L'Eucarestia
Somma Teologica III, q. 76
Il modo in cui Cristo è presente in questo sacramento
Veniamo ora a considerare il modo in cui Cristo è presente in
questo sacramento.
In proposito si pongono otto quesiti: 1. Se Cristo sia per intero
in questo sacramento; 2. Se Cristo sia tutto intero in ambedue
le specie del sacramento; 3. Se Cristo sia per intero in tutte le
parti delle specie; 4. Se le dimensioni del corpo di Cristo siano
rispettate in questo sacramento; 5. Se il corpo di Cristo sia in
questo sacramento localmente; 6. Se il corpo di Cristo venga
mosso al muoversi dell'ostia o del calice dopo la consacrazione;
7. Se il corpo di Cristo sia percepibile dagli occhi in questo sacramento; 8. Se il vero corpo di Cristo rimanga in questo sacramento,
quando miracolosamente appare sotto le sembianze di bambino
o di carne.
ARTICOLO
1
Se tutto Cristo sia contenuto per intero in questo sacramento
SEMBRA che Cristo non sia contenuto per intero in questo
sacramento. Infatti:
1. Cristo incomincia a essere in questo sacramento per la
conversione del pane e del vino. Ma è evidente che il pane e il vino
non possono convertirsi né nella divinità di Cristo, né nella sua
anima. Ora, Cristo essendo composto di tre sostanze, cioè di
divinità, di anima e di corpo, come sopra abbiamo detto, è chiaro
che egli non è presente per intero in questo sacramento.
2. Cristo è in questo sacramento per il nutrimento dei fedeli,
che consiste nel cibo e nella bevanda, come si è detto. Ora, il
Signore afferma: "La mia carne è veramente cibo e il mio sangue
è veramente bevanda". Perciò in questo sacramento ci sono soltanto la carne e il sangue di Cristo. Ma ci sono molte altre parti
nel corpo del Cristo: p. es., i nervi, le ossa e altre simili. Dunque
Cristo non è contenuto per intero in questo sacramento.
3. Un corpo di maggiore grandezza non può essere contenuto
tutto nelle misure di una quantità minore. Ma le misure del pane
e del vino consacrato sono molto più piccole delle misure proprie
del corpo di Cristo. Dunque non è possibile che Cristo sia contenuto per intero in questo sacramento.
IN CONTRARIO: S. Ambrogio afferma:
"In questo sacramento
c'è Cristo".
RISPONDO: È necessario riconoscere, secondo la fede cattolica,
che tutto il Cristo è presente in questo sacramento. Si noti però
che le parti del Cristo possono essere in questo sacramento in due
modi: primo, quasi in forza del sacramento; secondo, per concomitanza naturale. In forza del sacramento è presente sotto le specie
sacramentali ciò in cui direttamente si converte la preesistente sostanza del pane e del vino, come significano le parole della forma,
che qui sono efficaci come negli altri sacramenti, e cioè: "Questo
è il mio corpo", "Questo è il mio sangue". Per concomitanza
naturale poi è presente in questo sacramento ciò che è realmente
congiunto con quanto costituisce il termine della conversione suddetta. Infatti, di due cose unite realmente tra loro, dov'è
realmente l'una bisogna che sia anche l'altra: poiché le cose che sono
unite realmente vengono separate solo dall'attività dello spirito.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Poiché la conversione del
pane e del vino non termina alla divinità o all'anima del Cristo,
è logico che la divinità e l'anima di Cristo non possono essere
presenti in forza del sacramento, ma per concomitanza naturale.
Infatti, non avendo mai la divinità lasciato il corpo che assunse,
dovunque si trova il corpo di Cristo, deve esserci anche la sua
divinità. Quindi in questo sacramento è necessariamente presente
la divinità di Cristo in concomitanza del suo corpo. Ecco perché
negli atti del Concilio di Efeso si legge: "Diventiamo partecipi
del corpo e del sangue di Cristo, ricevendo non una carne comune,
né quella di un uomo santificato e congiunto con il Verbo a titolo
di onore, ma una carne veramente vivificante e divenuta propria
del Verbo stesso".
L'anima al contrario una volta si separò realmente dal corpo,
come si è detto sopra. Perciò, se in quel triduo di morte fosse stato
celebrato questo sacramento, l'anima non vi sarebbe stata presente,
né in forza del sacramento, né per concomitanza naturale. Ma
poiché "il Cristo risorto da morte non muore più", come dice
S. Paolo, la sua anima è sempre realmente unita al corpo. E quindi,
in questo sacramento, il corpo di Cristo è presente in forza del
sacramento, l'anima invece per concomitanza reale.
2. In virtù del sacramento nell'Eucarestia è presente sotto le
specie del pane non solo la carne, ma tutto il corpo di Cristo, cioè
le ossa, i nervi e le altre parti consimili. Ciò risulta dalla forma
di questo sacramento, nella quale non si dice: "Questa è la mia
carne", bensì: "Questo è il mio corpo". Perciò nelle parole del
Signore: "La mia carne è veramente cibo", carne sta per il corpo
intero, poiché essa secondo gli usi degli uomini è più adatta alla
funzione di cibo: infatti comunemente gli uomini si cibano della
carne degli animali, e non delle ossa o di altre parti del corpo.
