La Fede
Somma Teologica II-II, q. 5
Coloro che possiedono la fede
Veniamo a parlare di coloro che possiedono la fede.
Sull'argomento si pongono quattro quesiti: 1. Se gli angeli e
gli uomini nel loro stato primitivo avessero la fede; 2. Se i demoni
abbiano la fede; 3. Se gli eretici che rinnegano un solo articolo
di fede abbiano la fede sugli altri articoli; 4. Se tra coloro che
possiedono la fede uno l'abbia maggiore di un altro.
ARTICOLO
1
Se gli angeli e gli uomini nel loro stato primitivo avessero la fede
SEMBRA che gli angeli e gli uomini nel loro stato primitivo non
avessero la fede. Infatti:
1. Ugo di S.
Vittore ha scritto: "L'uomo è incapace di vedere
Dio e le cose che sono in Dio, perché gli manca l'occhio della contemplazione".
Ora, l'angelo, nel suo stato primitivo, cioè prima
della confermazione o della caduta, aveva l'occhio della contemplazione:
poiché, a detta di S. Agostino, vedeva le cose nel Verbo. Parimente
l'uomo nello stato di innocenza pare che avesse l'occhio
della contemplazione: infatti Ugo di S. Vittore insegna, che nello
stato primitivo "l'uomo conosceva il suo Creatore, non con la conoscenza
che si ha dall'ascoltare soltanto dall'esterno, ma con
quella che è fornita dalla contemplazione: cioè non con la conoscenza
con cui adesso i credenti cercano Dio di lontano mediante
la fede, ma con una conoscenza che lo faceva scorgere presente con
la contemplazione". Dunque l'uomo e l'angelo nel loro stato primitivo
non avevano la fede.
2. La conoscenza della fede è enigmatica ed oscura, come afferma
S. Paolo: "Vediamo adesso attraverso uno specchio in enigma".
Ma nello stato primitivo non c'era nessuna oscurità né per gli uomini, né
per gli angeli: perché le tenebre sono un castigo del peccato.
Quindi nello stato primitivo non poteva esserci la fede negli
uomini, e neppure negli angeli.
3. L'Apostolo ha scritto, che la fede
"viene dall'ascoltare". Ma
questo nello stato primitivo non poteva esserci: perché nessuno
aveva parlato. Dunque allora sia negli angeli, che negli uomini
non poteva esserci la fede.
IN CONTRARIO: L'Apostolo insegna:
"Chi si accosta a Dio deve credere".
Ora, gli angeli e gli uomini nello stato primitivo erano in
condizione di doversi avvicinare a Dio. Quindi avevano bisogno
della fede.
RISPONDO: Alcuni
affermano che, sia negli angeli prima della
confermazione o della caduta, sia negli uomini prima del peccato,
non c'era la fede, per la chiarezza della contemplazione che essi
avevano delle cose divine. Siccome però la fede, a detta dell'Apostolo,
è "convincimento di cose inevidenti"; e a detta di S. Agostino,
"con la fede
si credono le cose che non si vedono"; la ragione formale
di essa è incompatibile solo con quella chiarezza che
rende evidente o visibile l'oggetto principale della fede stessa. Ora,
l'oggetto principale della fede è la prima verità, la cui visione, che
segue alla fede, ci rende beati. Perciò, siccome gli angeli prima di
essere confermati in grazia, e gli uomini prima del peccato non
avevano la beatitudine in cui si vede Dio per essenza, è evidente
che non ebbero una conoscenza così chiara da escludere la fede.
E quindi la mancanza della fede in essi avrebbe potuto esserci
solo per l'ignoranza di ciò che costituisce l'oggetto della fede. E se
gli uomini e gli angeli fossero stati creati nello stato di natura
pura, come dicono alcuni, si potrebbe anche ritenere che la fede
mancasse negli angeli prima della loro confermazione in grazia,
e negli uomini prima del peccato: poiché la conoscenza della fede
trascende la conoscenza naturale di Dio, sia da parte dell'uomo,
sia da parte degli angeli. Siccome però già nella Prima Parte abbiamo
dimostrato che gli uomini e gli angeli sono stati creati in
grazia, dobbiamo concludere che la recezione di questa grazia,
non ancora consumata, dava ad essi un inizio della sperata beatitudine.
Ora, codesta iniziazione che nel volere avviene mediante
la speranza e la carità, avviene nell'intelletto mediante la fede,
come abbiamo visto. Perciò si deve affermare che prima della loro
confermazione gli angeli avevano la fede, e così pure gli uomini
prima del peccato.
