L'Eucarestia
Somma Teologica III, q. 79
Gli effetti di questo sacramento
Passiamo così a considerare gli effetti di questo sacramento.
Sull'argomento si pongono otto quesiti:
1. Se questo sacramento
conferisca la grazia; 2. Se sia effetto di questo sacramento il conseguimento della gloria; 3. Se effetto di questo sacramento sia la
remissione del peccato mortale; 4. Se questo sacramento rimetta
il peccato veniale; 5. Se rimetta tutta la pena del peccato; 6. Se
preservi l'uomo dai peccati futuri; 7. Se possa giovare a persone
diverse da quella che lo riceve; 8. Ciò che impedisce l'effetto di
questo sacramento.
ARTICOLO
1
Se questo sacramento conferisca la grazia
SEMBRA che questo sacramento non conferisca la grazia. Infatti:
1. Questo sacramento è un cibo spirituale. Ma il cibo si dà solo
a chi vive. Ora, poiché la vita soprannaturale viene dalla grazia,
questo sacramento compete solo a chi già possiede la grazia. Quindi
questo sacramento non conferisce la prima grazia. E neppure ne
conferisce l'aumento, perché la crescita spirituale appartiene al
sacramento della confermazione, come sopra abbiamo spiegato.
Perciò questo sacramento non conferisce affatto la grazia.
2. Questo sacramento si riceve come refezione spirituale. Ma
la refezione spirituale è piuttosto esercizio che conseguimento di
grazia. Questo sacramento, dunque, non conferisce la grazia.
3. In questo sacramento, come abbiamo notato sopra,
"il corpo
di Cristo viene offerto per la salvezza del corpo e il sangue per la
salvezza dell'anima". Il corpo però non è capace della grazia, a
differenza dell'anima, come si è dimostrato nella Seconda Parte.
Perciò almeno rispetto al corpo questo sacramento non conferisce
la grazia.
IN CONTRARIO:
Il Signore dice: "Il pane che io vi darò, è la
mia carne per la vita del mondo". Ma la vita spirituale è frutto
della grazia. Quindi questo sacramento conferisce la grazia.
RISPONDO: L'effetto di questo sacramento si deve dedurre prima
e principalmente da ciò che è contenuto in questo sacramento,
ossia da Cristo. Egli, come venendo visibilmente nel mondo portò
ad esso la vita, secondo le parole evangeliche: "Grazia e verità
sono state donate da Gesù Cristo"; così venendo sacramentalmente
nell'uomo produce la vita della grazia, conforme alle parole del
Signore: "Chi mangia me, vivrà di me". Cosicché S. Cirillo poteva
scrivere: "Il vivificante Verbo di Dio unendosi alla propria carne
la rese vivificante. Era dunque conveniente che egli si unisse in
qualche modo ai nostri corpi per mezzo della sua santa carne e
del suo prezioso sangue, che noi riceviamo in pane e vino nella
vivificante comunione".
Secondo, l'effetto di questo sacramento si deduce da ciò che il
sacramento rappresenta, ossia dalla passione di Cristo, come sopra
abbiamo spiegato. L'effetto cioè che la passione di Cristo produsse
nel mondo, questo sacramento lo produce nel singolo uomo. Per
cui il Crisostomo commentando il testo evangelico, "Ne uscì subito
sangue e acqua", scriveva: "Poiché di là hanno inizio i sacri
misteri, quando ti accosti al calice tremendo, accostati come se
tu dovessi bere allo stesso costato di Cristo". E il Signore medesimo afferma:
"Questo è il mio sangue che per voi sarà sparso
per la remissione dei peccati".
Terzo, l'effetto di questo sacramento si rileva dal modo in cui
esso viene offerto, cioè sotto forma di cibo e di bevanda. Tutti
gli effetti, quindi, che il cibo e la bevanda materiali producono
nella vita del corpo, cioè sostentamento, sviluppo, riparazione e
gusto, li produce anche questo sacramento nella vita spirituale.
Di qui le parole di S. Ambrogio: "Questo è il pane della vita eterna, che sostenta la sostanza dell'anima
nostra". E il Crisostomo
afferma: "A noi che lo desideriamo egli si offre, perché lo possiamo e palpare e mangiare e
abbracciare". Ecco perché il Signore
stesso ha affermato: "La mia carne è vero cibo e il mio sangue è
vera bevanda".
