlo sottrarre a tante pene e amarezze, lo prende tra le sue braccia dalla purezza immacolata, lo porta al tempio con le sue mani virginali e lo depone sull'altare affinché il sacerdote lo offra all'eterno Padre come vittima espiatoria e ostia di lode.

Qui, Maria non offre solo suo figlio, ma offre se stessa con Cristo, perché il suo corpo e il suo sangue Gesù lo aveva ricevuto da Maria; così Maria si offre in Cristo e con Cristo a Dio e perciò è corredentrice con Cristo dell'umanità.

In questo mistero della presentazione di Gesù, le mani pure di Maria sono la prima patena sulla quale Dio ha posto la prima Ostia; e questa patena l'ha presa il sacerdote di turno al tempio di Gerusalemme per elevarla sull'altare e offrirla al Padre come proprietà che gli è dovuta e offerta in cui egli si compiace in maniera assoluta. Abbiamo qui un'immagine, ma più tardi sarà la vera Messa, quando il sacrificio dell'espiazione si consumerà sul Calvario: Gesù, con le sue proprie mani, si offre al Padre per gli uomini sotto le specie consacrate del pane e del vino, dicendo ai sacerdoti della Nuova Alleanza: «Fate questo in memoria di me» (Lc 22,19), cioè offrite al Padre il mio sacrificio affinché sia rinnovato sull'altare per la salvezza del mondo. Perché «questo è il mio corpo che è dato per voi. (...) Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi» (Lc 22,19-20).

Ave Maria!

5º Mistero: La preghiera di Gesù nel tempio di Gerusalemme

Nella quinta decina del rosario ricordiamo l'andata di Gesù Cristo al tempio di Gerusalemme per prendere parte all'orazione collettiva del popolo di Dio. Così ci descrive san Luca questo passo della vita del Signore: «I suoi genitori si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono di nuovo secondo l'usanza; ma trascorsi i giorni della festa, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendolo nella carovana, fecero una giornata di viaggio, e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai dottori, mentre li ascoltava e li interrogava (...) e sua madre gli disse: "Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo". Ed egli rispose: "Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?"» (Lc 2,41-49).

La Santa Famiglia ci dà qui un grande esempio di vita cristiana. Non li trattiene la distanza, né la mancanza di mezzi di trasporto dall'andare al tempio di Gerusalemme e unire la loro preghiera a quella che il popolo di Dio offriva al Signore. Il tempio di Gerusalemme ricorda quei luoghi di culto che oggi, per noi, sono le nostre chiese, dove anche noi dobbiamo andare tutti insieme per offrire a Dio le nostre preghiere e le nostri lodi.

Nella risposta data a sua madre, Gesù Cristo ci dice che il tempio è la casa di Dio: «Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Così le chiese sono la casa del Padre nostro; perciò dobbiamo andarci con fede, con rispetto e con amore.

Andiamo alla casa del Padre nostro e là, uniti intorno alla stessa tavola, ci nutriamo dello stesso pane: il pane dell'Eucaristia, il pane della parola di Dio. A imitazione di Gesù Cristo dobbiamo ascoltare lì la parola di Dio che ci viene trasmessa dai suoi ministri, come allora era trasmessa dai dottori della legge al popolo di Dio.

Oggi i continuatori di questo popolo siamo noi; noi che abbiamo la fortuna di aver ricevuto il Battesimo e con esso il dono della fede e siamo stati inseriti nel Corpo Mistico di Cristo che è la Chiesa.

Ave Maria!

CONTEMPLAZIONE DEI MISTERI DOLOROSI

Dopo aver visto i passi della vita di Gesù che vengono ricordati nella prima parte del rosario, quella che chiamiamo «corona», vediamo ora la seconda parte, ossia la seconda corona del rosario.

6º Mistero: La preghiera di Gesù nell'Orto degli Ulivi

Nella sesta decina del rosario ricordiamo la preghiera di Gesù Cristo nell'Orto degli Ulivi.