3. Come si è già detto, avvenuta la conversione del pane nel
corpo di Cristo o del vino nel sangue, gli accidenti dell'uno e
dell'altro rimangono. Da ciò risulta che la conversione non sta
nelle dimensioni del pane e del vino che si mutano nelle dimensioni
del corpo di Cristo, ma nella conversione da sostanza a sostanza.
Cosicché la sostanza del corpo o del sangue di Cristo è presente
in questo sacramento in forza del sacramento, non così le dimensioni del suo corpo e del suo sangue. È perciò evidente che il
corpo di Cristo è presente in questo sacramento secondo il modo
della sostanza e non secondo il modo della quantità. Ora, la totalità
propria della sostanza è contenuta indifferentemente in una quantità piccola o in una quantità grande: la natura dell'aria, p. es., è
tutta intera in un grande come in un piccolo volume di aria, e la
natura dell'uomo è tutta, sia in un uomo grande, che in uno piccolo.
Perciò anche in questo sacramento dopo la consacrazione è contenuta tutta la sostanza del corpo e del sangue di Cristo, come prima
della consacrazione c'era contenuta la sostanza del pane e del vino.
ARTICOLO
2
Se sotto ognuna delle due specie di questo sacramento sia contenuto
tutto il Cristo
SEMBRA che sotto ognuna delle due specie di questo sacramento
non sia contenuto tutto il Cristo. Infatti:
1. Questo sacramento è ordinato alla salvezza dei fedeli, non
per la virtù delle specie, ma di ciò che è contenuto sotto le specie:
poiché le specie esistevano già prima della consacrazione, con la
quale inizia la virtù di questo sacramento. Se dunque sotto una
specie niente si contiene che non sia contenuto nell'altra, e tutto
il Cristo è contenuto in ciascuna di esse, una delle due specie è
superflua in questo sacramento.
2. Si è detto che il termine carne abbraccia tutte le altre parti
del corpo, cioè le ossa, i nervi e così via. Ma il sangue è una
delle parti del corpo umano, come spiega Aristotele. Se dunque
il sangue di Cristo è contenuto sotto le specie del pane, alla maniera che sono contenute le altre parti del corpo, non si dovrebbe
consacrare separatamente il sangue, come non si consacra separatamente nessun'altra parte del corpo.
3. Quello che già è stato fatto, non può farsi ormai. Ora, il
corpo di Cristo è già presente in questo sacramento per la consacrazione del pane. Non può dunque incominciare a esserci una
seconda volta per la consacrazione del vino. Quindi sotto le specie
del vino non sarà contenuto il corpo di Cristo, e di conseguenza
non sarà in esso contenuto tutto il Cristo. Perciò in ognuna delle
due specie non è contenuto Cristo nella sua integrità.
IN CONTRARIO: La
Glossa a commento delle parole di S. Paolo
afferma che "sotto ambedue le specie", cioè del pane e del vino,
"si riceve la medesima realtà". È chiaro quindi che in ognuna
di esse, Cristo è presente per intero.
RISPONDO: Da quanto abbiamo già detto deriva come tesi
certissima che sotto ognuna delle due specie sacramentali è presente tutto il Cristo: però in modi diversi. Infatti sotto le specie
del pane il corpo di Cristo è presente in forza del sacramento, il
sangue invece per concomitanza naturale, come si è detto sopra
riguardo all'anima e alla divinità. Al contrario sotto le specie del
vino è presente il sangue di Cristo in forza del sacramento, e il
corpo di Cristo per concomitanza naturale, come l'anima e la
divinità; questo perché attualmente il sangue di Cristo non è
separato dal suo corpo, come lo fu nel tempo della sua passione
e morte. Poiché, se allora si fosse celebrato questo sacramento,
sotto le specie del pane ci sarebbe stato il corpo di Cristo senza il
sangue e sotto le specie del vino il sangue senza il corpo, come
voleva la realtà delle cose.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Sebbene tutto il Cristo sia
presente in ciascuna delle due specie, non vi è presente inutilmente.
Primo, perché ciò serve a rappresentare efficacemente la passione
di Cristo, nella quale il sangue fu separato dal corpo. Cosicché
nella forma stessa della consacrazione del sangue viene ricordata
la sua effusione.
Secondo, la cosa è adatta all'uso del sacramento, al fine di poter
offrire distintamente ai fedeli il corpo di Cristo come cibo e il
sangue come bevanda.
Terzo, ciò si addice anche agli effetti, perché, come abbiamo
accennato sopra, "il corpo viene offerto per la salvezza del corpo
e il sangue per la salvezza dell'anima".