Quarto, l'effetto di questo sacramento si desume dalle specie
sotto le quali ci viene dato. Osserva S. Agostino in proposito: "Il Signore nostro ci affidò il suo corpo e il suo sangue servendosi
di sostanze che devono la loro unità a una pluralità di cose: la
prima infatti", cioè il pane, "diviene un'unica sostanza da molti
grani; la seconda", cioè il vino, "lo diviene dal confluire di molti
chicchi di uva". E per questo altrove esclama: "O sacramento
di pietà, segno di unità, o vincolo di carità!".
Ora, considerando che Cristo e la sua passione sono causa di
grazia, e che la refezione spirituale e la carità non si possono
avere senza la grazia, risulta da quanto abbiamo detto che questo
sacramento conferisce la grazia.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Questo sacramento ha di suo
la virtù di conferire la grazia: cosicché nessuno prima di aver
ricevuto questo sacramento possiede la grazia, se non dipendentemente da un qualche desiderio di esso, o personale, come nel caso
degli adulti, o della Chiesa, come nel caso dei bambini, secondo
quello che si è già detto. Si deve quindi all'efficacia della virtù
di questo sacramento che con il solo suo desiderio uno possa
conseguire la grazia che lo vivifica spiritualmente. Ne segue perciò
che, quando si riceve realmente il sacramento stesso, la grazia
aumenti e la vita soprannaturale raggiunga la sua perfezione.
Diversamente però da quanto avviene nel sacramento della cresima, in cui la grazia aumenta e si perfeziona, per consentirci di
resistere contro gli assalti esterni dei nemici di Cristo. Nell'Eucarestia invece aumenta la grazia e si perfeziona la vita
soprannaturale, in modo che l'uomo sia perfetto in se stesso mediante
l'unione con Dio.
2. Questo sacramento conferisce spiritualmente la grazia
assieme alla virtù della carità. Per cui il Damasceno paragona questo
sacramento al carbone acceso visto da Isaia: "Come il carbone
non è legno soltanto, ma legno unito al fuoco, così anche il pane
della comunione non è pane soltanto, ma pane unito alla divinità". Ora, come osserva S. Gregorio,
"l'amore di Dio non rimane
ozioso, opera bensì grandi cose, se c'è". Perciò con questo sacramento, per quanto dipende dalla sua efficacia, l'abito della grazia
e delle virtù non viene soltanto conferito, ma anche posto in attività, conforme alle parole di S. Paolo:
"La carità di Cristo ci sospinge". Ecco perché in forza di questo sacramento l'anima
spiritualmente si ristora, in quanto rimane deliziata e quasi inebriata dalla dolcezza della bontà divina, secondo l'espressione dei
Cantici: "Mangiate, amici; bevete, inebriatevi, carissimi".
3. Poiché i sacramenti operano a somiglianza di come significano,
facendo una specie di accostamento, si usa dire che nell'Eucarestia "il corpo si offre per la salvezza del corpo e il sangue
per la salvezza dell'anima", sebbene tutti e due operino la salvezza
di entrambi, essendo Cristo presente nell'uno e nell'altro nella sua
integrità, come sopra abbiamo detto. E sebbene il corpo non sia
soggetto immediato della grazia, nondimeno l'effetto della grazia
dall'anima ridonda sul corpo: perché nella vita presente in virtù
di questo sacramento "offriamo le nostre membra a Dio quali
armi di giustizia", come dice Paolo; e nella vita futura il nostro
corpo parteciperà l'incorruttibilità e la gloria dell'anima.
ARTICOLO
2
Se effetto di questo sacramento sia il conseguimento
della gloria
SEMBRA che il conseguimento della gloria non sia effetto di
questo sacramento. Infatti:
1. L'effetto deve corrispondere alla causa. Ma questo
sacramento spetta ai viatori: e appunto per questo si chiama viatico.
Non essendo dunque i viatori ancora capaci di gloria, è chiaro
che questo sacramento non ne causa il conseguimento.
