Dio
Somma Teologica I, q. 7
L'infinità di Dio
Dopo aver esaminato la perfezione di Dio, dobbiamo considerare
la sua infinità e la sua presenza nelle cose, giacché si attribuisce
a Dio di essere dovunque ed in tutte le cose, in quanto che è illimitato
ed infinito.
Sul primo argomento poniamo quattro quesiti: 1. Se Dio sia infinito; 2. Se
oltre Dio qualche cosa sia infinita secondo l'essenza; 3. Se può
esserci qualche cosa d'infinito in estensione; 4. Se ci possa
essere nella realtà una moltitudine infinita di cose.
ARTICOLO
1
Se Dio sia infinito
SEMBRA che Dio non sia infinito. Infatti:
1. Ogni infinito è imperfetto, perché racchiude l'idea di parte e di
materia, come dice Aristotele. Ma Dio è perfettissimo. Dunque non è
infinito.
2. Secondo Aristotele, finito ed
infinito si dicono della quantità.
Ma in Dio non c'è quantità, perché non è corpo, come si è visto
sopra. Dunque non gli compete l'infinità.
3. Una cosa che è talmente qui da non essere altrove, è limitata
quanto al luogo: perciò anche ciò che è talmente questo da non essere
altro, è limitato quanto a natura. Ora, Dio è questa cosa e non
è un'altra cosa: infatti, non è pietra, né legno. Dunque Dio non è
infinito nella sua essenza.
IN
CONTRARIO: Scrive il Damasceno che "Dio è infinito, eterno e
incircoscrittibile".
RISPONDO: Tutti i filosofi più antichi, come dice Aristotele, attribuiscono
l'infinità al primo principio, osservando, e con ragione,
che le cose emanano senza fine da questo principio. Ma siccome alcuni
errarono intorno alla natura del primo principio, conseguentemente
errarono anche intorno alla sua infinità. Ritenendo infatti
che il primo principio fosse materia, logicamente gli attribuirono un'infinità materiale, affermando che il primo principio delle cose
era un corpo infinito.
Bisogna dunque riflettere che infinita si dice una cosa perché non
è finita (limitata). Ora, in certa maniera la materia viene ad esser
limitata dalla forma, e la forma dalla materia. La materia è limitata
dalla forma in quanto che la materia, prima di ricevere la
forma, è in potenza a molte forme; ma dal momento che ne riceve
una, da quella viene delimitata. La forma poi è limitata dalla materia
per questo che la forma, in sé considerata, è comune a molte
cose; ma dacché è ricevuta nella materia, diventa forma soltanto
di una data cosa. - Se non che, la materia riceve la sua perfezione
dalla forma che la determina: e perciò l'infinito attribuito alla materia
racchiude l'idea di imperfezione; perché è come una materia
senza forma. La forma invece non viene perfezionata dalla materia,
ma ne riceve piuttosto la restrizione della sua ampiezza illimitata;
quindi l'infinito che si attribuisce alla forma non delimitata dalla
materia importa essenzialmente perfezione.
Ora, come abbiamo già visto, l'essere stesso tra tutte le cose è
quanto di più formale si possa trovare. Quindi, siccome l'essere divino
non è ricevuto in un soggetto, ma Dio stesso è il suo proprio
essere sussistente, come si è sopra dimostrato, resta provato chiaramente
che Dio è infinito e perfetto.
SOLUZIONE DELLE
DIFFICOLTÀ: 1. Ciò vale anche come risposta alla prima
difficoltà.
2. La delimitazione è per la quantità una specie di forma; e se
ne ha un segno in questo, che la figura, la quale consiste nella delimitazione
della quantità, è una certa determinazione specifica nell'ordine
della quantità. Quindi, l'infinito che compete alla quantità,
è un infinito di ordine materiale, e tale infinito non si attribuisce
a Dio, come si è detto.
3. Per il fatto stesso che l'essere di Dio è per sé sussistente senza
altro soggetto, ottenendo così l'attributo di infinito, si distingue da
tutte le altre cose, e tutte le altre cose da lui si escludono; come se
esistesse la bianchezza sussistente, per il solo fatto di non essere in
un altro, differirebbe da ogni altra bianchezza che abbia un soggetto.
ARTICOLO
2
Se qualche altra cosa oltre Dio possa essere infinita per essenza
SEMBRA che qualche altra cosa oltre Dio possa essere infinita per
essenza. Infatti:
1. La potenza
attiva di un essere è proporzionata alla sua essenza.
Se dunque l'essenza di Dio è infinita, necessariamente anche la sua
potenza è infinita. Può dunque produrre un effetto infinito, giacché
la grandezza della potenza si conosce dall'effetto.