2. Nella passione di Cristo, della quale l'Eucarestia è il
memoriale, le altre parti del corpo non rimasero separate tra loro come
il sangue; ma il corpo rimase integro, in conformità alle parole: "Non gli romperete alcun
osso". Ecco perché in questo sacramento nessun'altra parte, all'infuori del sangue, viene consacrata
separatamente dal corpo.
3. Il corpo di Cristo, come si è detto, non è nelle specie del vino
in forza del sacramento, ma solo per concomitanza. Quindi con
la consacrazione del vino si renderà presente il corpo di Cristo non
direttamente, ma per concomitanza.
ARTICOLO
3
Se Cristo sia per intero in ogni
particella delle specie del pane e del
vino
SEMBRA che Cristo non sia per intero in ogni particella delle
specie del pane e del vino. Infatti:
1. Quelle specie si possono dividere all'infinito. Se dunque Cristo
fosse per intero in ogni particella delle specie suddette, sarebbe
infinite volte in questo sacramento. Il che è inammissibile: poiché
l'infinito ripugna non solo nell'ordine della natura, ma anche in
quello della grazia.
2. Il corpo di Cristo, essendo organico, ha le sue parti
determinatamente distanziate, perché è della natura di un corpo organico
una certa distanza tra le singole parti, come tra un occhio e l'altro,
tra un occhio e un orecchio. Ma questo sarebbe impossibile, se
in tutte le parti delle specie ci fosse tutto il Cristo, perché allora
in ogni singola parte sarebbero presenti tutte le parti, e così dove
fosse una parte ci sarebbe anche l'altra. Non è dunque possibile
che Cristo per intero sia in tutte le parti dell'ostia, oppure del
vino contenuto nel calice.
3. Il corpo di Cristo conserva sempre la sua vera natura di
corpo e non si cambia in spirito. Ma è proprio della natura del
corpo di essere "una quantità avente posizione", come si esprime
Aristotele. Ebbene, la natura della quantità vuole che parti diverse
occupino diverse parti dello spazio. È dunque impossibile che
tutto il Cristo sia in tutte le parti delle specie.
IN CONTRARIO: S. Agostino
afferma: "Ciascuno riceve il Cristo
Signore: e nelle singole porzioni egli è tutto senza diminuzione,
ma a ciascuno egli si dona intero".
RISPONDO: Poiché, come risulta dalle spiegazioni già date, la
sostanza del corpo di Cristo è presente in questo sacramento in
forza del sacramento, mentre la quantità con le sue dimensioni
è presente per concomitanza, il corpo di Cristo è presente in questo
sacramento alla maniera delle sostanze, ossia alla stessa maniera
in cui la sostanza è presente sotto le proprie dimensioni, non già
come le dimensioni: ossia non alla maniera in cui la quantità estesa
di un corpo è nella quantità estesa dello spazio. Ora, è chiaro che
la natura di una sostanza è tutta in tutte le parti delle dimensioni
che la contengono: in tutte le parti dell'aria, p. es., c'è tutta la
natura dell'aria, e in tutte le parti di un pane c'è tutta la natura
del pane. E questo, sia nel caso che le dimensioni siano di fatto
divise, come quando si divide l'aria o si taglia il pane; sia nel
caso che non lo siano, pur essendo divisibili in potenza. È dunque
evidente che Cristo è tutto in ciascuna parte delle specie del pane,
anche se l'ostia rimane intera: e non soltanto quando si spezza,
come dicono alcuni, i quali portano l'esempio dell'immagine
riflessa nello specchio, la quale è unica nello specchio intero, mentre
rompendo lo specchio in ogni frammento di esso appaiono altrettante immagini. Ma tra i due fatti non c'è tanta somiglianza.
Perché la moltiplicazione di tali immagini nello specchio rotto
dipende dalle diverse rifrazioni nelle varie parti dello specchio;
mentre qui non c'è che una sola consacrazione in forza della quale
il corpo di Cristo è presente nel sacramento.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Il numero segue la divisione.
Quindi finché la quantità rimane una in atto, né le sostanze delle
varie cose sono ripetutamente dentro le proprie dimensioni, né il
corpo di Cristo è più volte dentro le dimensioni del pane. Quindi
neppure infinite volte; ma tante volte quante sono le parti in
cui si divide.
2. Quella determinata distanza tra le parti di un corpo organico
si fonda sull'estensione della sua quantità; ma la natura della
sostanza precede anche l'estensione della quantità. Ora, poiché la
conversione della sostanza del pane termina direttamente alla
sostanza del corpo di Cristo, e quest'ultimo si trova propriamente
e direttamente come sostanza in questo sacramento, le distanze
suddette tra le parti organiche sono senza dubbio nel vero corpo
di Cristo; tale corpo però non riguarda questo sacramento secondo
quelle determinazioni spaziali, bensì secondo il modo di essere della
propria sostanza, come sopra abbiamo detto.
3. L'argomento parte dalla natura che appartiene al corpo
secondo la sua estensione quantitativa. Ma, come noi abbiamo
già notato sopra, il corpo di Cristo riguarda questo sacramento
non secondo l'estensione o quantità, bensì secondo la sua sostanza.
