L'Eucarestia
Somma Teologica III, q. 74
La materia di questo sacramento
Passiamo ora a esaminare la materia di questo sacramento.
Prima, la specie della materia; secondo, la mutazione del pane e
del vino nel corpo di Cristo; terzo, il modo di essere del corpo di
Cristo in questo sacramento; quarto, gli accidenti del pane e del
vino che rimangono in questo sacramento.
Sulla prima questione si pongono otto quesiti:
1. Se il pane e
il vino siano la materia di questo sacramento; 2. Se per la materia
di questo sacramento si richieda una determinata quantità; 3. Se
materia di questo sacramento sia il pane di frumento; 4. Se lo sia
il pane azzimo o il pane fermentato; 5. Se materia di questo sacramento sia il vino di vite; 6. Se vi si debba mescolare dell'acqua;
7. Se l'acqua sia necessaria per questo sacramento; 8. La quantità
dell'acqua da aggiungere.
ARTICOLO
1
Se
materia di questo sacramento sia il pane e il vino
SEMBRA che materia di questo sacramento non sia il pane e il
vino. Infatti:
1. Questo sacramento deve rappresentare la passione di Cristo
meglio dei sacramenti dell'antica legge. Ma le carni degli animali,
che erano la materia dei sacramenti dell'antica legge, rappresentavano la passione di Cristo in modo
più espressivo del pane e del
vino. Dunque materia di questo sacramento dovrebbero essere le
carni di animali piuttosto che il pane e il vino.
2. Questo sacramento si deve celebrare dappertutto. Ma in
molte regioni non si trova né il pane di frumento né il vino. Quindi
il pane e il vino non sono materia conveniente di questo sacramento.
3. A questo sacramento hanno diritto sia i sani che gl'infermi.
Ma il vino nuoce a certi infermi. Perciò il vino non può essere
materia di questo sacramento.
IN CONTRARIO:
Il Papa Alessandro I prescrive: "Nelle oblazioni sacramentali si offrano per il sacrificio solo il pane e il vino
mescolato con acqua".
RISPONDO: Circa la materia di questo sacramento ci sono stati
molti e diversi errori. Alcuni, i cosiddetti Artoturiti, in questo
sacramento, "offrono", come scrive S. Agostino, "pane e formaggio,
dicendo che i primi uomini facevano le loro oblazioni con i frutti
della terra e delle pecore". - Altri, ossia i Catafrigi e i Pepuziani,
"si dice che confezionino una specie di Eucarestia con il sangue
di un bambino, spillandolo da tutto il suo corpo attraverso minute
incisioni, mescolandolo con farina e cuocendolo come pane". -
Alcuni, chiamati Acquariani, offrono in questo sacramento acqua
soltanto, sotto pretesto di sobrietà.
Ebbene, tutti questi e altri simili errori si confutano con il fatto
che Cristo istituì questo sacramento sotto le specie del pane e del
vino, come risulta dal Vangelo. Quindi il pane e il vino sono la
materia conveniente di questo sacramento. E questo per buone
ragioni. Primo, a motivo dell'uso di questo sacramento che consiste nella manducazione. Infatti come nel sacramento del
battesimo per l'abluzione spirituale si adopera l'acqua,
perché l'abluzione corporale si fa comunemente con acqua,
così nella Eucarestia
si assumono per la refezione spirituale il pane e il vino, perché
di essi più comunemente si cibano gli uomini.
Secondo, in rapporto alla passione di Cristo, che avvenne con
la separazione del sangue dal corpo. Perciò in questo sacramento,
che è il memoriale della passione del Signore, si assumono separatamente il pane come sacramento del corpo e il vino come
sacramento del sangue.
Terzo, in rapporto all'effetto considerato in ciascuno di coloro
che ricevono il sacramento. Poiché come dice S. Ambrogio, "questo sacramento vale a custodire sia l'anima
che il corpo": e
quindi si offre "il corpo di Cristo" sotto le specie del pane "per
la salvezza del corpo", e "il sangue per la salvezza dell'anima"
sotto le specie del vino; poiché, come afferma il Levitico, "l'anima
di ogni vivente sta nel sangue".
Quarto, in rapporto all'effetto relativo a tutta la Chiesa, la quale,
secondo la Glossa posta a commento delle parole di S. Paolo: "Molti siamo un solo corpo",
è costituita dalla diversità dei fedeli "come il pane deriva da chicchi diversi e il vino
è spremuto da
diversi grappoli d'uva".
