Il Santo Rosario
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Maggio

1. Una donna alzò la voce di mezzo alla folla e disse: "Beato il grembo che ti ha portato e il seno dal quale hai succhiato il latte!". Beato è come dire bene auctus, riccamente fornito. Beato è colui che ha tutto ciò che vuole, e non vuole nulla di male. Beato è colui che vede realizzarsi tutti i suoi desideri. Beato quindi il grembo della gloriosa Vergine Maria, che meritò di portare per nove mesi tutto il Bene, il sommo Bene, la beatitudine degli angeli e la riconciliazione dei peccatori.

2. L'umiltà è il fondamento e la custode di tutte le virtù... Se tu ti metti all'ultimo posto dell'umiltà, tu conservi il timor di Dio, mantieni la fede in lui, e pratichi in modo perfetto il precetto della carità.

3. Memori della propria viltà e della futura decomposizione, i penitenti si scrollano di dosso la gloria di questo mondo.

4. Dopo che l'umiltà se n'è andata dal cuore, vi irrompono i desideri mondani e, come lupi con gli agnelli, vi annientano i buoni pensieri e le buone aspirazioni.

5. "Ninive con le sue acque e le sue fontane è come una pozzanghera..." (Na 2,9). Ninive si interpreta "seducente", e raffigura il mondo, bello di una bellezza falsa. Le sue acque, cioè le ricchezze e i piaceri, sono come le pozzanghere che d'estate si prosciugano. Quando infatti arriva la fiamma della morte, le ricchezze e i piaceri svaniscono. "Alla morte di un uomo si rivelano le sue opere" (Eccli 11,27).

6. Se discendi nell'umiltà, i sensi ti obbediranno: a cuore umile, corpo sottomesso, perché dall'umiltà sgorga l'obbedienza. O umiltà! Se hai fatto sì che la Divinità s'incarnasse nel grembo di una Vergine poverella, cosa c'è di così alto che tu non possa umiliare?

7. Dall'umiltà interiore procede la limpidezza della coscienza, dalla quale nasce il gaudio nello Spirito Santo.

8. La Vergine Maria, mentre era quaggiù nella chiesa militante, possedette e praticò le virtù di tutti i giusti. È scritto infatti: "In me ogni grazia di via e di verità, in me ogni speranza di vita e di virtù" (Eccli 24,25). Ebbe anche un'immensa pietà per i penitenti; infatti disse: "Non hanno più vino", come per dire: Riversa, o Figlio, sui penitenti la grazia del tuo amore, perché non hanno il vino della compunzione.

9. "Un grande segno apparve nel cielo: una donna vestita di sole!". Questa donna è anzitutto figura della chiesa. Ma in essa noi vediamo raffigurata anche la Vergine Maria.
Nostra Signora, unica speranza, illumina la nostra mente con lo splendore della tua grazia, purificala con il candore della tua purezza, riscaldala con il calore della tua presenza. Riconcilia tutti noi con il tuo figlio Gesù.

10. I raggi del sole rivelano il pulviscolo dell'aria: allo stesso modo i nostri difetti appaiono nella luce che si sprigiona dalla vita dei santi. Per quale motivo noi, ciechi volontari, non scorgiamo i nostri difetti, se non perché trascuriamo di guardare alla vita dei santi?

11. Quanto più profonda è nel cuore la radice d'umiltà, tanto più in alto salirà la perfezione delle tue opere.

12. Il giusto, fin che vive quaggiù, si stima da meno di quello che è. Egli nelle lotte della vita trova costanza nell'umiltà, che è madre della pura semplicità.

13. Maria, nel concepimento del Figlio, divenne "arcobaleno splendente". L'arcobaleno si forma con il sole che entra in una nube. Il Figlio di Dio, sole di giustizia, entrò nella nube, cioè nel seno della Vergine gloriosa, e questa diventò quasi un arcobaleno, segno dell'alleanza, della pace e della riconciliazione, tra le nubi della gloria, cioè tra Dio e i peccatori.

14. L'orto, in qualunque stagione, produce sempre qualcosa. Mentre gli altri terreni producono di solito una sola volta all'anno, l'orto non è mai senza frutti. Così l'anima del giusto produce continuamente, e non la trovi mai senza qualche buon frutto. E ad essa discende, raggiante di grazia, il Diletto, il Figlio di Dio, che nella sua purezza trova il suo riposo.

15. Chi si è convenito veramente, è assai timoroso. Per la triste esperienza fatta, teme che sotto ogni esca si nasconda l'amo; teme perché dubita di non avere nel cuore tanta vivezza di pentimento e tanto slancio di amore, da potere senza rischio esporsi alla tentazione e alle occasioni di peccato. E io, per mio conto, consiglio colui che sa di trovarsi in simile stato, di temere e fuggire i luoghi e le persone che lo possano mettere in pericolo.

16. Con la preghiera purifichiamo il cuore dai pensieri cattivi e con il digiuno freniamo l'arroganza della carne. Coltiva l'umiltà del cuore, perché la preghiera dell'umile penetra le nubi, e non si ferma finché non ha conseguito ciò che domanda.