ARTICOLO 4
Se le dimensioni del corpo di Cristo siano per intero in questo
sacramento
SEMBRA che le dimensioni del corpo di Cristo non siano per
intero in questo sacramento. Infatti:
1. Sopra abbiamo concluso che il corpo di Cristo è contenuto
per intero in tutte le parti dell'ostia consacrata. Ora, nessuna
quantità estesa può essere contenuta per intero in un tutto e in
ciascuna delle sue parti. È dunque impossibile che tutte le dimensioni del corpo del Cristo siano contenute per intero in questo
sacramento.
2. È impossibile, spiega Aristotele, che due quantità estese
occupino lo stesso spazio, pur essendo l'una separata e l'altra in un
corpo fisico. Ma in questo sacramento rimane la quantità estesa
del pane, come appare ai sensi. Dunque in esso non sono presenti
le dimensioni del corpo di Cristo.
3. Se due estensioni disuguali si
pongono una accanto all'altra,
la più grande si estende oltre la più piccola. Ma l'estensione del
corpo di Cristo è molto più grande di quella dell'ostia consacrata.
Se dunque in questo sacramento fossero presenti le dimensioni del
corpo di Cristo insieme a quelle dell'ostia, le prime oltrepasserebbero le dimensioni dell'ostia. E tuttavia quest'ultima include la
sostanza del corpo di Cristo. Conseguentemente la sostanza del
corpo di Cristo sarà presente in questo sacramento anche fuori
delle specie del pane. Il che è inammissibile, poiché la sostanza
del corpo di Cristo è presente in questo sacramento solo in forza
della consacrazione del pane, come si è detto. Dunque è impossibile che le dimensioni del corpo di Cristo siano per intero in questo
sacramento.
IN CONTRARIO: Le dimensioni di un corpo sono nella realtà
inseparabili dalla sostanza. Ma in questo sacramento c'è tutta la
sostanza del corpo di Cristo, come si è detto sopra. Dunque le
dimensioni del corpo del Cristo sono per intero in questo sacramento.
RISPONDO: Quanto appartiene a Cristo può essere presente in
questo sacramento, come si è detto sopra, in due modi: primo,
in forza del sacramento; secondo, per naturale concomitanza.
Ebbene, le dimensioni del corpo di Cristo non sono in questo sacramento in forza del sacramento. Infatti in forza del sacramento è
presente nell'Eucarestia ciò a cui termina direttamente la conversione. Ma la conversione sacramentale termina direttamente alla
sostanza del corpo di Cristo e non alle sue dimensioni. Ciò risulta
con evidenza dal fatto che rimangono le dimensioni (delle specie)
dopo la consacrazione, mentre si muta solo la sostanza del pane.
- Tuttavia, poiché la sostanza del corpo di Cristo non viene
realmente spogliata delle proprie dimensioni né degli altri suoi
accidenti, ne segue che in forza della concomitanza naturale sono
presenti in questo sacramento tutte le dimensioni del corpo di
Cristo e tutti gli altri suoi accidenti.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Il modo di essere di qualsiasi
cosa è determinato da ciò che essa possiede per se e non da ciò che
possiede per accidens: un corpo, p. es., è presente nell'occhio per
la sua bianchezza e non per la sua dolcezza, sebbene il medesimo
corpo possa essere bianco e dolce. Per cui la dolcezza è nell'occhio
secondo il modo della bianchezza, e non secondo il modo della
dolcezza. Ebbene, poiché in forza del sacramento nell'Eucarestia
è presente la sostanza del corpo di Cristo, mentre le sue dimensioni
ci sono per concomitanza e quasi per accidens, tali dimensioni sono
presenti in questo sacramento non nel modo loro proprio, e cioè
integralmente in tutto il corpo e parzialmente nelle singole parti;
ma secondo il modo della sostanza, la cui natura è di essere tutta
nel tutto e tutta in ciascuna parte.
2. Due dimensioni non possono per natura occupare insieme il
medesimo spazio con la presenza dovuta alle dimensioni, secondo
il loro modo di essere. Ma in questo sacramento sono presenti
secondo il proprio modo, ossia per commisurazione, le dimensioni
del pane; non già le dimensioni del corpo di Cristo, che sono presenti secondo il modo della sostanza, come si è spiegato sopra.
3. Le dimensioni del corpo di Cristo non sono in questo
sacramento a modo di commisurazione, il quale è proprio della quantità
e implica che una quantità più grande sia più estesa di una quantità più piccola; ma ci sono nel modo già spiegato.
ARTICOLO 5
Se il corpo di Cristo sia presente come localizzato in questo
sacramento
SEMBRA che il corpo di Cristo sia presente come localizzato in
questo sacramento. Infatti:
1. Essere in un luogo in maniera delimitante e circoscrittiva fa
parte della localizzazione. Ma il corpo di Cristo sembra che sia
in questo sacramento per delimitazione: perché è presente là dove
sono le specie del pane e del vino, senza essere in altre parti dell'altare. Sembra inoltre che vi sia presente in maniera
circoscrittiva, perché è contenuto talmente entro la superficie dell'ostia
consacrata, da non oltrepassarla e da non esserne oltrepassato.