2. Tutto ciò che ha una capacità infinita ha un'essenza infinita.
Ma l'intelletto creato ha una capacità infinita; perché apprende
l'universale, il quale può estendersi a un numero infinito di singolari.
Dunque ogni sostanza intellettuale creata è infinita.
3. La materia prima è cosa distinta da Dio, come sopra abbiamo
dimostrato. Ma la materia prima è infinita. Dunque oltre Dio vi può
essere un altro infinito.
IN CONTRARIO: Secondo Aristotele l'infinito non può derivare da
causa alcuna. Ora, tutto ciò che esiste, eccetto Dio, viene da Dio
come da causa prima. Dunque niente oltre Dio può essere infinito.
RISPONDO: Oltre Dio ci può essere qualche cosa
d'infinito in senso
relativo, ma non in senso pieno e assoluto. Difatti, se parliamo dell'infinità
che compete alla materia, è chiaro che ogni esistente in
atto ha la sua forma; e così la sua materia è determinata dalla
forma. Ma siccome la materia, pur determinata da una forma sostanziale,
rimane in potenza a molte altre forme accidentali; una
cosa che è sostanzialmente finita, può esser infinita in senso relativo:
p. es., un tronco di legno per la sua forma sostanziale è indubbiamente
finito, ma tuttavia, è relativamente infinito in quanto è in potenza
a (prendere, sotto le mani dell'artista) innumerevoli figure.
Se poi parliamo dell'infinità che appartiene alla forma, allora è
chiaro che quelle cose, le cui forme sono unite alla materia, sono
sostanzialmente finite, e in nessun modo infinite. Se poi vi sono delle
forme create non unite alla materia, ma per sé sussistenti, come
alcuni opinano degli angeli, saranno sì infinite in un senso relativo,
in quanto che tali forme non sono limitate né coartate da materia
alcuna; ma siccome una forma creata così sussistente possiede
l'essere, ma non è il suo essere, è necessario che il suo essere
venga ricevuto e sia ristretto entro i limiti di una determinata natura.
Perciò non può essere infinito in senso assoluto.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. È contrario al concetto di cosa creata
che la sua essenza sia il suo stesso essere, perché l'essere sussistente
non è un essere creato: perciò è contro l'idea stessa di cosa creata
l'essere infinita in modo assoluto. Quindi, come Dio, nonostante
abbia una potenza infinita, tuttavia non può creare qualche cosa
d'increato (il che sarebbe far coesistere cose contraddittorie), così
non può creare cosa alcuna che sia assolutamente infinita.
2. Il fatto stesso che la capacità dell'intelletto si estende in qualche
modo all'infinito deriva da questo, che l'intelletto è una forma
non immersa nella materia, ma o totalmente separata, come sono le
nature angeliche; o per lo meno è una facoltà intellettiva, che non
è atto d'un organo materiale, come nel caso dell'anima intellettiva
congiunta al corpo.
3. La materia prima, propriamente, non esiste nella realtà per se
stessa, non essendo ente in atto, ma solo in potenza: quindi è qualche
cosa di concreato piuttosto che di creato. Pur nondimeno la
materia prima, anche secondo la potenza, non è infinita in senso
assoluto, ma in un senso relativo, perché la sua potenzialità non
si estende che alle sole forme corporee.
ARTICOLO
3
Se si possa dare un infinito attuale in estensione
SEMBRA che si possa dare un infinito attuale in estensione. Infatti:
1. Nelle matematiche non c'è falsità, perché
"l'astrazione non è
un mendacio", come dice Aristotele. Ora, le matematiche usano
dell'infinito in estensione; dice infatti il geometra nelle sue
dimostrazioni: sia tale linea infinita. Dunque non è impossibile che
si dia un infinito in estensione.
2. Ciò che non è contro la natura di un oggetto, non è impossibile
che gli convenga. Ora, l'infinito non è contro la natura dell'estensione: ché
anzi finito ed infinito sembrano essere denominazioni proprie
della quantità. Dunque non ripugna un'estensione infinita.
3. L'estensione è divisibile all'infinito: così, infatti, si definisce
il continuo: "Ciò che è divisibile all'infinito", come dice Aristotele.
Ora, i contrari son fatti per prodursi a riguardo di un identico
oggetto (o qualità). Siccome dunque, alla divisione si oppone l'addizione
ed alla diminuzione l'aumento, pare che l'estensione (come
è divisibile all'infinito) possa crescere all'infinito. Dunque è possibile
un'estensione infinita.
4. Moto e tempo misurano la loro quantità e la loro continuità
dall'estensione percorsa dal moto, come dice Aristotele. Ma non è
contro la natura del tempo e del moto di essere infiniti: dal momento
che ogni (punto e ogni istante) indivisibile segnato nel tempo
e nel moto circolare è insieme inizio e termine. Non è perciò contro
la natura dell'estensione di essere infinita.