17. Non bisogna voltarsi a destra o a sinistra, ma camminare per la Via Regia, avendo davanti a sé soltanto se stesso. Tu non guardare la vita e il comportamento di questo e di quell'altro, perché se fermi lo sguardo in altri che non sia Dio e te stesso, corri pericolo di perderti. Non voltarti, dunque, ma tieni fisso il volto alla celeste Gerusalemme, alla quale sei incamminato: custodisci in cuore questa speranza, e sarai sempre amico di Dio.

18. Quando vivevi nella colpa, il tuo cuore era avvolto nelle tenebre: tutto in esso era confusione, ignoranza di Dio e della propria fragilità, incoscienza del valore morale di certe azioni.

19. Dove c'è disordine, bisogna portare la luce, e abituarsi a distinguere ciò che è mondo da ciò che è immondo, la malattia dalla sanità, il vile dal prezioso, il chiaro dall'oscuro, la virtù dal vizio. E questo si ottiene riflettendo su quale è il fine di tutte le cose e di ogni nostra singola azione.

20. Gesù ha affermato che il suo "giogo, cioè il servizio di Dio, è soave"; ma soltanto l'anima che, vivendo alla presenza di Dio, teme con affetto filiale di recargli offesa, ne gusta tutta la dolcezza.

21. Il timore di Dio ci rende diffidenti di noi stessi, delle nostre deboli forze, e ci incita a essere cauti contro i pericoli di ricaduta: pericoli possibili per tutti, ma molto probabili per i principianti.

22. Della bellezza della Madre sua, Maria, il Figlio stesso dice: "Tu sei bella, amica mia, soave e leggiadra come Gerusalemme" (Ct 6,4). Bella per l'umiltà, amica per la carità, soave per la contemplazione, leggiadra per la verginità, come la Gerusalemme celeste nella quale abita Dio. E la Vergine è la sua abitazione, poiché sta scritto: "Chi mi ha creata, riposò nella mia tenda" (Eccli 24,13), cioè nel mio grembo.

23. Dove regna il torpore della pigrizia, crescono le erbe pungenti dei cattivi pensieri. Per questo l'anima, simile a un campo, deve essere seminata con la semente della predicazione, vi si devono piantare gli alberi delle virtù, devono verdeggiarvi i pascoli delle speranze celesti, deve essere allietata dai fiori più vari con l'imitazione degli esempi dei santi.

24. Sisara, ucciso da una donna, Giaele, è figura del diavolo. Il suo nome significa "esclusione dalla gloria"; infatti l'eterno nemico tenta sempre di privare gli uomini della salvezza eterna. Questo nemico fu ucciso dalla verginità di Maria e dalla passione del suo Figlio: dalla loro potenza fu privato dei suoi nefasti poteri. Ben a ragione quindi si può dire di Maria ciò che la Scrittura dice di Giaele: sei benedetta fra tutte e sopra tutte le donne, tu che hai portato lo sgomento e lo scompiglio nella casa del diavolo, che hai troncato la testa del tiranno e ci hai riportato la pace.

25. Lode e gloria a te, o Vergine beata, che oggi ci hai colmati di bontà, dandoci il Figlio tuo. Prima eravamo vuoti, ed eccoci ricolmi; eravamo infermi, ed eccoci risanati; eravamo maledetti, e ora siamo benedetti. Ecco la bontà, ecco il Paradiso: il Figlio tuo!

26. L'uomo giusto è ammirabile nella chiara conoscenza che ha del proprio cuore e nell'assiduo controllo della sua coscienza; consigliere nelle necessità spirituali e corporali del prossimo; forte nel resistere alle tentazioni; padre del mondo futuro nella predicazione della parola e dell'esempio; principe della pace nella serenità dello spirito e del corpo.

27. Come l'uragano sradica l'albero, così la superbia strappa l'uomo da Dio. Non c'è da meravigliarsi: superbia vuol dire andar sopra, umiltà significa curvarsi a terra.

28. Il superbo vuol salire mentre Dio discende: c'è qualcosa di più contrastante e opposto? L'uno va in su, l'altro discende. Come la radice è vita dell'albero, così l'umiltà è vita dell'uomo. Quale sventura, quando l'anima nostra viene sradicata dall'uragano della superbia: perché Dio sopra tutte le cose detesta l'orgoglio.

29. La sapienza mondana insegna a cercare i più alti onori, a godere nelle vanità dell'esistenza terrena, a rendere male per male, a non cedere quando si può resistere. È una sapienza piena di orgoglio, di vanità, d'inganno.

30. O felice quell'anima, in cui splende la bellezza di una coscienza serena e la confidenza d'una vita santa e la giocondità dell'amore fraterno.

31. Ti preghiamo, santa Vergine Maria, nostra Signora, nostra speranza. Tu che sei la stella del mare, brilla su di noi sbattuti dalle tempeste di questo mare del mondo e guidaci al porto. Nel momento del nostro "passaggio" difendici con la tua presenza consolatrice, affinché senza timore possiamo uscire dal carcere del corpo e meritiamo di salire lieti al gaudio infinito.