La Fede
Somma Teologica II-II, q. 13
La bestemmia
Passiamo così a trattare del peccato di bestemmia, che si
contrappone alla confessione della fede. Primo, della bestemmia in generale; secondo, della bestemmia che è peccato contro lo Spirito Santo.
Sul primo argomento si pongono quattro quesiti: 1. Se la
bestemmia si contrapponga alla confessione della fede; 2. Se la
bestemmia sia sempre peccato mortale; 3. Se la bestemmia sia il più grave dei peccati; 4. Se la bestemmia esista tra i dannati.
ARTICOLO
1
Se la bestemmia si contrapponga alla confessione della fede
SEMBRA che la bestemmia non si contrapponga alla confessione
della fede. Infatti:
1. Bestemmiare consiste nel lanciare un oltraggio o un insulto per
offendere il Creatore. Ma questo è dovuto più a malevolenza contro
Dio, che all'incredulità. Dunque la bestemmia non si contrappone
alla confessione della fede.
2. La Glossa spiegando quel detto paolino:
"Sia sbandita da voi
la bestemmia", aggiunge: "bestemmia che si compie contro Dio,
o contro i santi". Ora, la confessione della fede riguarda esclusivamente le cose di Dio, oggetto della fede. Dunque la bestemmia non
sempre è contraria alla confessione della fede.
3. Alcuni affermano che ci sono tre specie di
bestemmie: la
prima consiste nell'attribuire a Dio cose che a lui non convengono;
la seconda nel negargli ciò che gli spetta; la terza nell'attribuire
a una creatura quello che è proprio di Dio. Perciò la bestemmia non riguarda soltanto Dio, ma anche le creature. La fede invece ha solo
Dio per oggetto. Quindi la bestemmia non è direttamente opposta
alla confessione della fede.
IN CONTRARIO: L'Apostolo ha scritto:
"Prima ero bestemmiatore e persecutore"; e continua:
"agii per ignoranza nella mia incredulità". Dunque la bestemmia rientra nell'incredulità.
RISPONDO: Il termine bestemmia dice menomazione di una
bontà eccellente, e in particolare della bontà divina. Ora, a detta di
Dionigi, Dio è l'essenza stessa della bontà. Cosicché quanto a Dio
conviene, conviene alla sua bontà; e quanto a lui non spetta è
estraneo alla nozione di perfetta bontà, che è la sua essenza. Perciò
chiunque nega a Dio qualche cosa che a lui si deve, o gli attribuisce
quanto a lui non si addice, sminuisce la bontà divina. E questo
può avvenire in due modi: primo, nel solo ordine concettuale; secondo, in connessione con una ripulsa affettiva, come viceversa la
fede si completa nell'amore di Dio. Perciò questa menomazione
della bontà divina, o è soltanto di ordine intellettivo, oppure è anche di ordine affettivo. Se si limita a un atto interno del cuore, si
ha la bestemmia di pensiero. Se invece si manifesta a parole, si ha
la bestemmia di locuzione. Ed è così che la bestemmia è il contrario
della confessione.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Chi parla contro Dio con
l'intenzione di offenderlo sminuisce la bontà divina, non soltanto
nell'ordine intellettivo, ma anche con la cattiveria della volontà, che
detesta e ostacola per quanto può l'onore divino. E questa è la
perfetta bestemmia.
2. Come nei santi si loda Dio, in quanto si lodano le opere da lui
compiute in essi; così la bestemmia contro i santi ricade indirettamente su Dio.
3. A tutto rigore non è possibile distinguere tre specie nel
peccato di bestemmia in base a quelle tre cose. Infatti attribuire a Dio
quanto a lui non conviene e negargli quanto a lui conviene differiscono solo come affermazione e negazione. E questa differenza non
dà una distinzione di specie: poiché una medesima scienza serve a
far conoscere la falsità, sia delle affermazioni, che delle negazioni,
e una medesima ignoranza basta a far sbagliare in tutti e due i
sensi, dal momento che "la negazione è dimostrata con l'affermazione", come si esprime Aristotele. - L'attribuzione poi delle
prerogative divine alle creature si riduce ad attribuire a Dio stesso cose
sconvenienti. Infatti quanto è proprio di Dio s'identifica con Dio:
perciò attribuire a una creatura ciò che è proprio di Dio equivale
ad affermare che Dio è al livello della creatura.