Si deve però notare che nell'oggetto della fede c'è un elemento
quasi formale, che è la prima verità la quale trascende qualsiasi
conoscenza naturale della creatura; e un elemento materiale, che
è quanto accettiamo in conseguenza dell'adesione alla prima verità.
Ebbene, rispetto al primo elemento si ha la fede universalmente
in tutti coloro che, nell'aderire alla prima verità, hanno una certa
conoscenza di Dio, senza il possesso della beatitudine. Invece rispetto
alle cose che sono elementi materiali di fede, avveniva allora
che certe verità credute da alcuni fossero oggetto di scienza
per altri, come avviene anche adesso, secondo le spiegazioni date.
Per questo possiamo affermare che gli angeli prima della loro confermazione
e gli uomini prima del peccato conoscevano chiaramente
alcuni aspetti dei divini misteri, che ora possiamo conoscere solo per fede.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Sebbene le affermazioni di Ugo di
S. Vittore siano determinazioni magistrali, e non abbiano valore
di autorità, possiamo rispondere che la contemplazione capace di
eliminare il bisogno di credere è la contemplazione della patria, in
cui si vede per essenza la verità soprannaturale. Ora, l'angelo prima
di essere confermato in grazia e l'uomo prima del peccato non
ebbero questa contemplazione. Ma la loro era una contemplazione
superiore alla nostra, con la quale si accostavano a Dio più da vicino,
e potevano conoscere chiaramente più di noi operazioni e misteri divini.
Perciò non avevano la fede con la quale ora noi cerchiamo Dio di lontano.
Infatti egli era ad essi più vicino che a
noi con la luce della sapienza; sebbene non fosse loro presente come
lo è ai beati mediante la luce della gloria.
2. Nello stato
primitivo degli angeli e degli uomini non c'erano le
tenebre della colpa, o della pena. Tuttavia nel loro intelletto c'era
una oscurità naturale, poiché ogni creatura è tenebra rispetto all'immensità
della luce divina. E basta codesta oscurità per rendere possibile la fede.
3. Nello stato primitivo era possibile ascoltare non l'uomo che
parla dall'esterno, ma Dio che ispira internamente; così ascoltarono
i profeti, secondo il proposito del Salmista: "Ascolterò ciò che
parla in me il Signore Iddio".
ARTICOLO
2
Se ci sia la fede nei demoni
SEMBRA che nei demoni non ci sia la fede. Infatti:
1. S. Agostino insegna, che
"la fede consiste nel volere dei credenti".
Ora, la volontà di credere in Dio è buona. E siccome nei demoni,
secondo le spiegazioni date nella Prima Parte, non c'è nessun
volere deliberato buono, sembra che nei demoni non ci sia la fede.
2. La fede è un dono della grazia, come afferma S. Paolo:
"Per
la grazia siete stati salvati mediante la fede: è infatti dono di Dio".
Ma i demoni hanno perduto la grazia col peccato, secondo le spiegazioni
della Glossa a quel passo di Osea: "Essi sono volti agli dei stranieri e amano le vinacce dell'uva". Dunque nei demoni
dopo il peccato non rimase la fede.
3. Sembra che l'incredulità sia il più grave dei peccati, come dimostra
S. Agostino, spiegando quel passo evangelico: "Se non
fossi venuto e non avessi parlato, non avrebbero colpa; ora invece
non hanno scusa al loro peccato". Ebbene, in alcuni uomini c'è
il peccato di incredulità. Perciò, se nei demoni ci fosse la fede,
certi uomini avrebbero un peccato più grave di quello dei demoni.
Ma questo è insostenibile. Dunque nei demoni non c'è la fede.
IN CONTRARIO: Sta scritto:
"I demoni credono e fremono".
RISPONDO: Abbiamo già spiegato che l'intelletto di chi crede aderisce
alle cose di fede, non perché le vede chiaramente in se stesse,
o perché le risolve nei primi principi di per sé evidenti, bensì per
un comando della volontà. Ma questa mozione della volontà
sull'intelletto può avvenire per due motivi. Primo, per la tendenza
della volontà al bene: e allora credere è un atto lodevole. Secondo,
perché l'intelletto è costretto a giudicare degne di fede le cose
che ha ascoltato, sebbene non vi sia costretto dall'evidenza delle
cose stesse. Se un profeta, p. es., affermasse in nome di Dio che
deve avvenire un fatto, e lo provasse resuscitando un morto, l'intelletto
di chi vi assiste conoscerebbe con evidenza che ciò è affermato
da parte di Dio, il quale non può ingannare; sebbene la
cosa futura predetta rimanga in se stessa inevidente, e quindi la
ragione della fede non viene così eliminata. Perciò si deve concludere
che nei fedeli i quali credono in Cristo viene lodata la fede,
perché dettata dal primo motivo. E questa certo non si trova nei
demoni; ma vi si trova quella soltanto dell'altro tipo. Infatti essi
vedono molti indizi evidenti, dai quali comprendono che la dottrina
della Chiesa viene da Dio; sebbene non abbiano l'evidenza delle
cose stesse che la Chiesa insegna, e cioè che Dio è uno e trino,
e altre verità di questo genere.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. La fede dei demoni è in qualche
modo strappata dall'evidenza degli indizi. Perciò il fatto di credere
non torna a lode della loro volontà.