Gli Evangelisti ci dicono che il Signore annunciò varie volte, durante la sua vita pubblica come avrebbe dovuto finire i suoi giorni e realizzare così l'opera della nostra Redenzione. Giunto il momento stabilito, dopo aver consumato l'ultima cena con i suoi discepoli durante la quale istituì il sacramento dell'Eucaristia per perpetuare la sua presenza reale tra noi, per prepararsi alla sua passione e morte imminente si diresse con essi in un luogo chiamato «Getsemani», e, giunto lì, disse loro: «"Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare". E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedeo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: "La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me". E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: "Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!". Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: "Così non siete stati capaci di vegliare un'ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione". (...) E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: "Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà"» (Mt 26,36-42).

Qui, come in tutti gli altri passi della sua vita, Gesù Cristo è per noi un modello che dobbiamo seguire e cercare di imitare. Pur essendo Dio e, come tale, avere a propria disposizione tutta la grazia e la forza, egli era anche vero uomo, e volle prepararsi nella preghiera per sottomettere la sua volontà umana alla volontà del Padre che aveva bisogno di lui come vittima espiatoria dei peccati dell'umanità.

La sofferenza, l'umiliazione e la morte ripugnano alla natura umana di Gesù Cristo come a tutti noi, perché sono il castigo del peccato che egli non ha commesso, ma ha voluto pagare per noi. Così, Gesù passò lungo tempo in preghiera, ripetendo: «"Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà". (...) In preda all'angoscia, pregava più intensamente; e il suo sudore diventò come gocce di sangue che cadevano a terra» (Lc 22,42-44).

Quando la sofferenza e l'angoscia pesano su di noi, ricordiamoci di Gesù Cristo nell'Orto degli Ulivi e come lui diciamo a Dio: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà». Anche quando la nostra afflizione è grande, pensiamo che quella di Gesù lo è stata di più, perché il suo volto si coprì di gocce di sangue che cadevano a terra.

Oh! se avessi potuto essere in quel momento accanto al Signore, per asciugargli il volto con un panno fino e conservare la reliquia del sangue del mio Dio! Ma ciò che allora non feci, voglio farlo oggi, perché, tutti i giorni, dal suo volto ferito, dalle sue mani e piedi trapassati, dal suo cuore aperto scorre il sangue della redenzione, presente nell'ostia e nel vino consacrati sull'altare del sacrificio; e io ho la fortuna di alimentarmi di questo Corpo e di questo Sangue.

Ave Maria!

7º Mistero: La cattura di Gesù

Nella settima decina del rosario ricordiamo la cattura di Gesù Cristo. Il Vangelo ci dice che Giuda, uno dei dodici che il Signore aveva scelto per seguirlo, istigato dal demone dell'avidità di danaro, s'impegnò, in cambio di trenta miserabili monete, a consegnare il Maestro nelle mani dei suoi nemici, che volevano impossessarsi di lui per dargli la morte.

Giuda, sapendo che Gesù aveva l'abitudine di ritirarsi nell'Orto degli Ulivi a pregare, lo lasciò nel cenacolo con gli altri discepoli e andò a comunicare ai Sommi Sacerdoti che era giunto il momento opportuno per impossessarsi del Maestro. Con la scorta che il Sommo Sacerdote fece preparare allo scopo, il traditore andò incontro al Signore nel Getsemani.

Intanto Gesù, «conoscendo tutto quello che gli doveva accadere», si alzò dalla preghiera e andò incontro ai suoi nemici. Arrivato accanto a loro, Giuda si fece avanti per salutare il Maestro con il bacio traditore. Era il segnale che aveva dato ai soldati per riconoscerlo: «È quello che io saluterò con un bacio; prendetelo, e legatelo bene!».

Allora Gesù «disse loro: "Chi cercate?". Gli risposero: "Gesù, il Nazareno". Disse loro Gesù: "Sono io!" (...) Appena disse "Sono io" indietreggiarono e caddero a terra. Domandò loro di nuovo: "Chi cercate?". Risposero: "Gesù, il Nazareno". Gesù replicò: "Vi ho detto che sono io. Se dunque cercate me, lasciate che questi se ne vadano". (Si riferiva agli apostoli che erano con lui). Perché s'adempisse la parola che egli aveva detto: "Non ho perduto nessuno di quelli che mi hai dato". (...) Allora il distaccamento con il comandante e le guardie dei Giudei afferrarono Gesù, lo legarono e lo condussero prima da Anna: egli era infatti suocero di Caifa, che era sommo sacerdote in quell'anno» (Gv 18,4-13). Poi, «Anna lo mandò legato a Caifa, sommo sacerdote» (Gv 18,24).