SOLUZIONE DELLE
DIFFICOLTÀ: 1. Le carni degli animali uccisi,
quantunque rappresentino la passione di Cristo in modo più espressivo, tuttavia sono meno indicate per l'uso comune di questo
sacramento e per esprimere l'unità della Chiesa.
2.
Il frumento e il vino, sebbene non nascano in tutte le regioni,
si possono però facilmente portare dovunque nella misura che
basti a questo sacramento. Mancando però una delle due cose,
non è il caso di consacrare l'altra soltanto, perché il sacrificio non
sarebbe valido.
3.
Il vino preso in piccola quantità non può nuocere
sensibilmente a un ammalato. Del resto, se c'è ragione di temere un
danno, non è necessario che quanti ricevono il corpo di Cristo, ne
ricevano anche il sangue, come si dirà in seguito.
ARTICOLO
2
Se
si richieda una determinata quantità di pane e vino per
la materia di questo sacramento
SEMBRA che si richieda una determinata
quantità di pane e di
vino per la materia di questo sacramento. Infatti:
1. Le opere della grazia non sono meno ordinate delle opere
della natura. Ora, come dice Aristotele, "di tutte le cose che
provengono dalla natura sono stabiliti i termini e i modi di grandezza e di crescita". Molto
più dunque in questo sacramento che
si chiama Eucarestia, cioè buona grazia, si richiede una determinata quantità di pane e vino.
2. Ai ministri della Chiesa non
è stato concesso da Cristo il
potere di fare cose che siano di scherno per la nostra fede e per
i suoi sacramenti; poiché l'Apostolo dichiara: "Secondo la facoltà
che Dio mi ha concesso a edificazione e non a distruzione". Ma
tornerebbe di scherno al sacramento che un sacerdote volesse consacrare tutto il pane in vendita al mercato e tutto il vino di una
cantina. Dunque non ha il potere di farlo.
3. Se uno viene battezzato
in mare, non resta santificata dalla
forma del battesimo tutta l'acqua del mare, ma solo quell'acqua
che lava il corpo del battezzato. Dunque neppure in questo sacramento può restare consacrata la quantità di pane che avanza.
IN CONTRARIO: Il molto si oppone al poco e il grande al piccolo.
Ma non c'è una quantità di pane e di vino così piccola che non
si possa consacrare. Dunque nessuna quantità è così grande che
non si possa consacrare.
RISPONDO: Alcuni
hanno affermato che il sacerdote non potrebbe consacrare un'immensa
quantità di pane e di vino, p. es.,
tutto il pane in vendita al mercato, o tutto il vino di una botte.
Ma questo non sembra esser vero, perché in tutte le cose composte
di materia il criterio per determinarla si desume dal suo rapporto
al fine: così la materia per una sega è il ferro, affinché sia adatta
a segare. Ora, il fine di questo sacramento è la comunione dei
fedeli. Occorre quindi che la quantità della materia di questo
sacramento si determini in rapporto al bisogno dei fedeli. Non è però possibile che la determinazione si riferisca al bisogno dei
fedeli che sono presenti, altrimenti un sacerdote che avesse pochi
parrocchiani non avrebbe facoltà di consacrare una grande quantità di ostie.
Perciò la materia è da determinarsi in rapporto
alla necessità dei fedeli in genere. Ma il numero dei fedeli è indeterminato. Di conseguenza non si
può delimitare la quantità di
materia in questo sacramento.
SOLUZIONE DELLE
DIFFICOLTÀ: 1. La materia di ogni essere
naturale riceve una determinata quantità in rapporto a una determinata forma. Ma il numero dei fedeli, alle cui esigenze
è ordinato
questo sacramento, non è determinato. Perciò il confronto non
regge.
2. Il potere dei ministri della Chiesa
è ordinato a due cose:
primo, al suo effetto proprio; secondo, al fine di essi. Ora, quest'ultimo non
può invalidare il primo. Se dunque un sacerdote
intende consacrare il corpo di Cristo per qualche cattivo fine,
p. es., a scopo di scherno o per avvelenamento, pecca per l'intenzione di un cattivo fine, ma nondimeno compie il sacramento in
forza del potere che possiede.