ARTICOLO
2
Se la bestemmia sia sempre peccato mortale
SEMBRA che la bestemmia non sia sempre peccato mortale. Infatti:
1. A commento di quel brano paolino: "Ora buttate via anche voi,
ecc.", la Glossa afferma: "Dopo le cose più gravi, proibisce quelle
minori". E tra queste elenca anche la bestemmia. Dunque la bestemmia va computata tra i peccati minori, cioè tra i peccati veniali.
2. Ogni peccato mortale si oppone a un precetto del decalogo. Ma
la bestemmia non sembra opporsi a nessuno di essi. Quindi non è
un peccato mortale.
3. I peccati commessi senza deliberazione non sono mortali:
infatti i primi moti non sono peccati mortali, proprio perché
precedono la deliberazione della ragione, come abbiamo visto in
precedenza. Ora, la bestemmia spesso sfugge senza deliberazione.
Dunque non sempre è peccato mortale.
IN CONTRARIO: Sta scritto:
"Chi bestemmierà il nome del Signore
sarà messo a morte". Ma la pena di morte è inflitta solo per i
peccati mortali. Perciò la bestemmia è peccato mortale.
RISPONDO: Secondo le spiegazioni date, il peccato mortale è quello
che separa un uomo dal primo principio della vita spirituale, che
è la carità di Dio. Perciò tutte le azioni incompatibili con la carità
sono nel loro genere peccati mortali. Ora, la bestemmia nel suo genere, o natura, è incompatibile con la carità di Dio: essendo, come
abbiamo detto, una menomazione della bontà divina, che costituisce
l'oggetto della carità. Dunque la bestemmia è peccato mortale nel
suo genere.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Quel commento non va inteso nel
senso che tutte le miserie seguenti sono peccati minori. Ma nel senso
che mentre prima aveva elencato solo colpe molto gravi, dopo scende
a proibire anche certi peccati minori, tra i quali non mancano
però dei peccati gravi.
2. Opponendosi la
bestemmia alla confessione della fede, come
sopra abbiamo detto, ne abbiamo la proibizione nel precetto che
proibisce l'incredulità: "Io sono il Signore Dio tuo,
ecc.".
Oppure viene proibita con quelle parole:
"Non userai invano il
nome del tuo Dio". Infatti abusa più gravemente del nome di Dio
chi pronunzia una cosa falsa su Dio, che colui il quale si serve del
suo nome per confermare una menzogna.
3. La bestemmia può sfuggire senza deliberazione in due maniere.
Primo, nel caso in cui uno non avverte che quanto dice è una bestemmia. E questo può capitare quando uno sotto l'impeto della
passione prorompe improvvisamente in parole appena immaginate,
di cui non considera il significato. E allora si ha un peccato veniale:
che propriamente non è una bestemmia. - Secondo, quando uno avverte che l'espressione è blasfema, avendo considerato il
significato delle parole. E allora non viene scusato dal peccato
mortale: a
pari con colui il quale, spinto da un moto improvviso di collera,
uccide uno che siede accanto a lui.
ARTICOLO
3
Se il peccato di bestemmia sia il più grave dei peccati
SEMBRA che il peccato di bestemmia non sia il più grave dei
peccati. Infatti:
1. A detta di S. Agostino,
"male è ciò che nuoce". Ora, nuoce di
più il peccato di omicidio, che toglie la vita a un uomo, che il peccato di bestemmia, che non può arrecare nessun danno a Dio.
Perciò il peccato di omicidio è più grave del peccato di bestemmia.
2. Chi fa
uno spergiuro porta Dio come testimone di una menzogna, mostrando di volere affermare la falsità. Ma chi bestemmia
non sempre arriva ad affermare che Dio è falso. Dunque lo spergiuro è un peccato più grave della bestemmia.
3. Commentando quell'espressione del Salmo:
"Non alzate la cresta", la Glossa afferma:
"Il vizio più grave è lo scusare i peccati".
Perciò il peccato più grave non è la bestemmia.
IN CONTRARIO: La Glossa, spiegando quel passo di Isaia,
"Al popolo
terribile, ecc.", afferma: "Qualsiasi peccato, a confronto della bestemmia, è più leggero".