Dunque il corpo di Cristo è come localizzato in questo sacramento.
2. Il luogo occupato dalle specie del pane non è vuoto: la natura
infatti non soffre il vuoto. In esso però non c'è più la sostanza del
pane, come si è detto sopra, ma solo il corpo di Cristo. Dunque
il corpo di Cristo riempie quello spazio. Ma ogni cosa che occupa
uno spazio, è localizzata in esso. Quindi il corpo di Cristo è localmente in questo sacramento.
3. In questo sacramento, come si è detto, il corpo di Cristo è
presente con le sue dimensioni e con tutti i suoi accidenti. Ma la
localizzazione è un accidente del corpo: difatti tra le nove specie
di accidenti c'è anche l'ubi. Perciò il corpo di Cristo è localizzato
in questo sacramento.
IN CONTRARIO: Luogo e locato devono combaciare
perfettamente, come spiega Aristotele. Ma il luogo occupato da questo
sacramento, è molto più piccolo del corpo di Cristo. Dunque il
corpo di Cristo non è presente come localizzato in questo sacramento.
RISPONDO: Il corpo di Cristo, come si è già detto, non è in
questo sacramento alla maniera delle quantità estese, ma piuttosto
alla maniera delle sostanze. Ora, ogni corpo localizzato è nel luogo
alla maniera della quantità estesa, cioè commisurando ad esso le
proprie dimensioni. Ne segue perciò che il corpo di Cristo è in
questo sacramento non localizzato, ma alla maniera delle sostanze:
ossia alla maniera in cui una sostanza può essere contenuta dalle
dimensioni. Infatti in questo sacramento la sostanza del corpo
di Cristo subentra alla sostanza del pane. E quindi come la sostanza del pane non era localmente ma sostanzialmente sotto le
proprie dimensioni, così la sostanza del corpo di Cristo. Quest'ultima però non fa da soggetto a quelle dimensioni, come lo faceva
la sostanza del pane. Perciò il pane era ivi presente localmente
in forza delle proprie dimensioni: poiché si riferiva a quello spazio
tramite le dimensioni proprie. Invece la sostanza del corpo di
Cristo si riferisce a quello spazio per mezzo di dimensioni non
proprie: anzi, le dimensioni proprie del corpo di Cristo si riferiscono a quello spazio per mezzo della sostanza. E questo è contro
la natura della localizzazione di un corpo. Dunque in nessun modo
il corpo di Cristo è localizzato in questo sacramento.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Il corpo del Cristo non è in
questo sacramento in maniera delimitante, perché allora non
sarebbe se non sull'altare dove si compie questo sacramento, mentre invece è in cielo secondo le proprie sembianze e in molti altri
altari sotto le specie sacramentali. Parimenti è chiaro che non
è in questo sacramento in maniera circoscrittiva, perché non commisura ad esso la propria quantità, come si è detto. Che poi non
oltrepassi la superficie del sacramento e non sia presente in altre
parti dell'altare non dipende dalla presenza delimitante o circoscrittiva; ma dipende dal fatto che la sua presenza sacramentale
deriva, come si è detto sopra, dalla consacrazione e dalla conversione del pane e del vino.
2. Il luogo dov'è il corpo di Cristo non è vuoto. Tuttavia non
è propriamente occupato dalla sostanza del corpo di Cristo, la
quale non vi è presente localmente, come si è detto. Ma è occupato dalle specie sacramentali, le quali sono in grado di riempire
lo spazio, o in forza della natura delle loro dimensioni, o almeno
miracolosamente, come già miracolosamente sussistono a imitazione della sostanza.
3. Gli accidenti del corpo del Cristo, come abbiamo notato,
sono in questo sacramento per concomitanza naturale. Perciò in
questo sacramento sono presenti gli accidenti che sono intrinseci
al corpo di Cristo. Ora, la localizzazione è un accidente relativo
allo spazio estrinseco che contiene. Non è perciò necessario che
Cristo sia presente come localizzato in questo sacramento.
ARTICOLO 6
Se il corpo di Cristo in questo sacramento sia soggetto al moto
SEMBRA che il corpo di Cristo in questo sacramento sia soggetto
al moto. Infatti:
1.
"Se noi ci muoviamo, si muove con noi quanto in noi si
trova", dice Aristotele. E ciò vale anche per la sostanza spirituale
dell'anima. Ma Cristo è presente in questo sacramento, come si
è detto. Dunque si muove anch'egli col muoversi del sacramento.
2. La verità deve corrispondere alla figura. Ora, dell'agnello
pasquale che era figura in questo sacramento "niente rimaneva
per la mattina dopo", come prescriveva la legge. Dunque neppure il corpo di Cristo deve rimanere in questo sacramento, se
lo si vuol conservare per il giorno dopo. Quindi non è presente
stabilmente in questo sacramento.