2. La fede che è un dono della grazia, anche se informe, inclina
l'uomo a credere per un sentimento di bontà. Quindi la fede che si
riscontra nei demoni non è un dono di grazia; essendo essi costretti
a credere dalla perspicacia della loro naturale intelligenza.
3. Ai demoni dispiace anche il fatto che i segni della fede siano
tanto evidenti, da essere costretti a credere. Perciò il fatto di credere
non sminuisce affatto la loro malizia.
ARTICOLO
3
Se un eretico, il quale rinnega un articolo di fede, possa avere
una fede informe negli altri articoli
SEMBRA che un eretico, il quale rinnega un articolo di fede, possa
avere una fede informe negli altri articoli. Infatti:
1. L'intelletto naturale dell'eretico non è più potente di quello
del cattolico. Ora, l'intelletto del cattolico ha bisogno di essere
aiutato col dono della fede, per credere qualsiasi articolo di fede.
Perciò anche gli eretici non possono credere degli articoli di fede,
senza il dono della fede informe.
2. La fede abbraccia molti articoli, come un'unica scienza, mettiamo
la geometria, abbraccia molte conclusioni. Ma un uomo
può avere la scienza della geometria per certe conclusioni, pur
ignorando le altre. Quindi un uomo può avere la fede in alcuni
articoli, senza credere negli altri.
3. L'uomo ubbidisce a Dio credendo gli articoli di fede, come osservando
i comandamenti della legge. Ma uno può essere obbediente
in alcuni comandamenti, senza esserlo negli altri. Dunque
può avere la fede in alcuni articoli e non averla negli altri.
IN CONTRARIO: Come il peccato mortale è in contrasto con la carità,
così il rinnegamento di un articolo contrasta con la fede.
Ora, la carità non rimane nell'uomo dopo un primo peccato mortale.
Dunque neppure rimane la fede, dopo il rinnegamento di un articolo di essa.
RISPONDO: L'eretico che rinnega un articolo di fede non ha l'abito
della fede né formata, né informe. Questo perché la specie di un
abito dipende dalla ragione formale dell'oggetto, eliminata la
quale la specie dell'abito non può sussistere. Ora, l'oggetto formale
della fede è la prima verità in quanto si rivela nella Sacra Scrittura
e nell'insegnamento della Chiesa. Perciò chi non aderisce,
come a regola infallibile e divina, all'insegnamento della Chiesa,
che scaturisce dalla prima verità rivelata nella Sacra Scrittura,
non ha l'abito della fede, ma ne accetta le verità per motivi diversi
dalla fede. Se uno, p. es., conosce una conclusione, senza
il termine medio che la dimostra, di essa non ha evidentemente
la scienza, ma solo un'opinione.
Ora, è chiaro che chi aderisce
all'insegnamento della Chiesa
come a una regola infallibile, accetta tutto ciò che la Chiesa insegna.
Altrimenti, se di quanto la Chiesa insegna accetta o non accetta
quello che vuole, non aderisce all'insegnamento della Chiesa
come a una regola infallibile, ma alla propria volontà. Perciò è
evidente che l'eretico il quale nega pertinacemente un articolo,
non è disposto a seguire in tutto l'insegnamento della Chiesa (se invece
lo negasse senza pertinacia, non sarebbe un eretico, ma solo
un errante). Dunque è chiaro che chi è eretico in un articolo,
non ha la fede negli altri, ma solo un'opinione secondo la propria volontà.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. L'eretico ritiene gli altri articoli
in cui non erra non come li ritengono i fedeli, cioè aderendo semplicemente
alla prima verità, col necessario aiuto dell'abito di
fede, ma li accetta in base al proprio giudizio e alla propria volontà.