Il testo sacro ci dice che Gesù conosceva tutto quello che gli doveva accadere. Già prima lo aveva annunciato varie volte! Poteva approfittare di quel lungo tempo di preghiera per nascondersi, ma non lo fece; accettò di consegnarsi al martirio e alla morte, perché quella era la volontà del Padre.

Aveva preso la natura umana per poter così compiere la nostra Redenzione; lasciandosi immolare sull'alto della croce, ha potuto offrire al Padre una degna riparazione per i nostri peccati. Quegli animali puri, che venivano immolati nella Legge Antica come vittime di espiazione per i peccati del popolo di Dio, erano soltanto immagini di Cristo, l'unica vittima dai meriti infiniti capace di offrire una riparazione degna e pagare così le nostre iniquità.

Ave Maria!

8º Mistero: Gesù è flagellato e coronato di spine

Nell'ottava decina del rosario ricordiamo Cristo coronato di spine e frustato. Dopo che Gesù Cristo si consegnò nelle mani dei suoi nemici per essere la vittima immolata per i nostri peccati, venne condannato dal Sinedrio presieduto dal Sommo Sacerdote Caifa e portato al Pretorio del Governatore romano, Ponzio Pilato. Fu insultato, schernito, acclamato re per burla, incoronato di spine e flagellato. Racconta il Vangelo che Pilato, dopo aver riconosciuto l'innocenza di Gesù, lo consegnò per la flagellazione: «Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi» (Gv 19,1-3).

Prima di ordinarne la flagellazione Pilato chiese a Gesù se egli fosse re. Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo. (...) Io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,36-37). Questa risposta fu motivo per i soldati di burlarsi di lui come re.

I soldati lo lasciarono in uno stato pietoso. Pilato, vedendolo così e cercando ancora di salvarlo, lo portò nuovamente davanti al popolo confessando che Gesù era innocente: «"Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa". Ma quelli gridarono: "Via, via, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Metterò in croce il vostro re?". Risposero i sommi sacerdoti: "Non abbiamo altro re all'infuori di Cesare". Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso» (Gv 19,4.15-16).

Se un giorno Dio dovesse permettere di farci diventare vittime dell'ingiustizia degli uomini, guardiamo Gesù e seguiamolo con fede.

Ave Maria!

9º Mistero: Gesù porta la croce fino al Calvario

Nella nona decina del rosario ricordiamo Gesù Cristo con la croce sulla via del Calvario.

Dopo che Pilato ebbe consegnato Gesù per la crocifissione, i soldati lo costrinsero a percorrere il cammino del Calvario tra oltraggi e sarcasmi della popolazione in rivolta e portando sulle spalle la croce sulla quale doveva essere inchiodato. San Giovanni descrive questo passo con le seguenti parole: «Essi allora presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo del Cranio, detto in ebraico Golgota, dove lo crocifissero» (Gv 19,17-18).

Sull'esempio di Gesù Cristo che ha portato la croce del supplizio per noi, seguiamolo portando la nostra croce quotidiana con fede, con speranza e con amore.

Ave Maria!

10º Mistero: Gesù muore inchiodato sulla croce

Nella decima decina del rosario ricordiamo la morte di Gesù Cristo inchiodato sulla croce. Quando arrivò sulla cima del monte Calvario, condotto dalla soldatesca che lo aveva maltrattato, fu inchiodato sulla croce dove per varie ore soffrì e agonizzò finché spirò; erano le tre del pomeriggio.

San Giovanni così descrive questo finale della vita terrena del Signore: «Stavano presso la croce di Gesù sua madre. (...) Vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa.

Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: "Ho sete". Vi era lì un vaso pieno d'aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l'aceto, Gesù disse: "Tutto è compiuto!". E, chinato il capo, spirò» (Gv 19,25-30).