3. Se il corpo di Cristo restasse in questo sacramento anche per
il giorno dopo, per lo stesso principio resterebbe pure per sempre,
perché non si può dire che venga meno con la sparizione delle
specie, dato che l'esistenza del corpo di Cristo non dipende da
esse. Di fatto però Cristo non rimane per sempre in questo sacramento. Perciò sembra che l'indomani stesso, o poco tempo dopo,
cessi di essere in questo sacramento. Quindi Cristo non vi è presente in modo stabile.
IN CONTRARIO: È impossibile che un'identica cosa sia insieme
ferma e in moto, perché allora si verificherebbe una contraddizione.
Ma il corpo di Cristo in cielo è sottratto alla mutazione. Dunque
esso in questo sacramento non è soggetto al moto.
RISPONDO: Quando una cosa ha unità di soggetto e pluralità
di aspetti, niente impedisce che sotto un aspetto si muova e sotto
un altro rimanga immobile: per un corpo, p. es., altro è essere
bianco e altro è essere grande, cosicché può mutare di colore e
rimanere invariato nella grandezza. Ora, per Cristo non è la stessa
cosa essere in sé ed essere nel sacramento: poiché dicendo che egli
è nel sacramento, si indica una sua relazione con questo sacramento.
Perciò in rapporto al modo sacramentale di essere, Cristo non si
muove localmente per se, ma solo per accidens. Cristo infatti non
è localizzato in questo sacramento, secondo le spiegazioni date;
ora, ciò che non è localizzato non si muove per se, ma solo per il
movimento del soggetto che lo contiene.
Similmente, per quanto riguarda l'esistenza sacramentale,
(il corpo di Cristo) non subisce di per sé neppure altri tipi di mutazione:
p. es., la cessazione dell'esistenza sacramentale. Perché ciò che ha
di per sé un'esistenza indefettibile, non può essere causa di defettibilità, ma cessa di essere in una cosa, se questa viene a mancare:
Dio, p. es., il cui essere è indefettibile e immortale, cessa di essere
in qualche creatura corruttibile, per il fatto che la creatura corruttibile cessa di esistere. Allo stesso modo Cristo, avendo un
essere indefettibile e incorruttibile, non può perdere l'esistenza
sacramentale, né per corruzione propria, né per una propria dipartita, come sopra abbiamo visto, ma solo per la corruzione delle
specie eucaristiche.
È dunque evidente che Cristo in questo sacramento non è di
per sé soggetto al moto.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. L'argomento si basa sul moto
per accidens, in forza del quale in seguito al nostro moto si muove
quanto è in noi. Questo però avviene in modo diverso per le cose
che per se stesse possono occupare uno spazio, come i corpi, e per
quelle che per se stesse non possono occupare uno spazio, come
le forme e le sostanze spirituali. Ebbene, a questo ultimo si può
ridurre il moto per accidens accessorio, che attribuiamo a Cristo
in questo sacramento, nel quale egli non ha un essere localizzato.
2. Sembra che da tale ragione siano stati sollecitati alcuni
che
negarono la permanenza di Cristo in questo sacramento per la
conservazione fino al giorno successivo. Contro costoro S. Cirillo
scrive: "È pazzo chi afferma che la mistica benedizione perde la
sua forza santificatrice, se qualcosa ne avanza per il giorno dopo.
Non si muta infatti il corpo di Cristo consacrato, ma continua in
esso la virtù della benedizione e la grazia vivificante". Del resto
tutte le altre consacrazioni perdurano finché rimangono le cose
consacrate, e per questo non si ripetono. - Sebbene la figura
debba corrispondere alla verità, non può mai adeguarla.
3. Il corpo di Cristo rimane in questo sacramento, non solo fino
all'indomani, ma anche oltre, finché durano le specie sacramentali.
Quando esse cessano, smette di esistere in esse il corpo di Cristo,
non perché dipenda da esse, ma perché viene a mancare il suo
legame con quelle specie. Allo stesso modo cioè, in cui Dio cessa
di essere Signore di una creatura, quando questa viene a mancare.
ARTICOLO
7
Se il corpo di Cristo nella sua
presenza sacramentale possa essere
visibile almeno all'occhio glorificato
SEMBRA che il corpo di Cristo nella sua presenza sacramentale
possa essere visibile almeno all'occhio glorificato. Infatti:
1. I nostri occhi sono impediti di vedere il corpo di Cristo
presente in questo sacramento dalle specie sacramentali che lo ricoprono. Ma nulla può impedire a un occhio glorificato di vedere
tutti i corpi come sono. Dunque un occhio glorificato può vedere
il corpo di Cristo com'è presente in questo sacramento.
2. I corpi gloriosi dei santi
"somiglieranno al corpo glorioso del
Cristo", come dice S. Paolo. Ma Cristo con i suoi occhi vede se
stesso com'è nel sacramento. Dunque per la stessa ragione può
vederlo qualunque altro occhio glorificato.