3. Il sacramento del battesimo si effettua nell'uso della materia.
Quindi con la forma del battesimo non viene consacrata più acqua
di quella che si adopera. L'Eucarestia invece si effettua con la
consacrazione della materia. Perciò il paragone non regge.
ARTICOLO
3
Se materia di questo sacramento sia il pane di frumento
SEMBRA che materia di questo sacramento non sia il pane di
frumento. Infatti:
1. Questo sacramento
è commemorativo della passione del
Signore. Ma sembra essere più consono alla passione del Signore il pane d'orzo, che
è più aspro e servì a Cristo per nutrire le folle
sul monte, come narra S. Giovanni, che non il pane di frumento.
Dunque il pane di frumento non è la materia appropriata di questo
sacramento.
2. Per gli esseri corporei la figura
è segno della specie. Ora, ci
sono alcuni cereali che hanno figura simile a quella del frumento
propriamente detto, come il farro e la spelta, con la quale in alcuni
luoghi si fa il pane anche per usarlo in questo sacramento. Il pane
di frumento dunque non è materia propria di questo sacramento.
3. La mescolanza fa mutare la specie. Ma
è difficile trovare
farina di frumento che non sia mescolata con altre graminacee, a
meno che non si ottenga selezionando appositamente i chicchi. Perciò il pane di frumento non
è materia propria di questo sacramento.
4.
Ciò che si è corrotto, appartiene a un'altra specie. Ma alcuni
consacrano il pane corrotto, che non è più pane di frumento. Dunque il pane di frumento non
è materia propria di questo sacramento.
IN CONTRARIO: In questo sacramento è contenuto Cristo, il quale
paragonò se stesso al grano di frumento, dicendo:
"Se il grano
di frumento caduto in terra non muore, rimane esso soltanto". Perciò il pane di frumento, o triticeo
è materia di questo sacramento.
RISPONDO: Nei sacramenti si adopera, come si è detto, la materia
che presso gli uomini serve più comunemente a scopi analoghi.
Ora, gli uomini, più di ogni altro pane, si cibano del pane di frumento; perché gli altri pani sembra che siano entrati nell'uso in
mancanza del pane di frumento. Ecco perché Cristo, così crediamo,
ha istituito questo sacramento sotto la specie di codesto pane.
Esso inoltre è un pane che ristora l'uomo, e così rappresenta più
convenientemente l'effetto dell'Eucarestia. Perciò materia propria
di questo sacramento è il pane di frumento.
SOLUZIONE
DELLE
DIFFICOLTÀ: 1. Il pane d'orzo è adatto a rappresentare la durezza dell'antica legge. Sia per la durezza di
codesto pane. Sia perché, come spiega S. Agostino, "la polpa
dell'orzo, coperta da scorza tenacissima, o indica la stessa legge
che era stata data in modo da nascondere sotto simboli materiali
il vitale alimento dell'anima, o indica lo stesso popolo non ancora
libero dal desiderio carnale che aderiva come scorza al suo cuore".
L'Eucarestia invece appartiene al "giogo soave" di Cristo, alla verità ormai manifestata e a un popolo spirituale.
Quindi il pane
d'orzo non sarebbe materia conveniente per questo sacramento.
2. Nel generare si produce un essere della medesima specie; ma
talora capita qualche differenza accidentale tra generante e generato a causa della materia, o della debolezza della
virtù generativa.
Di conseguenza, se ci sono dei cereali che possono essere generati
dal seme di frumento, come dal grano di frumento seminato in
terreni cattivi nasce la segala, il pane fatto con codesto grano può
essere materia di questo sacramento. - Ma ciò non accade nel
caso dell'orzo, della spelta e neppure del farro, che di tutti è il più
simile al grano di frumento. La somiglianza di figura in tali piante
sta a rappresentare la vicinanza più che l'identità di specie, come
dalla somiglianza di figura risulta che cane e lupo sono di specie
vicine tra loro, ma non sono della stessa specie. Perciò con tali
grani, che in nessun modo possono essere generati dal seme di
frumento, non si può fare un pane che sia la materia richiesta per
questo sacramento.