La morte di Gesù Cristo è la nostra vita perché egli è morto per darci la vita eterna. Qualche tempo prima aveva detto: «Offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,17-18).

Nella sua passione e morte si è compiuto alla lettera ciò che molti anni prima era stato detto dal profeta Isaia nei suoi confronti: «Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua sorte? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per l'iniquità del mio popolo fu percosso a morte. Perché ha consegnato se stesso alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i peccatori» (Is 53,7-8.12).

Per questo sulla croce Gesù Cristo chiese al Padre perdono per i suoi nemici: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).

Ave Maria!

CONTEMPLAZIONE DEI MISTERI GLORIOSI

Abbiamo visto i passi della vita di Gesù che abbiamo ricordato nelle prime due parti del rosario; ora vedremo quelli della terza parte, ossia della terza corona.

11º Mistero: La risurrezione di Gesù

Nell'undicesima decina del rosario ricordiamo la risurrezione di Gesù Cristo.

Alla fine della decima decina ci siamo soffermati su queste parole di Gesù: «Offro la mia vita per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio» (Gv 10,17-18). Espressione di questo stesso comandamento e del potere di dare la vita e poi di riprenderla sono i diversi annunci, fatti da Gesù ai suoi discepoli durante la sua vita pubblica, che sarebbe stato ucciso, come predetto negli oracoli profetici, ma al terzo giorno sarebbe risuscitato dai morti. Il primo di questi annunci Gesù lo fece subito dopo aver udito dalle labbra di Pietro la confessione di fede che lo riconosceva come «il Cristo Figlio del Dio vivente»; dice l'evangelista: «Da allora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei sommi sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risuscitare il terzo giorno» (Mt 16,21).

Nel Cenacolo aveva celebrato con gli apostoli la pasqua dell'Antica Alleanza e poi aveva istituito il sacro rito che avrebbe perpetuato la Nuova Alleanza. «E, dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi. Gesù disse loro: "Tutti rimarrete scandalizzati, poiché sta scritto: Percuoterò il pastore e le pecore saranno disperse. Ma, dopo la mia risurrezione, vi precederò in Galilea"» (Mc 14,26-28).

La verità della risurrezione del Signore si fonda su segni e indizi storici della più autentica veridicità. Primo, la previsione e l'annuncio dell'evento fatti da Gesù che avrebbero spinto i Giudei a mettere una guardia al sepolcro dove il suo cadavere era stato deposto; una volta compiuta la risurrezione rimane, a dimostrarla, il sepolcro vuoto e soprattutto i molti testimoni che lo vedono dopo che è risuscitato dai morti: mangiano a tavola con lui, toccano le piaghe delle sue mani e del costato, convivono con lui per quaranta giorni durante i quali Gesù risuscitato dà loro le istruzioni e i poteri necessari per la Chiesa. Sono così certi di questo che gli apostoli e molti discepoli daranno la propria vita in difesa della verità che affermano.

Il primo annuncio dell'avvenuta risurrezione è ricevuto dalle donne che, non avendo potuto la vigilia imbalsamare opportunamente il corpo del Signore, erano arrivate all'alba della domenica a rendergli l'ultimo omaggio; l'annuncio è dato loro dall'angelo che aveva rimosso la pietra del sepolcro. San Matteo ci racconta il fatto in questo modo: «Passato il sabato, all'alba del primo giorno della settimana, Maria di Magdala e l'altra Maria andarono a visitare il sepolcro. Ed ecco che vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve. Per lo spavento che ebbero di lui le guardie tremarono tramortite. Ma l'angelo disse alle donne: "Non abbiate paura, voi! So che cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. È risorto, come aveva detto; venite a vedere il luogo dove era deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l'ho detto". Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli. Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: "Salute a voi". Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: "Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno"» (Mt 28,1-10).

Nel Vangelo di san Marco abbiamo la narrazione del medesimo fatto: «Passato il sabato, Maria di Magdala, Maria di Giacomo e Salome comprarono oli aromatici per andare a imbalsamare Gesù. Di buon mattino, il primo giorno dopo il sabato, vennero al sepolcro al levar del sole. (...) Entrando nel sepolcro, videro un giovane, seduto sulla destra, vestito d'una veste bianca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto"» (Mc 16,1-7).