3. I santi nella resurrezione saranno
"uguali agli angeli", come
dice S. Luca. Ma gli angeli vedono il corpo di Cristo com'è in questo sacramento; perché si riscontra che i demoni stessi rispettano
e temono questo sacramento. Quindi anche un occhio glorificato
potrà vedere quel corpo com'è in questo sacramento.
IN CONTRARIO: L'identica cosa non può apparire
simultaneamente diversa alla medesima facoltà. Ma l'occhio glorificato
Cristo lo vede sempre com'è nella sua propria specie, in conformità
alle parole di Isaia: "Vedranno il re nel suo splendore". Dunque
non lo vede com'è sotto la specie di questo sacramento.
RISPONDO: Ci sono due tipi di occhi: gli occhi del corpo, ossia
in senso proprio, e gli occhi dell'intelletto, ossia in senso metaforico.
Ora, il corpo di Cristo com'è in questo sacramento non può esser
visto da nessun occhio corporale. Primo, perché un corpo visibile
agisce con i suoi accidenti sul mezzo ambiente. Invece gli accidenti del corpo di Cristo
sono in questo sacramento solo indirettamente mediante la sostanza, cosicché gli accidenti del corpo di
Cristo non hanno rapporto diretto né con questo sacramento né
con i corpi circostanti. Quindi non possono agire sul mezzo ambiente, così da rendersi visibili a un occhio corporale.
Secondo, perché il corpo di Cristo, come si è detto sopra, è in
questo sacramento alla maniera della sostanza. Ma la sostanza in
quanto tale non è visibile a un occhio corporale, né è conoscibile
da altri sensi e neppure dall'immaginazione, ma soltanto dall'intelligenza la quale ha per oggetto
"ciò che la cosa è", come si esprime Aristotele. Perciò, propriamente parlando, il corpo di Cristo nella sua
presenza sacramentale non è percepibile né dal senso né
dall'immaginazione; ma solo dall'intelletto, che viene chiamato l'occhio dello spirito.
Però è percepito diversamente dalle diverse intelligenze.
Essendo infatti del tutto soprannaturale la presenza di Cristo in
questo sacramento, egli è direttamente visibile all'intelletto soprannaturale, cioè a quello
divino, e per conseguenza è visibile all'intelletto beato, e dell'angelo e dell'uomo, che per la partecipazione
della luce dell'intelletto divino vede le cose soprannaturali nella
visione dell'essenza divina. Ma dall'intelletto dell'uomo viatore (il corpo sacramentale di
Cristo) non può essere percepito se non
mediante la fede, come tutte le altre cose soprannaturali. Anzi
neppure l'intelletto angelico è in grado di percepirlo con i suoi
mezzi naturali. Cosicché i demoni non possono vedere intellettualmente Cristo in questo sacramento, se non mediante la fede, alla
quale si arrendono non liberamente, ma vinti dall'evidenza dei miracoli, secondo le parole di S. Giacomo:
"I demoni credono e tremano".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Ai nostri occhi corporali è
impedita dalle specie sacramentali la visione del corpo di Cristo,
presente sotto di esse, non solo perché lo ricoprono come un velo
materiale; ma perché il corpo di Cristo non si riferisce all'ambiente
che circonda questo sacramento per mezzo dei propri accidenti, bensì per mezzo delle specie sacramentali.
2. Gli
occhi corporei di Cristo vedono lui stesso nella sua presenza sacramentale, ma non possono vedere il modo stesso di tale
presenza, che è oggetto d'intelletto. Non è detto però che possano
fare lo stesso altri occhi glorificati; perché gli occhi di Cristo sono
essi stessi in questo sacramento: cosa che non è concessa a nessun altro occhio glorioso.
3. L'angelo buono o cattivo non può vedere nulla con l'occhio
del corpo, ma solo con l'occhio dell'intelletto. Quindi il confronto
non regge, come risulta da quanto si è detto.
ARTICOLO
8
Se quando per miracolo
appare in questo sacramento o la carne o
un bambino, vi sia veramente presente il corpo di Cristo
SEMBRA che quando per miracolo
appare in questo
sacramento, o la carne, o un bambino, non vi sia veramente presente
il corpo di Cristo. Infatti:
1. Il corpo di Cristo cessa di essere in questo sacramento, quando
cessano di esistere le specie sacramentali, come si è detto. Ma
quando appare la carne, o un bambino, cessano di esistere le
specie sacramentali. Dunque allora non c'è più il corpo di Cristo.
2. Il corpo di Cristo, dovunque sia presente, o c'è con le proprie
sembianze, o sotto le specie sacramentali. Ma quando avvengono
tali apparizioni, è chiaro che non si tratta della presenza di Cristo
nelle proprie sembianze, perché in questo sacramento è presente
tutto il Cristo che rimane invariabile nello stato in cui salì al cielo;
mentre ciò che appare per miracolo in questo sacramento si
presenta a volte come un pezzetto di carne, a volte come un bambino. È chiaro anche che non si tratta della presenza di Cristo sotto le
specie sacramentali, che sono le specie del pane e del vino. Dunque è
evidente che il corpo di Cristo non è là presente in nessuna maniera.