3. Una mescolanza minima non muta la specie,
perché quel
poco è come assorbito dal più. Così se c'è una piccola mescolanza
di altro grano con una quantità di frumento molto maggiore, si potrà fare di tutto l'insieme un pane che sia materia valida di
questo sacramento. Se invece la mescolanza è grande, p. es., di
parti uguali o quasi, essa fa cambiare la specie. Perciò il pane
che ne risulta non sarà la debita materia per questo sacramento.
4. Qualche volta
è tanta la corruzione del pane da far sparire
la sostanza del pane: p. es., quando perde la sua coesione e si scioglie, e quando mutano il colore, il sapore e gli altri accidenti.
Quindi con tale materia è impossibile consacrare il corpo di Cristo.
- A volte invece la corruzione non è tanto grande da far mutare
la specie, ma è una disposizione al mutamento: indicato da una
certa alterazione del sapore. Tale pane può anche servire per consacrare il corpo di Cristo: ma chi lo consacra pecca d'irriverenza
contro il sacramento.
E
poiché l'amido si ottiene dalla trasmutazione del frumento,
non sembra che il pane fatto con l'amido possa convertirsi nel
corpo di Cristo: sebbene alcuni sostengano il contrario.
ARTICOLO 4
Se per questo sacramento si richieda il pane azzimo
SEMBRA che per questo sacramento non si richieda il pane
azzimo. Infatti:
1. In questo sacramento si deve imitare la sua istituzione da
parte di Cristo. Ora, sembra che Cristo l'abbia istituito con il
pane fermentato: perché i Giudei a norma della legge, iniziavano
l'uso degli azzimi nel giorno di Pasqua, che si celebra nella quattordicesima luna; Cristo invece
istituì l'Eucarestia nella Cena che celebrò "prima della festa di
Pasqua", come dice S. Giovanni. Perciò anche noi dobbiamo celebrare questo sacramento col pane fermentato.
2. Le prescrizioni legali non vanno osservate
nell'era della
grazia. Ma l'uso degli azzimi era una prescrizione legale, come
risulta dall'Esodo. Dunque in questo sacramento di grazia non
dobbiamo usare il pane azzimo.
3. L'Eucarestia, si
è detto sopra, è "il sacramento della carità",
come il battesimo è il sacramento della fede. Ma il fervore della carità è indicato dal fermento, secondo la Glossa su quel testo di
Matteo : "È simile il regno dei cieli al fermento". Perciò in questo
sacramento si richiede il pane fermentato.
4. Azzimo e fermentato sono
accidentalità del pane che non ne
cambiano la specie. Ma nella materia del battesimo non si fa
nessuna discriminazione per gli accidenti dell'acqua: non si bada,
p. es., se essa è salata o dolce, calda o fredda. Dunque anche per
l'Eucarestia non si deve fare nessuna differenza tra pane azzimo
e pane fermentato.
IN CONTRARIO: I canoni puniscono il sacerdote che
"osi celebrare
la messa con pane fermentato, o con un calice di legno".
RISPONDO: Circa la materia di questo sacramento si possono
considerare due cose: ciò che è necessario e ciò che è conveniente.
Necessario è che il pane sia di frumento, come si è detto; e senza
di esso il sacramento non è valido. Non è invece necessario alla validità del sacramento che il pane sia azzimo o fermentato:
perché è consacrabile sia l'uno che l'altro.
È conveniente
però che ciascuno osservi il rito della propria
Chiesa nella celebrazione del sacramento. Ora, in proposito le
consuetudini delle Chiese sono diverse. Scrive infatti S. Gregorio: "La Chiesa Romana offre pani azzimi,
perché il Signore prese
carne umana, senza alcuna mistura. Altre Chiese invece offrono
pane fermentato, perché il Verbo del Padre si rivestì di carne
come il fermento viene a mescolarsi con la farina". Come dunque
pecca il sacerdote della Chiesa latina celebrando con pane fermentato, così peccherebbe il sacerdote greco celebrando nella Chiesa
greca con pane azzimo, perché si tenterebbe così di cambiare il
rito della propria Chiesa.
Ciò nonostante, la consuetudine di celebrare con pane azzimo
è più ragionevole. Primo, per l'istituzione di Cristo, il quale
istituì
questo sacramento "nel primo giorno degli azzimi", come attestano
S. Matteo, S. Marco e S. Luca, nel qual giorno, a norma dell'Esodo,
non doveva rimanere nelle case dei Giudei alcunché di fermentato.