IN CONTRARIO: Ogni corpo ha una superficie. Ma ogni corpo avente
una superficie è limitato; perché la superficie è la terminazione di
un corpo finito. Dunque ogni corpo è limitato. E lo stesso può dirsi
della superficie e della linea. Niente è quindi infinito in estensione.
RISPONDO: Altra cosa è l'infinito secondo l'essenza, altra l'infinito
secondo l'estensione. Infatti, dato che ci fosse un corpo infinito per
estensione, come il fuoco o l'aria, non sarebbe tuttavia infinito
secondo l'essenza; perché la sua essenza sarebbe limitata ad una specie
dalla sua forma e a un determinato individuo dalla sua materia.
Perciò, accertato ormai dai precedenti, che nessuna creatura è infinita
secondo l'essenza, resta ancora da indagare se qualche cosa di
creato possa essere infinito per estensione.
Bisogna dunque sapere che corpo, il quale è un'estensione completa (cioè
a tre dimensioni), può prendersi in due significati; e cioè
in senso matematico, se si considera in esso soltanto la quantità; e
in senso fisico, se si considera in esso la materia e la forma. Ora, che
il corpo fisico non possa essere infinito in atto, è chiaro. Infatti ogni
corpo naturale ha una sua forma sostanziale determinata; e siccome
ad ogni forma sostanziale conseguono degli accidenti, ne viene per
necessità che ad una forma determinata conseguano degli accidenti
parimenti determinati, tra i quali c'è la quantità. Donde segue che
ogni corpo fisico ha una determinata quantità, estesa più o meno
(entro certi limiti). E perciò è impossibile che un corpo fisico sia
infinito. - Ciò appare anche dal movimento. Infatti, ogni corpo naturale
ha un suo moto naturale; ma un corpo che fosse infinito
non potrebbe avere nessun moto naturale; non il moto rettilineo,
perché niente si muove per natura in tal modo, se non quando è fuori
del suo luogo, e ciò non potrebbe avvenire per un corpo che fosse
infinito, perché occuperebbe tutto lo spazio, e così ogni luogo sarebbe
indifferentemente il suo luogo proprio. E così pure non potrebbe
avere neanche il moto circolare, perché nel moto circolare è necessario
che una parte del corpo si trasferisca nel luogo in cui era
prima un'altra parte; e questo non potrebbe avvenire in un corpo
circolare se lo immaginiamo infinito; perché due linee partenti dal
centro, più si allontanano dal centro più si distanziano tra di loro;
e perciò se un corpo fosse infinito, le due linee verrebbero ad essere
tra loro distanti all'infinito, e così mai l'una potrebbe pervenire al
luogo dell'altra.
La stessa ragione vale se parliamo di un corpo matematico. Perché
se immaginiamo un corpo matematico esistente in atto, bisogna
che lo immaginiamo sotto una forma determinata, poiché niente è
in atto se non in forza della sua forma. Quindi, siccome la forma
dell'essere quantitativo come tale, è la figura geometrica, esso avrà
necessariamente una qualche figura. E così sarà limitato; perché la
figura non è altro che ciò che è compreso in uno o più limiti.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Il geometra non ha bisogno di supporre
che una linea sia infinita in atto; ha bisogno invece di prendere
una linea attualmente limitata, dalla quale si possa sottrarre
quanto è necessario: e questa linea la chiama infinita.
2. È vero che l'idea d'infinito non ripugna all'idea d'estensione
in genere, ma tuttavia è in contraddizione col concetto di qualsiasi
specie di estensione, cioè con la quantità di due cubiti, di tre cubiti,
con quella circolare o triangolare e simili. Ora, non è possibile che
sia in un genere quello che non è in alcuna delle sue specie. È quindi
impossibile che si dia un'estensione infinita, dal momento che nessuna
specie di estensione è infinita.
3. L'infinito che compete alla quantità, come si è detto, è quello
che si riferisce alla materia. Ora, con la divisione di un tutto ci si
accosta alla materia, perché le parti hanno carattere di materia;
mentre con l'addizione si va verso il tutto, il quale ha carattere di
forma. E perciò non si ha infinito nell'addizionare la quantità, ma solo
nel dividerla.
4. Il movimento e il tempo non sono in atto nella loro totalità, ma
successivamente, e quindi sono un misto di potenza e di atto,
mentre l'estensione è tutta in atto. E perciò, l'infinito, che conviene
alla quantità e che risulta da parte della materia, ripugna alla totalità
dell'estensione, non ripugna invece alla totalità del tempo e del
moto, perché la potenzialità è propria della materia.