Ecco ora lo stesso annuncio della risurrezione alle donne nella penna di san Luca con alcuni suoi dettagli: «Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. (...) Il primo giorno dopo il sabato, di buon mattino, si recarono alla tomba, portando con sé gli aromi che avevano preparato. Trovarono la pietra rotolata via dal sepolcro; ma, entrate, non trovarono il corpo del Signore Gesù. Mentre erano ancora incerte, ecco due uomini apparire vicino a loro in vesti sfolgoranti. (...) Essi dissero loro: "Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea, dicendo che bisognava che il Figlio dell'uomo fosse consegnato in mano ai peccatori, che fosse crocifisso e risuscitasse il terzo giorno". Ed esse si ricordarono delle sue parole. E, tornate dal sepolcro, annunziarono tutto questo agli Undici e a tutti gli altri. Erano Maria di Magdala, Giovanna e Maria di Giacomo. Anche le altre che erano insieme lo raccontarono agli apostoli. Quelle parole parvero loro come un vaneggiamento e non credettero ad esse. Pietro tuttavia corse al sepolcro e chinatosi vide solo le bende. E tornò a casa pieno di stupore per l'accaduto» (Lc 23,55 — 24,12).

Il confronto fra i tre Vangeli ci mostra dettagli diversi propri di ciascuno. Non c'è da stupirsi! La stessa cosa avviene quando varie persone sono presenti ad un evento: il racconto che poi ne fanno contiene i particolari che più hanno colpito ciascuno; e persino quando la stessa persona racconta lo stesso avvenimento in diverse occasioni lo fa con particolari diversi, perché la nostra memoria non ha tutto presente nello stesso istante: ora ci ricorda alcuni particolari, ora altri. E i Vangeli sono nati dalla narrazione dei testimoni, fatta da costoro quando fondarono le comunità cristiane, narrazione che, dopo la loro partenza, è stata conservata nella memoria di quella comunità dove l'evangelista l'ha raccolta, naturalmente con i particolari che aveva in quel luogo. E questa è un'altra prova della veridicità dell'evento della risurrezione: non è stata una cosa studiata da narrare con precisione assoluta, sempre con le stesse parole, gli stessi punti e le stesse virgole, ma un evento di cui qualcuno fu testimone.

San Giovanni ci descrive l'apparizione di Gesù agli apostoli che si trovavano riuniti nel Cenacolo con le porte ben chiuse: «Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Detto questo, mostrò loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: "Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anch'io mando voi". Dopo aver detto questo, alitò su di loro e disse: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi"» (Gv 20,19-23).

Quel giorno, però, era assente l'apostolo san Tommaso, che si mostrò restio a credere a ciò che gli altri apostoli gli raccontavano. Otto giorni dopo, Gesù tornò a visitarli, «si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!"» (Gv 20,26-28).

Alcuni giorni dopo, alle prime luci dell'alba, i discepoli che avevano passato inutilmente la notte a pescare videro Gesù che dalla spiaggia domandava loro: «"Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. (...) Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un po' del pesce che avete preso or ora". (...) "Venite a mangiare". (...) Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce» (Gv 21,5-13).

Ma torniamo al giorno della risurrezione, per osservare il caso dei due discepoli di Emmaus che, estenuati e tristi per l'evento della passione e morte del Maestro, avevano deciso di tornare a casa. Avanzavano per la loro strada quando un viaggiatore — lo stesso Gesù, che essi non riconobbero — li raggiunse e si mise a parlare con loro perché voleva sapere cosa fosse avvenuto a Gerusalemme che, a quanto pareva, li riguardava. «Domandò: "Che cosa?". Gli risposero: "Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l'hanno crocifisso (...)". Ed egli disse loro: "(...) Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?". E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui. Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino". Egli entrò per rimanere con loro. Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero» (Lc 24,19-31).

