Aprile 1.
"Il quinto giorno Dio creò i pesci del mare...". La quinta virtù che si riferisce a
questo giorno della creazione è la pratica della
vita attiva... In essa l'uomo attivo percorre, come
il pesce, le vie del mare di questo mondo,
per poter assistere il prossimo sofferente nelle
sue necessità.
2. Il mondo è sempre in movimento: nessun
riposo è concesso agli elementi che
lo compongono. Allo stesso modo, i mondani
non hanno mai posa dalla loro agitazione, nelle
loro preoccupazioni per le cose terrene.
3. Veri uomini,
cioè facenti uso della ragione,
sono quelli che si sottomettono alla
fatica dell'apostolato, si espongono ai rischi
per il bene del prossimo, con la parola e l'esempio
predicano la vita eterna e sono vigilanti
su se stessi e sulle anime loro affidate.
4. Le virtù sono chiamate giustamente
"sostanza",
perché sono il sostegno dell'uomo
e fanno sì ch'egli non cada e non si distacchi
dalle cose eterne. E per essere in grado di
conservare le virtù, è necessario che il giusto,
come Tobia, se ne fugga con moglie e figlio e
viva nascosto e nudo, cioè privo di tutto.
5. Sai dove trovare la bellezza della tua anima?
Nell'amore del prossimo, che devi
confortare, con l'elemosina dell'amore, nel
corpo e nello spirito.
6. Come il ladro veglia di notte e ruba dalla
casa di chi dorme, asportando le cose con
una verga sulla cui punta c'è un uncino, così
Cristo con la verga della sua umanità e con
l'uncino della sua croce ruba le anime al diavolo.
Infatti ha detto: "Quando sarò elevato
da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32).
7. L'angelo disse alle donne:
"Voi cercate
Gesù nazareno, crocifisso: è risorto, non è qui.
Ecco il luogo dove lo hanno deposto...".
È scomparsa l'amara radice della croce, è sbocciato
il fiore della vita con i suoi frutti. Chi
giaceva nella morte è risorto nella gloria. Al
mattino è risorto, chi alla sera era stato sepolto,
affinché si adempisse la parola del salmo: "Alla sera perdura il pianto, ma al mattino ecco
la gioia" (Sal 29,6).
8. Cresci e sviluppati verso l'alto; non come
la rapa che s'ingrossa dentro e sotto la terra,
ma come la palma che si slancia in altezza.
Devi essere come le rondini, che non prendono
cibo standosene ferme a terra, ma beccano
gli insetti sfrecciando nell'aria.
9.
"Ecco il tuo re che viene a te", vale a dire per
la tua salvezza; "che viene mite", per essere
accolto. Non viene con potenza e splendore,
per essere temuto, ma umile povero, "seduto su
un asino", per essere amato. Viene "Giusto e Salvatore".
10. Gesù Cristo, con gli occhi della sua misericordia,
guardò fissamente il genere umano malato,
e questo fu il segno della nostra salvezza;
si avvicinò a noi, prese su di sé la nostra
infermità, salì sulla croce e lì, nel fuoco ardente
della sua passione, consumò e distrusse i nostri peccati.
11. Chi si affanna dietro le ricchezze e gli
onori di questo mondo, diventa casa del diavolo,
mentre era destinato ad essere tempio di Dio.
12.
"Cantate al Signore un canto nuovo".
Tutte le scienze mondane e lucrative sono
il canto vecchio, il canto di Babilonia. Solo
la teologia, la scienza di Dio, è il canto nuovo,
che risuona soavemente agli orecchi di Dio e rinnova lo spirito.
13. Paradiso terrestre e terra di benedizione è il Signore:
ogni bene che avremo seminato
nel suo nome e nella sua parola, produrrà il centuplo.
14. Gesù risorto ha salutato i discepoli dicendo
per ben tre volte: "Pace, pace, pace". Ha
messo pace tra l'uomo e Dio versando il suo
sangue; tra l'uomo e l'angelo elevando la natura
umana al di sopra degli angeli; tra uomo e
uomo facendo di due popoli un popolo solo:
ebrei e pagani, un solo popolo di Dio.
15. Il torpore della negligenza è sentina di
tutti i vizi. L'accidia non ci lascia salire
verso le altezze, ma vuole sempre camminare
per vie comode.
16. Dall'inerzia e dalla tiepidezza nasce la
concupiscenza della carne, e i cattivi pensieri
imperversano. Come dice sant'Isidoro: "Più petulante brucia la libidine quando la
scintilla si appicca a un ozioso".
17. Credere vuol dire
"dare il cuore" (dal latino
credo, cor do). "Figlio mio - dice Gesù -, dammi
il tuo cuore!" (cf. Pro 23,26). Chi
dà il cuore dà tutto. Perciò crede colui che con
la devozione del suo cuore si sottomette totalmente a Dio.