- Secondo, perché il pane come vedremo, è propriamente il sacramento del corpo di Cristo, concepito senza corruzione, e non il
sacramento della sua divinità. - Terzo, perché ciò conviene meglio
alla sincerità dei fedeli, richiesta per accostarsi a questo sacramento
in conformità alle parole di S. Paolo: "Qual nostra Pasqua è stato
immolato il Cristo: banchettiamo dunque con gli azzimi della sincerità e della
verità".
La consuetudine dei greci ha nondimeno qualche giusta
motivazione: il simbolismo cioè accennato da S. Gregorio, e quale segno
di ripulsa per l'eresia dei Nazzarei, i quali mescolavano al Vangelo
le prescrizioni legali.
SOLUZIONI DELLE
DIFFICOLTÀ: 1. La solennità di Pasqua incominciava secondo l'Esodo ai vespri della quattordicesima luna.
E fu allora che Cristo dopo l'immolazione dell'agnello pasquale istituì l'Eucarestia. Ecco perché S. Giovanni dice che codesto
giorno precedeva immediatamente la festa di Pasqua, mentre gli altri
tre Evangelisti lo chiamano "il primo giorno degli azzimi", quando
dalle case degli Ebrei, come si è detto veniva eliminato il pane
fermentato. Di ciò si è parlato più diffusamente a proposito della
passione del Signore.
2. Coloro che usano il pane azzimo, non intendono osservare le
prescrizioni legali, ma conformarsi all'istituzione di Cristo. Quindi
non giudaizzano. Altrimenti giudaizzerebbero anche coloro che
usano il pane fermentato: poiché i giudei come primizie offrivano
pani fermentati.
3. Il fermento per qualche suo effetto indica la
carità, cioè in
quanto rende il pane più saporito e più voluminoso. Ma per la
natura sua specifica sta a indicare corruzione.
4. La fermentazione
è una specie di corruzione, e con il pane
corrotto non si può fare questo sacramento, come si è detto; perciò è giusto tenere
più conto della differenza tra pane azzimo e fermentato che tra l'acqua calda e fredda nel battesimo. Infatti
l'azione del lievito potrebbe essere tanto grande da rendere la
materia invalida per il sacramento.
ARTICOLO 5
Se il vino di vite sia materia propria di questo sacramento
SEMBRA che il vino di vite non sia materia propria per questo
sacramento. Infatti:
1. Come l'acqua
è materia del battesimo, così il vino è materia
dell'Eucarestia. Ma si può battezzare con qualsiasi acqua. Dunque con qualsiasi vino, p. es., di melagrane, di more o simili, si
può fare questo sacramento; considerando soprattutto che in
alcune regioni non crescono le viti.
2. L'aceto
è una specie di vino che si ottiene dalla vite, come
dice S. Isidoro. Ma con l'aceto non si può consacrare questo sacramento. Dunque il vino di vite non
è materia propria di questo
sacramento.
3. Dalla vite, come si ottiene il vino puro, così si ottiene l'agresto
e il mosto. Ma con questi ultimi non sembra che si possa consacrare validamente, a norma del sesto Concilio:
"Abbiamo saputo
che in alcune chiese i sacerdoti per il sacrificio spremono le uve
e poi ne dispensano al popolo il succo. Prescriviamo dunque che
nessun sacerdote continui a farlo per l'avvenire". E S. Giulio
Papa riprende alcuni che "offrono nel sacramento del calice del
Signore vino allora spremuto". Dunque il vino di vite non è materia propria di questo sacramento.
IN CONTRARIO: Il Signore, come si
è paragonato al chicco di
frumento, così si è paragonato anche alla vite, dicendo: "Io sono
la vera vite". Ma solo il pane di frumento è materia di questo
sacramento, come si è detto. Dunque solo il vino di vite ne è la
materia propria.
RISPONDO: Solo il vino di vite
può servire per questo sacramento. Primo, per l'istituzione di Cristo che
stabilì per questo
sacramento il vino di vite, come risulta dalle sue stesse parole: "Non berrò d'ora in poi di questo succo di vite".
Secondo,
perché, come si è detto, la sostanza adottata quale
materia dei sacramenti è quella che propriamente e comunemente
rientra in quella data specie. Ora, vino in senso proprio si dice
quello che si ottiene dalla vite: altre bevande invece si chiamano
vino per qualche somiglianza con il vino di vite.