Con questi fatti, e molti altri che la Sacra Scrittura ci riferisce, la realtà della risurrezione di Gesù è più che dimostrata. Non si tratta di una fantasia dell'immaginazione, e meno ancora di una suggestione collettiva, perché tali fatti avvennero con persone diverse, in varie occasioni e in circostanze diverse tra loro.

In essi Gesù Cristo si presenta com'è: uomo e Dio vero, che i discepoli toccano e verificano essere lo stesso che è stato crocifisso, perché fa vedere e toccare le cicatrici delle piaghe lasciate dai chiodi sulle mani e la ferita causata dalla lancia che gli trapassò il costato. Il Signore li invita così a sincerarsi della sua realtà, poiché vedano che egli ha carne ed ossa e conserva in sé i segni del martirio. Così parlò a Tommaso in presenza degli altri discepoli: «"Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!"» (Gv 20,27-28).

Nella spiaggia vicino al mare di Tiberiade Gesù si presenta ai discepoli come un compagno che va loro incontro per aiutarli e che indica loro il posto dove avrebbero trovato una pesca più abbondante. Intanto sulla spiaggia prepara un pasto: il pesce cotto sulle braci e il pane; egli stesso serve e distribuisce tutto, come un padre che prepara e serve il cibo ai suoi figli.

Con i discepoli di Emmaus, Gesù si presenta come un viandante abituale che segue lo stesso cammino, prende parte ai loro discorsi, dà chiarimenti sul destino del Messia, che pazientemente rivela e fa scoprire negli oracoli profetici delle Scritture. Accetta l'invito a pernottare e cena con loro. A tavola, compie dei gesti che rivelano la sua identità ai due, abituati com'erano a vederli fare dal Maestro: prende il pane, rende grazie, lo divide e lo distribuisce tra tutti. È con quel gesto che entrambi si rendono conto che il compagno di strada è il Signore.

Dunque, Gesù Cristo è risuscitato e la sua risurrezione è il principio della nostra risurrezione: «Chi crede ha la vita eterna. (...) e io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,47.54).

Ave Maria!

12º Mistero: L'ascensione di Gesù al Cielo

Nella dodicesima decina del Rosario ricordiamo l'ascensione di Gesù Cristo al Cielo.

Dopo la sua risurrezione, Gesù Cristo si trattenne con i suoi apostoli e discepoli ancora quaranta giorni, durante i quali visse con loro trattandoli familiarmente e annunciando la sua prossima ascesa al Cielo. Il Signore apparve a Maria Maddalena, una delle donne che andarono al sepolcro la mattina della risurrezione; quando lei si buttò ai suoi piedi quasi per trattenerlo, Gesù disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli e di' loro: Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro». (Gv 20,17).

L'evento dell'ascensione di Gesù al Cielo è riferito da san Marco con queste parole: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio» (Mc 16,19).

Nel Vangelo di san Luca l'ascensione di Gesù è descritta in questi termini: «Poi (dopo aver dato loro le ultime istruzioni) li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con grande gioia» (Lc 24,50-52). E nel libro degli Atti degli Apostoli lo stesso san Luca completa in altro modo la narrazione:

«Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre, "quella, disse, che voi avete udito da me". (...) "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra". Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo"» (At 1,4-11).

San Pietro, parlando alla folla dopo la discesa dello Spirito Santo, disse:

«Uomini di Giudea, e voi tutti che vi trovate a Gerusalemme, vi sia ben noto questo e fate attenzione alle mie parole. Mi sia lecito dirvi, riguardo al patriarca Davide, che egli morì e fu sepolto e la sua tomba è ancora oggi fra noi. Poiché però era profeta e sapeva che Dio gli aveva giurato solennemente di far sedere sul suo trono un suo discendente, previde la risurrezione di Cristo e ne parlò: "Questi non fu abbandonato negli inferi, né la sua carne vide corruzione". Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. Davide infatti non salì al cielo; tuttavia egli dice: "Disse il Signore al mio Signore: siedi alla mia destra, finché io ponga i tuoi nemici come sgabello ai tuoi piedi". Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!» (At 2,14.29-36).