ARTICOLO 4
Se nella realtà si possa dare un infinito numerico
SEMBRA che sia possibile un numero infinito in atto. Infatti:
1. Ciò che è in potenza a essere ridotto in atto non è cosa impossibile.
Ora il numero è moltiplicabile all'infinito. Dunque non è impossibile
che si dia un numero infinito in atto.
2. È possibile che di ogni specie vi sia qualche
individuo in atto.
Ma le specie delle figure geometriche sono infinite. Dunque è possibile
che vi siano infinite figure.
3. Cose che tra loro non sono opposte, neppure si ostacolano a vicenda.
Ora, dato un certo numero di cose, se ne possono fare ancora molte
altre non opposte alle prime; dunque non è impossibile
che ce ne possano essere insieme con esse anche delle altre, e così
via all'infinito. È dunque possibile che ve ne siano infinite in atto.
IN CONTRARIO: È detto nel libro della Sapienza:
"Tutto tu disponesti
in misura, numero e peso".
RISPONDO: Su
questo punto ci furono due opinioni. Alcuni, come
Avicenna e Algazel, hanno sostenuto che una moltitudine numerica
attualmente infinita per se è impossibile; ma che esista un numero
infinito per accidens non è impossibile. Si dice che una moltitudine
numerica è infinita per se, quando si richiede all'esistenza stessa di
qualche cosa un numero di enti infinito. E questo è impossibile, perché
in tal modo una cosa dovrebbe dipendere da infinite cause e
quindi non si produrrebbe mai, non potendosi percorrere e attraversare
l'infinito.
Una moltitudine numerica si chiama invece infinita per accidens,
quando non è richiesta all'esistenza di una qualche realtà un'infinità
numerica, ma capita di fatto così. Si può chiarire la cosa in
questa maniera, prendendo come esempio l'opera di un fabbro, per
la quale si richiede una certa molteplicità numerica necessariamente
(per se), cioè l'arte, la mano che muove e il martello. Se questi
elementi si moltiplicassero all'infinito, il lavoro del fabbro mai
verrebbe a compimento, perché dipenderebbe da cause infinite. Ma la
molteplicità dei martelli che si verifica perché se ne rompe uno e
se ne piglia un altro, è molteplicità contingente (per accidens): poiché
capita di fatto, che il fabbro lavori con molti martelli, ma è
del tutto indifferente che lavori con uno, o con due o con più o anche
con infiniti martelli, dato che lavori per un tempo infinito. Così quei
filosofi ammisero come possibile una moltitudine attualmente infinita
per accidens, intesa in questo senso.
Ma ciò è insostenibile. Infatti, ogni molteplicità appartiene necessariamente
a una qualche specie di molteplicità: ora, le specie
della molteplicità corrispondono alle specie dei numeri: d'altra parte
nessuna specie del numero è infinita, perché ogni numero non è altro
che una moltitudine misurata dall'unità. Perciò è impossibile che
si dia una molteplicità infinita in atto, sia per se, che per accidens. - Ancora: la
molteplicità esistente nella natura delle cose è creata; tutto ciò
che è creato è compreso sotto una certa intenzione del Creatore,
altrimenti l'agente opererebbe invano: quindi è necessario che
tutti gli esseri creati siano compresi sotto un numero determinato.
È dunque impossibile una moltitudine attualmente infinita, anche
solo per accidens.
È però possibile una molteplicità
numerica infinita in potenza;
perché l'aumento del numero consegue alla divisione dell'estensione
quantitativa. Infatti, quanto più una cosa si divide, tanto più numerose
sono le parti che ne risultano. Per cui, come si ha l'infinito
in potenza dividendo la quantità continua, perché si procede verso
la materia, secondo la dimostrazione già fatta; per la stessa ragione
si ha l'infinito in potenza anche aumentando il numero.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Tutto ciò che è in potenza si riduce
all'atto, ma in conformità al proprio modo di essere: il giorno infatti
non si riduce all'atto in modo da esistere tutto insieme, ma successivamente.
Del pari: un infinito numerico non si riduce all'atto
in maniera da essere tutto simultaneamente, ma successivamente,
perché dopo un numero qualsiasi, se ne può prendere sempre un
altro e così all'infinito.
2. Le specie delle figure partecipano dell'infinità del numero: difatti
le specie delle figure sono il triangolo, il quadrato, ecc. Quindi,
come una moltitudine numerica infinita non si riduce in atto in
modo da esistere tutta insieme, così nemmeno la moltitudine delle figure.
3. Sebbene sia vero che poste alcune cose, se ne possono ammettere
delle altre, senza creare delle opposizioni; tuttavia ammetterne infinite
si oppone a qualsiasi specie di molteplicità. Perciò non è possibile
che ci sia una molteplicità infinita in atto.
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