Terzo,
perché il vino di vite è più appropriato all'effetto di
questo sacramento, che è la letizia spirituale; poiché sta scritto:
"il
vino rallegra il cuore dell'uomo".
SOLUZIONE
DELLE DIFFICOLTÀ: 1. Tali bevande non sono vino
in senso proprio, ma per una certa analogia. D'altra parte in quelle
regioni dove non cresce la vite può essere portato il vino vero
quanto basta per l'Eucarestia.
2. L'aceto
è vino corrotto: cosicché è impossibile ritrasformarlo
in vino, come dice Aristotele. Quindi, come non si può consacrare
il pane totalmente corrotto, così non si può consacrare l'aceto. La
consacrazione è invece possibile con il vino acescente, come con
il pane che incomincia a corrompersi, sebbene pecchi chi lo usa,
come si è già detto.
3. L'agresto
è in via di maturazione e non ha perciò natura
di vino. Quindi con esso è impossibile consacrare questo sacramento.
Il mosto al contrario ha
già natura di vino: infatti la sua dolcezza aiuta la digestione che
"viene compiuta per calore naturale",
come osserva Aristotele. Per tale ragione il mosto è materia valida
di questo sacramento.
Tuttavia non si deve
usare in questo l'intero succo delle uve
spremute, perché esso contiene insieme al vino qualche cos'altro.
Inoltre
è proibito offrire nel calice mosto appena spremuto dall'uva,
perché non è decoroso per l'impurità del mosto. Lo si
può
fare però in caso di necessità; infatti lo stesso Papa S. Giulio dice: "Se
è necessario, si sprema un grappolo nel calice".
ARTICOLO 6
Se al vino si debba aggiungere dell'acqua
SEMBRA che al vino non si debba aggiungere dell'acqua. Infatti:
1. Il sacrificio di Cristo fu raffigurato dall'oblazione di
Melchisedec, di cui sta scritto che non offrì se non pane e vino. Dunque
in questo sacramento non si deve aggiungere dell'acqua.
2. Per sacramenti diversi diversa
è la materia. Ma l'acqua è materia del battesimo. Dunque essa non va impiegata come
materia dell'Eucarestia.
3. Materia di questo sacramento sono il pane e il vino. Ora, al
pane non si aggiunge nulla. Quindi non va aggiunto nulla neppure
al vino.
IN
CONTRARIO: Il Papa Alessandro prescrive: "Nelle oblazioni
sacramentali, che nella messa si offrono al Signore, si offrano in
sacrificio soltanto il pane e il vino misto all'acqua".
RISPONDO: Al vino che si offre in questo sacramento si deve
aggiungere dell'acqua. Primo, a motivo della sua istituzione. È probabile infatti che il Signore abbia istituito questo sacramento
con vino mescolato ad acqua, conforme all'uso di quella regione;
per cui nei Proverbi si legge: "Bevete il vino che ho mescolato
per voi".
Secondo,
perché la cosa è intonata alla passione del Signore.
Di qui le parole del Papa Alessandro I: "Non si deve, nel calice
del Signore, offrire solo vino, o solo acqua, ma le due cose unite
insieme, essendo entrambe sgorgate dal suo costato nella sua passione".
Terzo,
perché ciò concorre a esprimere l'effetto di questo
sacramento, che è l'unione del popolo cristiano con Cristo;
poiché, come
spiega il papa Giulio I, "nell'acqua è raffigurato il popolo, nel vino
invece si ha il sangue di Cristo. Poiché, quando nel calice al vino
si aggiunge l'acqua, (si vuol dire che) Cristo si unisce al
popolo".
Quarto,
perché ciò si addice all'ultimo effetto di questo
sacramento che è l'ingresso nella vita eterna. Di qui le parole di S.
Ambrogio: "L'acqua scende nel calice, e sale alla vita eterna".
SOLUZIONE DELLE
DIFFICOLTÀ: 1. Il sacrificio di Cristo, spiega
S. Ambrogio, come è stato rappresentato dall'oblazione di Melchisedec, così è
stato rappresentato anche dall'acqua che nel deserto
sgorgò dalla roccia, dicendo S. Paolo: "Bevevano alla roccia
spirituale che li accompagnava".