Invece chi non crede, non dà il
cuore a Dio, e se non lo dà a Dio, necessariamente
lo darà al diavolo o alla carne o al mondo.
E chi avrà fatto questo "sarà condannato".
18. Se si gode sempre della protezione di
Dio, si comincia a crederla meno necessaria.
Ecco perché conviene che talvolta ci sia
sottratta: per mostrarci che senza di essa siamo un nulla.
19. I mattoni si solidificano al fuoco: allo
stesso modo l'anima debole e fiacca viene
rassodata al fuoco della tribolazione, affinché
non si sgretoli e si sbricioli nell'amore delle cose
mondane. Dice Salomone: "Ciò che fa la
fornace all'oro, la lima al ferro e la trebbia al
grano, la stessa cosa fa la tribolazione al giusto" (Sap 3,6).
20.
"Non meravigliatevi se il mondo vi odia" (1Gv 3,13).
Chi ama la terra, come può
amare i cittadini del cielo? A ben guardare, i
peccatori odiano se stessi, in quanto cercano
il proprio male; e chi è cattivo con se stesso,
può mai essere buono con gli altri?
21. Non v'è angoscia paragonabile a quella
dell'uomo giusto bersagliato dalla tentazione.
La tentazione, cioè l'attrattiva del peccato,
non vi sorprenda, o figli della luce, cioè
non induca la vostra volontà, la vostra coscienza al consenso.
22. Vento rapinoso che si scatena dal deserto è
la repentina incursione del diavolo, che
talvolta irrompe improvvisa e così violenta, da
scuotere fino alle fondamenta l'anima dell'uomo giusto,
e in certi casi ahimè facendolo cadere
in peccato grave.
23. Lo scorpione è figura del diavolo che,
mentre blandisce, lusinga con la suggestione,
e alla fine colpisce con i due pungiglioni
della coda: infatti nella vita presente avvelena
con il peccato il corpo e l'anima, e poi in
quella futura manda entrambi all'eterna punizione.
Beato colui che nel compiere le sue
opere è sempre guidato dalla retta intenzione,
contro la quale il diavolo non è in grado di agire.
24. Leale è Dio e verace nelle sue promesse: egli
non permette che voi, tribolati per
lui, siate tentati al di sopra delle vostre forze.
Egli, che dà al tentatore licenza, dà al tentato
misericordia: vi concederà un aumento di forza,
affinché non siate sconfitti, ma vincitori.
25.
"Liberati dal peccato, fatti servi di Dio,
avete il vostro frutto che vi porta alla santificazione,
e come destino avete la vita eterna" (Rm 6,22).
L'uscita dal vizio prepara l'ingresso
delle virtù... La liberazione dal peccato
porta al servizio di Dio, il servizio di Dio porta
alla santificazione, la santificazione della vita
presente conquista la vita eterna.
26. Quando un'anima comincia a vivere seriamente
il vangelo, nel suo cuore scoppia la tempesta:
l'orgoglio cerca di gonfiarla,
l'ambizione si precipita a farla uscire dai suoi
limiti, si addensa come nuvolaglia la tempesta,
la agitano pensieri vani, spumeggiano lussuria e golosità.
27. Solo il Signore può dire
"basta" all'amarezza
della persecuzione e della tentazione diabolica.
Egli, secondo la sua volontà, permette
che le tentazioni vengano, si allontanino
o cessino del tutto. Alla presenza della
misericordia di Gesù Cristo, la prova ha termine.
Perciò quando siamo tentati dal diavolo,
dobbiamo con mente devota dire: Nel nome
di Gesù, io ti comando, o spirito maligno,
di andartene da me.
28. Ora della tentazione è la prossimità della
morte, quando il diavolo s'impegna con
tutti i mezzi a tentare l'uomo e a pervertire
tutti i suoi sentimenti: è quello il momento
decisivo in cui irreparabilmente conquista o
perde la nostra anima. Soprattutto ci tenta di
incredulità, affinché non crediamo e non riceviamo
i sacramenti della chiesa, e vuole precipitarci
nella disperazione, affinché non riponiamo
la nostra speranza nella misericordia divina.
29. Nella scuola della vita terrena si pongono
diverse questioni: chi è tanto abile da poterle
risolvere tutte? Tante le tentazioni quanti
sono i problemi; e non v'è maniera più saggia
di vincerle, che il disprezzarle.
30. L'anima pentita è, davanti a Dio, come
un novello paradiso terrestre. Quale più
grande felicità e giocondità per la nostra anima,
che il trovarsi alla presenza di colui, col
quale e nel quale tutto ciò che si vede in questo
mondo è nulla, e tutto ciò che sembra abbondanza è
miseria?
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