Abbiamo così dimostrato la verità dell'ascensione di Gesù Cristo in Cielo, che non ammette dubbi. Per questo crediamo in essa e con la Chiesa confessiamo la nostra fede dicendo: «Il terzo giorno risuscitò da morte, salì al cielo, siede alla destra di Dio Padre onnipotente; di là verrà a giudicare i vivi e i morti» (Credo o Simbolo degli Apostoli).

Ave Maria!

13º Mistero: La discesa dello Spirito Santo

Nella tredicesima decina del rosario ricordiamo la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli.

Il libro degli Atti degli Apostoli ci narra come avvennero i fatti. Dopo l'ascensione del Signore in Cielo, i discepoli e gli Apostoli scesero dal monte degli Ulivi e vennero a Gerusalemme. «Entrati in città salirono al piano superiore dove abitavano. C'erano Pietro e Giovanni, Giacomo e Andrea, Filippo e Tommaso, Bartolomeo e Matteo, Giacomo di Alfeo e Simone lo Zelota e Giuda di Giacomo. Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù. Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro, ed essi furono pieni dello Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito Santo dava loro il potere d'esprimersi» (At 1,13-14; 2,1-4).

Durante l'Ultima Cena, Gesù Cristo parlò più volte dello Spirito Santo che avrebbe inviato insieme al Padre, quando vi fosse arrivato, affinché insegnasse loro tutta la verità, la cui ampiezza essi non erano ancora pronti ad afferrare. Diceva: «È bene per voi che io me ne vada, perché se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. (...) Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando però verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera, perché non parlerà da sé ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annunzierà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà del mio e ve l'annunzierà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà del mio e ve l'annunzierà» (Gv 16,7-15).

Come vediamo dall'uso della parola «Mio», esiste una totale comunione e scambio tra il Padre, Gesù Cristo e lo Spirito Consolatore. Gesù disse anche: «Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre» (Gv 16,28). In un'altra occasione affermò: «Non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato» (Gv 8,42), senza comunque mai separarsi perché come ha detto Gesù: «Io e il Padre siamo una sola cosa» (Gv 10,30).

Si era spogliato della gloria che aveva presso il Padre come Suo Figlio Unigenito ed era venuto al mondo facendosi uomo per opera dello Spirito Santo, come aveva spiegato l'angelo alla Vergine Madre: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35). Nelle azioni o iniziative di una delle persone della Santissima Trinità ci sono sempre le altre due.

È stato in nome di tutti e tre che Gesù ha inviato gli apostoli: «Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» (Mt 28,19).

Nella nostra fede proclamiamo Dio trino nelle Persone: «Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti» (Credo di Nicea-Costantinopoli).

Ave Maria!

14º Mistero: L'assunzione di Maria in Cielo

Nella quattordicesima decina del rosario ricordiamo l'assunzione di Maria, Madre di Dio, in Cielo.

La Chiesa, dopo aver studiato questo evento per molti anni, illuminata a causa dell'assistenza dello Spirito Santo, ha dichiarato dogma di fede «l'assunzione di Maria, Madre di Dio, in Cielo, in corpo e anima».

Preservata dal peccato originale al momento della sua concezione per un singolare privilegio di Dio, Maria è stata da lui esentata anche dalla pena che ha condannato il genere umano alla corruzione del sepolcro. «Polvere tu sei e in polvere tornerai» (Gn 3,19): questa è stata la sentenza proferita da Dio in conseguenza e come castigo del peccato di Adamo e Eva. Maria è stata esentata da questo peccato e perciò non ha subito la sua pena.

Ancor prima di pronunciare questa sentenza, Dio aveva dichiarato che sarebbe venuta una donna eccezionale per realizzare in lei e con lei lo scopo che si era proposto quando aveva creato l'uomo; Dio non poteva rimanere sconfitto nei suoi piani di creazione! Aveva creato l'uomo che aveva come destino la vita eterna: non poteva lasciarlo per sempre nella morte del peccato e della polvere della terra. Pensò allora a Maria, un'umile figlia della razza umana ma, per i singolari privilegi di cui Dio l'aveva investita, elevata al di sopra di ogni creatura, esentata dalla macchia del peccato originale; pensò a Maria, pura e immacolata, per assumere tramite lei la natura umana, che avrebbe preso per compiere l'opera della nostra redenzione. Il fatto è che Dio non poteva prendere per sé e unire alla natura divina una natura umana macchiata dal peccato.