RISPONDO: Sopra abbiamo detto che la bestemmia si contrappone
alla confessione della fede. Perciò ha in sé la gravità della miscredenza. E il peccato si aggrava se vi si aggiunge la detestazione
della volontà; e più ancora se si esprime con parole; esattamente
come cresce il merito della fede con l'amore e la confessione. Quindi,
siccome la miscredenza è nel suo genere un peccato gravissimo,
come abbiamo visto, anche la bestemmia è peccato gravissimo,
appartenendo esso al medesimo genere e con delle aggravanti.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Se confrontiamo l'omicidio e la
bestemmia secondo i loro oggetti, è chiaro che la bestemmia,
offendendo direttamente Dio, è più grave dell'omicidio, che è un
peccato contro il prossimo. Invece in rapporto al danno che arrecano,
è più grave l'omicidio: infatti è più dannoso al prossimo l'omicidio,
di quanto non sia dannosa a Dio la bestemmia. Ma nel considerare
la gravità della colpa si deve badare più all'intenzione della volontà
perversa, che agli effetti dell'atto che viene compiuto, come sopra
abbiamo detto. Perciò assolutamente parlando chi bestemmia pecca
più gravemente di chi uccide, poiché intende menomare l'onore di
Dio. Tuttavia l'omicidio è il primo tra i peccati contro il prossimo.
2. La Glossa a commento di quella raccomandazione di S. Paolo:
"Sia sbandita da voi ogni bestemmia", afferma:
"È peggio bestemmiare che spergiurare". Infatti lo spergiuro non afferma e non
pensa niente di falso su Dio, come fa il bestemmiatore: ma porta
Dio come testimone di una menzogna, non perché pensi che Dio sia
un falso testimone, bensì perché spera che egli non dia una testimonianza su codesto fatto, con un segno evidente.
3. La scusa del peccato è una circostanza che aggrava tutti i
peccati, compresa la bestemmia. E si dice che è il più grave peccato
in questo senso, perché rende più grave qualsiasi peccato.
ARTICOLO 4
Se i dannati bestemmino
SEMBRA che i dannati non bestemmino. Infatti:
1. Il timore delle pene future trattiene ora certi cattivi dal
bestemmiare. Ma i dannati sperimentano addirittura codeste pene, e
quindi le abborriscono maggiormente. Dunque essi sono più che mai
trattenuti dal bestemmiare.
2. La bestemmia, essendo un peccato gravissimo, è sommamente
demeritoria. Ma nella vita futura manca lo stato adatto per meritare, o demeritare. Perciò non può esserci la bestemmia.
3. Sta scritto che
"un albero là dove cade, ivi resterà": e da ciò
si rileva che dopo la vita presente nessuno acquista né un merito
né un demerito, che non avesse in questa vita. Ora, non pochi si
dannano, senza essere stati bestemmiatori in questa vita. Dunque
non bestemmieranno neppure nella vita futura.
IN CONTRARIO: Sta scritto:
"Furono arsi gli uomini da grande
ardore, e bestemmiarono il nome di Dio, che ha potere su queste
piaghe". E la Glossa spiega che "i dannati, pur sapendo di essere
puniti giustamente, si dorranno che Dio abbia tanta potenza da infliggere loro delle
piaghe". Ora, questo atto adesso sarebbe una
bestemmia. Dunque lo sarà anche nella vita futura.
RISPONDO: Come abbiamo già detto, nel concetto di bestemmia è
inclusa una ripulsa per la bontà divina. Ora, quelli che sono all'inferno conservano una volontà perversa, contraria alla divina
giustizia, perché amano ancora le cose per cui sono puniti, e vorrebbero poterne usare, mentre odiano i castighi inflitti per codesti
peccati. Però si dolgono dei peccati commessi, non perché li detestino, ma perché a cagione di essi sono puniti. Ecco quindi che
codesta ripulsa per la divina giustizia si riduce ad una bestemmia di
pensiero. E c'è da credere che dopo la resurrezione in essi ci sarà
anche la bestemmia vocale, come nei santi la lode vocale di Dio.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1: Gli uomini al presente sono
trattenuti dal bestemmiare per il timore dei castighi che sperano di
sfuggire. Ma i dannati non sperano più di sfuggire il castigo. E quindi
come disperati si abbandonano a tutto ciò che suggerisce la loro
perversa volontà.
2. Merito e demerito appartengono alla vita presente. Cosicché gli
atti buoni nei viatori sono meritori, mentre quelli cattivi sono demeritori. Nei beati invece gli atti buoni non sono meritori, ma
rientrano nel premio della beatitudine. Così pure nei dannati non sono
demeritori quelli cattivi, ma rientrano nel castigo della loro dannazione.
3. Chiunque muore in peccato mortale porta con sé una volontà
che in qualche maniera detesta la divina giustizia. Ed è così che
nel dannato può sempre esserci la bestemmia.
|