2. Le varie conclusioni di una scienza hanno vari medii dimostrativi
che possono provarla, e che possono essere conosciuti l'uno
indipendentemente dall'altro. Ecco perché uno può conoscere certe
conclusioni di una scienza, ignorando le altre. La fede invece aderisce
a tutti gli articoli del simbolo per un unico "medium", cioè
in forza della prima verità, presentata a noi dalla Sacra Scrittura
bene interpretata secondo l'insegnamento della Chiesa. Perciò chi
abbandona codesto "medium", è privo totalmente di fede.
3. I vari precetti della legge possono riferirsi, o ai vari motivi
prossimi: e allora è possibile osservare gli uni senza osservare gli altri;
oppure a un primo motivo unico, che è la perfetta obbedienza a Dio:
e questa è compromessa da chiunque trasgredisce
un precetto; secondo le parole di S. Giacomo: "Chi manca in un
punto solo diventa reo di tutto".
ARTICOLO
4
Se la fede possa essere in uno più grande che in un altro
SEMBRA che la fede non possa essere in uno più grande che in un
altro. Infatti:
1. La grandezza di un abito dipende dagli oggetti di esso. Ma
chi ha la fede crede tutte le cose di fede: perché, come abbiamo
visto, chi mancasse di una sola perderebbe totalmente la fede.
Dunque la fede non può essere in uno maggiore che in altro.
2. Le cose
che si trovano a un massimo non ammettono gradazioni.
Ora, la ragione formale della fede si trova a un massimo:
poiché per la fede si richiede che l'uomo aderisca alla prima verità
più che a ogni altra cosa. Dunque nella fede non ci sono gradazioni.
3. La fede sta alla conoscenza di ordine gratuito, come l'intelletto
dei primi principi sta alla conoscenza naturale: poiché gli
articoli della fede sono, come abbiamo visto, i primi principi nella
scienza suddetta. Ora, l'intelletto dei primi principi è uguale in
tutti gli uomini. Dunque la fede è uguale in tutti i fedeli.
IN CONTRARIO: In una virtù dove si riscontra piccolezza e grandezza,
deve esserci pure il più e il meno. Ma questo è appunto il
caso della fede; infatti il Signore disse a Pietro: "O uomo di poca
fede, perché hai dubitato?"; e alla donna (cananea): "Donna,
grande è la tua fede". Dunque la fede può essere in uno più grande
che in un altro.
RISPONDO: Come sopra si disse, la grandezza di un abito si può
desumere da due cose: dall'oggetto, e dalla partecipazione del soggetto.
Ora, l'oggetto della fede può essere considerato sotto due
aspetti: primo, dal lato della ragione formale; secondo, dal lato
delle verità materialmente proposte ai credenti. Ebbene, l'oggetto
formale della fede è unico e semplice, non essendo che la prima
verità, come sopra abbiamo dimostrato. Perciò da questo lato la
fede non ha variazioni nei credenti, ma è in tutti della medesima
specie, secondo le spiegazioni date. Invece le verità materialmente
proposte a credere sono molteplici: e possono essere accolte in
maniera più o meno esplicita. E da questo lato un uomo può credere
esplicitamente più cose di un altro. Perciò in uno può esserci
una fede più grande in base all'esplicitazione dei dogmi.
Questo invece può avvenire in due modi, se si considera la fede
dal lato della partecipazione del soggetto. Infatti l'atto della fede
emana dall'intelletto e dalla volontà, come sopra abbiamo visto.
Perciò la fede in un uomo può essere maggiore: primo, per quanto
riguarda l'intelletto, per una maggiore certezza e solidità; secondo,
per quanto riguarda la volontà, per una maggiore prontezza,
devozione, o confidenza.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Chi rinnega con pertinacia uno dei
dogmi di fede è privo dell'abito della fede; mentre chi non li crede
tutti in maniera esplicita, ma è disposto a farlo, conserva la fede.
E quindi dal lato dell'oggetto uno può avere una fede maggiore
di un altro, credendo più cose di lui in maniera esplicita, come abbiamo
spiegato.
2. È essenziale alla fede preferire la prima verità a ogni altra
cosa. Però tra coloro che le concedono questa preferenza alcuni
si sottomettono con più certezza, o devozione di altri. Ecco perché
la fede in alcuni è maggiore che in altri.
3. L'intelletto dei primi
principi accompagna la stessa natura
umana, che si trova in tutti ugualmente. La fede invece accompagna
il dono della grazia, che non si trova in tutti ugualmente,
come abbiamo spiegato in precedenza. Perciò il paragone non
regge. - Del resto alcuni conoscono meglio di altri la virtualità dei
primi principi, per una maggiore capacità intellettuale.
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