3. Il corpo di Cristo inizia la sua presenza in questo sacramento
con la consacrazione e la conversione, come sopra abbiamo visto.
Ma la carne e il sangue che appaiono miracolosamente non sono né
consacrati, né si sono convertiti nel vero corpo e sangue di Cristo. Perciò sotto codeste sembianze non è presente il corpo o il sangue di Cristo.
IN CONTRARIO: In tali apparizioni si tributa a ciò che
appare
lo stesso culto di prima. Ora, questo non avverrebbe, se non vi
fosse veramente presente Cristo, cui tributiamo culto di latria.
Dunque anche in tali apparizioni Cristo rimane in questo sacramento.
RISPONDO: In due modi si verificano le apparizioni in cui a
volte si vede miracolosamente in questo sacramento della carne, o
del sangue, o addirittura un bambino. Talora infatti il fenomeno
si compie soggettivamente negli spettatori: i loro occhi subiscono
tale impressione, come se veramente nella realtà esterna vedessero
della carne o del sangue, o un bambino, senza però che si operi
alcuna mutazione nel sacramento. Così sembra che avvenga quando ad alcuni
appare sotto l'aspetto di carne o di bambino, mentre
ad altri si mostra come prima sotto le apparenze del pane; oppure
quando a una medesima persona appare per un po' di tempo
sotto la specie di carne o di bambino, e poi sotto le specie del pane.
Tuttavia questo fenomeno soggettivo non rientra nella categoria
delle illusioni come i prestigi dei maghi, perché tale impressione
viene prodotta divinamente negli occhi per esprimere una verità,
e cioè per manifestare la reale presenza del corpo di Cristo in questo
sacramento; ossia come il Cristo medesimo, senza ingannare, apparve ai discepoli che andavano a Emmaus. Dice infatti S. Agostino
che "la nostra simulazione, quando vuole essere significativa, non
è menzogna, ma è simbolo di verità". Ora, non intervenendo in
questo caso nessuna mutazione del sacramento, è evidente che
Cristo non cessa di esservi presente al compiersi di dette apparizioni.
Altre volte invece tali apparizioni accadono non solo per
l'impressione degli spettatori, ma per una reale esistenza al di fuori
di essi del fenomeno che si vede. Ciò è evidente quando l'apparizione si presenta identica a tutti, e dura non per il momento,
ma per lungo tempo. In simili casi alcuni dicono che si tratta
delle sembianze proprie del corpo di Cristo. Senza contare che
certe volte non si vede il Cristo per intero, ma una parte della
sua carne; e che non si vede in età giovanile, ma infantile: poiché
il corpo glorioso ha la capacità, come si dirà in seguito, di comparire a un occhio non glorificato, sia per intero che in parte, o nelle
sue proprie sembianze, o in altra maniera.
Ma questa spiegazione non è accettabile. Primo, perché il corpo
di Cristo non può essere visto nelle proprie sembianze che in un
luogo soltanto, in cui è contenuto in modo delimitante. Orbene,
facendosi egli vedere e adorare in cielo nelle proprie sembianze,
non può mostrarsi così in questo sacramento. - Secondo, perché
il corpo glorioso che appare quando vuole, scompare anche
quando vuole dopo che si è fatto vedere: è scritto così che il
Signore "svanì agli occhi dei discepoli". Ma quello che appare
sotto l'aspetto di carne in questo sacramento rimane a lungo;
anzi, si legge che a volte è stato chiuso e conservato in una pisside
per deliberazione di molti vescovi: il che è assurdo pensare di
Cristo nelle proprie sembianze.
Dobbiamo perciò concludere che, restando le stesse dimensioni
di prima, si compiono miracolosamente delle mutazioni negli altri
accidenti, p. es., nella figura, nel colore e in altri simili, così che appaia della carne, o del sangue, oppure un bambino. E questo
non è un inganno: perché come si è detto sopra, avviene "per
indicare una verità", cioè per dimostrare con queste miracolose
apparizioni che in questo sacramento è veramente presente il corpo
e il sangue di Cristo. In tal modo è ovvio che, rimanendo le dimensioni, le quali come vedremo sono il fondamento degli altri
accidenti, resta veramente in questo sacramento il corpo di Cristo.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. In codeste apparizioni le
specie sacramentali a volte, come abbiamo detto, rimangono in se
stesse immutate; a volte invece rimangono immutate secondo il
loro elemento principale.
2. In simili apparizioni non si vedono le sembianze proprie di
Cristo, come si è detto; ma delle sembianze miracolosamente prodotte, o negli occhi degli spettatori, o addirittura entro le dimensioni del sacramento.
3. Le dimensioni del pane e del vino consacrate restano
invariate, mentre, come abbiamo visto, le variazioni avvengono in esse
per miracolo rispetto agli altri accidenti.
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