2. Nel battesimo l'acqua viene impiegata come lavacro. Nella
Eucarestia invece viene impiegata come bevanda ristoratrice,
secondo le parole del Salmo: "Con refrigeranti acque mi ristora".
3. Il pane si fa con acqua e farina. Quindi mescolando l'acqua
al vino, nessuna delle due sostanze è priva d'acqua.
ARTICOLO
7
Se l'aggiunta dell'acqua sia necessaria
alla validità di questo
sacramento
SEMBRA che l'aggiunta dell'acqua sia necessaria per la
validità
di questo sacramento. Infatti:
1. Scrive
S. Cipriano: "Così il calice del Signore non è acqua
soltanto e vino soltanto, ma la mescolanza di ambedue, come
nemmeno il corpo del Signore è soltanto farina, ma l'una e l'altra cosa",
cioè farina e acqua, "formanti un tutt'uno". Ora,
l'aggiunta dell'acqua alla farina è indispensabile per questo
sacramento. Per la stessa ragione quindi è indispensabile l'aggiunta
dell'acqua al vino.
2. Nella passione del Signore, di cui questo sacramento
è commemorativo, non "uscì dal suo costato" soltanto
"sangue", ma
anche "acqua". Ora, il vino che è il sacramento del sangue è indispensabile all'Eucarestia. Per la stessa ragione dunque
è indispensabile anche l'acqua.
3. Se l'acqua non fosse indispensabile per questo sacramento,
non avrebbe importanza quale acqua si mescoli, cosicché si potrebbe aggiungere acqua di rose o qualsiasi altra acqua del genere.
Ora questo non è consentito dall'uso della Chiesa. Perciò l'acqua è
indispensabile in questo sacramento.
IN CONTRARIO: Scrive S. Cipriano:
"Se qualcuno dei nostri
predecessori, o per ignoranza, o per semplicità non ha osservato
questo rito", cioè di mescere acqua nel vino per l'Eucarestia, "si può perdonare alla sua
semplicità". Ma ciò non sarebbe, se l'acqua fosse indispensabile per questo sacramento, come lo
è il vino
e il pane. Dunque l'aggiunta dell'acqua non è di stretta necessità
per il sacramento.
RISPONDO: Il segno va giudicato dalla cosa significata. Ebbene,
l'acqua che si aggiunge al vino sta a rappresentare la partecipazione
dei fedeli a questo sacramento, poiché con l'infusione dell'acqua
nel vino si vuol indicare l'unione del popolo intorno a Cristo, come
si è detto. Anche il fatto che dal costato di Cristo pendente dalla
croce sia sgorgata acqua ha lo stesso significato; poiché l'acqua
rappresenta l'abluzione dei peccati che veniva prodotta dalla passione di Cristo. Ora si
è detto sopra che questo sacramento si
compie mediante la consacrazione della materia: mentre il suo uso
da parte dei fedeli non è indispensabile per il sacramento, ma è conseguente al sacramento stesso. Da
ciò segue che l'aggiunta
dell'acqua non è indispensabile.
SOLUZIONE DELLE
DIFFICOLTÀ:
1. Il testo di S. Cipriano si deve
intendere non nel senso di un'impossibilità assoluta, ma di una
mancanza di convenienza. Quindi il suo paragone serve a chiarire
che ciò è obbligatorio, non già che è indispensabile: l'acqua infatti
nel pane è elemento essenziale, non così nel vino.
2. L'effusione del sangue faceva direttamente parte della stessa
passione di Cristo, essendo naturale per un corpo umano ferito che
da esso sgorghi sangue. Invece l'effusione dell'acqua non era necessaria nella passione, ma avvenne per mostrare
gli effetti, che sono
l'abluzione dei peccati e il refrigerio contro gli ardori della concupiscenza.
Perciò in questo sacramento l'acqua non si offre separatamente dal vino, come il vino si offre separatamente dal pane;
ma l'acqua si offre mescolata col vino, per indicare che il vino
appartiene di per sé al sacramento quale suo costitutivo necessario,
l'acqua invece in quanto si aggiunge al vino.