Appena venne compiuto il primo peccato che condannò il genere umano, Dio, parlando al demonio che aveva assunto le sembianze di un serpente e aveva istigato al male i primi esseri umani, gli disse: «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3,15).

Questa donna predestinata da Dio a dare a Cristo la natura umana ed essere con Lui la corredentrice del genere umano — «Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe» — questa donna, dicevo, non poteva restare nelle tenebre della morte poiché non era incorsa nella sentenza di colpa. Perciò Maria è la primizia della redenzione operata da Cristo; e, per i meriti di Cristo, ella è stata elevata al Cielo in corpo e anima, dove vive e regna in Dio con il Figlio suo e il Padre eterno.

In verità, suo figlio Gesù, Dio e uomo vero, è la fonte della vita e mediante lui tutti dovremo risuscitare un giorno, perché Dio ci ha creati per la vita e non può lasciarci all'ombra della morte. Così si era presentato Gesù a Marta, a Betania: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà» (Gv 11,25), e dimostrò tutta la verità delle sue parole con la risurrezione di Lazzaro. E nel discorso del pane della vita a Cafarnao disse: «Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno» (Gv 6,40).

Ma il risultato finale dipende dalla nostra fede e dalla nostra adesione a Cristo. «In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita! (...) Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene, per una risurrezione di vita e quanti fecero il male, per una risurrezione di condanna» (Gv 5,24-29).

Così noi crediamo e speriamo; e con la Chiesa cantiamo: «Assumpta est Maria in Caelum!».

Ave Maria!

15º Mistero: L'incoronazione della Madonna in Cielo

Nella quindicesima decina del rosario ricordiamo l'incoronazione della Madonna in Cielo come Regina degli Angeli e dei Santi.

Dio è l'unico re, il cui regno non ha fine.

Quando Pilato chiese a Gesù se egli era re, il Signore rispose: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù. (...) Io sono Re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce» (Gv 18,36-37).

Il Regno di Gesù è il Regno della verità. E anche se Pilato non volle aspettare la risposta alla domanda che egli stesso aveva fatto su ciò che è la verità, riconobbe almeno l'accusa di pretendere la regalità che i Giudei avevano posto contro Gesù; infatti Pilato fece scrivere e affiggere sulla croce una targa con queste parole: «Gesù il Nazareno, il re dei Giudei» (Gv 19,19).

Gesù ci ha parlato molte volte del Regno di Dio. A proposito del momento della sua irruzione nel tempo dice: «La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi» (Lc 16,16). Ma non tutti lo erediteranno: «Il Figlio dell'uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro» (Mt 13,41-43).

L'angelo, quando annunciò a Maria l'incarnazione del Verbo divino, le disse: «Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell'Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine» (Lc 1,31-33). Dio è l'unico re eterno; il Figlio si fa uomo e nasce per riaprire all'umanità l'accesso al regno eterno di Dio: «Io sono Re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo» (Gv 18,37), e il suo regno non avrà fine.

Nel generare il Figlio dell'Altissimo, re eterno con il Padre e lo Spirito Santo, Maria è la vera Madre di Dio e sposa dello Spirito Santo, avendolo concepito con il suo intervento: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell'Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio» (Lc 1,35).

Così Maria, nella sua qualità di Madre di Dio e sposa dello Spirito Santo, è quasi di diritto, possiamo dire, regina. Perciò Dio non può non elevarla al Cielo in corpo e anima, dove sarà incoronata Regina degli Angeli e dei Santi.

Nell'Apocalisse san Giovanni ci dice di aver visto in Cielo «una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di dodici stelle» (Ap 12,1). Noi crediamo che Maria sia questa donna incoronata da Dio.

La Chiesa celebra la festa della beata Vergine Maria Regina il 22 agosto. Insieme alla Chiesa, veneriamola e proclamiamola Regina del cielo e della terra! Ogni giorno la salutiamo, la invochiamo e la cantiamo con queste parole: «Salve Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve!».

Ave Maria!