3. Non essendo l'aggiunta dell'acqua al vino indispensabile per
la validità del sacramento, non ha importanza la specie di acqua
che si versa nel vino: che essa cioè sia naturale o artificiale, p. es.,
di rose. Sebbene, rispetto alla riverenza dovuta al sacramento,
pecchi chi infonde acqua diversa da quella vera e naturale: perché
dal costato di Cristo pendente dalla croce uscì acqua vera, e non
umore flemmatico, come alcuni hanno detto; e ciò per dimostrare
che il corpo di Cristo era veramente composto dei quattro elementi,
come lo sgorgare del sangue provava che era composto dei quattro
umori, conforme a quanto dice Innocenzo III in una Decretale. Il mescolamento invece dell'acqua con la farina, essendo di
necessità per questo sacramento, quale costitutivo appunto della
sostanza del pane, se alla farina si mescolasse acqua di rose o qualunque
altro liquido diverso dall'acqua vera, con tale materia non si potrebbe consacrare il sacramento,
perché non sarebbe vero pane.
ARTICOLO
8
Se l'acqua si debba aggiungere in grande
quantità
SEMBRA che l'acqua si debba aggiungere in grande
quantità.
Infatti:
1. Dal costato di Cristo come
sgorgò in modo ben visibile il
sangue, così sgorgò anche l'acqua; tanto che S. Giovanni ha potuto
dire: "Chi vide, attesta il fatto". Ma l'acqua non potrebbe essere
visibile in questo sacramento, se non si aggiungesse in grande quantità. Dunque
l'acqua si deve aggiungere in grande quantità.
2. Poca acqua mischiata a molto vino sparisce. Ma
ciò che
sparisce, non esiste più. Perciò aggiungere poca acqua in questo
sacramento è come non aggiungerne affatto. Ma non aggiungerne
non è affatto lecito. Dunque non è permesso aggiungerne in piccola quantità.
3. Se bastasse metterne poca, sarebbe sufficiente versare una
goccia in tutta una botte. Ma questo è ridicolo. Quindi non
basta aggiungerne in piccola quantità.
IN CONTRARIO: Nelle Decretali a proposito della celebrazione
della Messa si legge: "Un pericoloso abuso è invalso dalle tue parti, cioè che nel sacrificio si metta
più acqua che vino, mentre secondo
la consuetudine della Chiesa universale è da usarsi in esso più vino
che acqua".
RISPONDO: Circa l'acqua che si aggiunge al vino ci sono tre
opinioni, come ricorda Innocenzo III in una Decretale. Alcuni
sostengono che l'acqua unita al vino rimane acqua, dopo che il
vino si è convertito in sangue. - Ma questa opinione non regge. Perché nel sacramento dell'altare dopo la consacrazione nient'altro
è presente che il corpo e il sangue di Cristo, come dice S.
Ambrogio: "Prima della consacrazione è designata un'altra sostanza,
dopo la consacrazione si parla di corpo". Altrimenti non si potrebbe adorare con culto di latria.
Altri
perciò affermarono che, come il vino si converte in sangue,
così l'acqua si converte nell'acqua uscita dal costato di Cristo. -
Ma neppure questa opinione è ragionevole. Perché allora l'acqua
si dovrebbe consacrare separatamente dal vino, come il vino dal
pane.
È
dunque più probabile, secondo lo stesso Innocenzo III,
l'opinione di altri i quali dicono che l'acqua si converte in vino e il
vino in sangue. Ora, questo non potrebbe avvenire, se non si aggiungesse così poca acqua da
potersi mutare in vino. Di conseguenza è cosa comunque
più sicura aggiungere poca acqua, specialmente se il vino
è debole; perché se si facesse tale aggiunta d'acqua
da far cambiare la specie al vino, non si potrebbe consacrare validamente il sacramento. Per questo motivo il Papa S. Giulio
rimprovera alcuni, che "per tutto l'anno conservano un panno di lino
inzuppato di mosto, e al momento del sacrificio ne lavano con
acqua una parte e così celebrano".
SOLUZIONE DELLE
DIFFICOLTÀ:
1. Basta al simbolismo di questo
sacramento che l'acqua sia visibile quando si versa, ma non è necessario che lo sia dopo l'infusione.
2. Se l'acqua non si aggiungesse affatto, se ne sopprimerebbe il
simbolismo, invece quando l'acqua si muta in vino viene a indicare
l'incorporazione del popolo a Cristo.
3. Se l'acqua si aggiungesse al vino nella botte, non si avrebbe
il simbolismo di questo sacramento; occorre invece che l'acqua
sia aggiunta al vino durante la celebrazione del sacramento.
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