2. Posta la causa sufficiente, si ha l'effetto. Molti invece
ricevono questo sacramento senza giungere alla gloria, come osserva
S. Agostino. Perciò questo sacramento non è la causa del raggiungimento della gloria.
3. Il più non viene dal meno; perché niente agisce oltre i limiti
della propria specie. Ora, ricevere Cristo sotto specie non proprie,
come avviene in questo sacramento, è meno che goderlo nella sua
propria specie come avviene nello stato di gloria. Questo sacramento dunque non può causare il raggiungimento della gloria.
IN CONTRARIO: Nel Vangelo si legge:
"Se qualcuno mangerà
di questo pane, vivrà in eterno". Ma la vita eterna è la vita della
gloria. Dunque effetto di questo sacramento è il conseguimento
della gloria.
RISPONDO: In questo sacramento si può considerare sia il
principio da cui riceve la forza di produrre l'effetto, cioè Cristo
medesimo ivi presente e la sua passione ivi rappresentata; sia gli
elementi ai quali l'effetto è condizionato, cioè la comunione e le
specie sacramentali. Ebbene, sotto ambedue gli aspetti è proprio
di questo sacramento causare il raggiungimento della vita eterna.
È certo infatti che Cristo ci aprì direttamente l'ingresso alla vita
eterna, con la sua passione, secondo l'affermazione di S. Paolo: "È mediatore di un nuovo patto, affinché, avvenuta la sua morte,
i chiamati ricevano l'eredità eterna, a loro promessa". Ed è per
questo che nella forma di questo sacramento si legge: "Questo è
il calice del mio sangue, del nuovo ed eterno testamento".
Altrettanto si dica della refezione di questo cibo spirituale e
dell'unità significata dalle specie del pane e del vino: tali effetti
si hanno, è vero, al presente, però in maniera imperfetta; perfettamente essi si ottengono nello stato di gloria. Osserva in merito
S. Agostino a commento delle parole di Gesù, "La mia carne è vero cibo":
"Gli uomini che col mangiare e col bere desiderano di
togliersi la fame e la sete, non ci riescono propriamente se non
con questo cibo e con questa bevanda, che rende i suoi consumatori immortali e incorruttibili nella società dei Santi, dove sarà
pace e unità piena e perfetta".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Come la passione di Cristo,
in forza della quale opera questo sacramento, pur essendo causa
efficiente della nostra gloria, non c'introduce subito nella gloria,
dovendo noi prima "soffrire con Cristo", per poi "essere glorificati
con lui", come si esprime S. Paolo; così questo sacramento non
c'introduce subito nella gloria, ma ci dà la capacità di arrivarci.
Per questo esso si chiama viatico. Ne abbiamo la figura in quanto
si legge di Elia, che "mangiò e bevve, e fortificato da quel cibo,
camminò per quaranta giorni e per quaranta notti fino al monte
di Dio, l'Oreb".
2. Come la passione di Cristo non ha il suo effetto in coloro che
non sono debitamente disposti verso di essa, così con questo sacramento non raggiungono la gloria coloro che lo ricevono
indegnamente. S. Agostino in proposito, commentando S. Giovanni,
afferma: "Altra cosa è il sacramento e altra la virtù del sacramento.
Molti prendono dall'altare, e prendendo muoiono. Mangiatelo
dunque spiritualmente il pane celeste, portate all'altare l'innocenza". Non c'è dunque da meravigliarsi se coloro che non
conservano l'innocenza, non conseguono l'effetto di questo sacramento.
3. È compito del sacramento, il quale agisce strumentalmente,
offrirci Cristo sotto specie non proprie. Ma niente impedisce che
la causa strumentale produca un effetto ad essa superiore, come
sopra abbiamo spiegato.
ARTICOLO
3
Se sia effetto di questo sacramento rimettere i peccati mortali
SEMBRA che effetto di questo sacramento sia rimettere i peccati
mortali. Infatti:
1. Si dice in una colletta:
"Sia questo sacramento purificazione
dei delitti". Ma i delitti sono peccati mortali. Dunque con questo
sacramento si tolgono i peccati mortali.
2. Questo sacramento, come il battesimo, agisce in forza della
passione di Cristo. Ma con il battesimo si rimettono i peccati
mortali, come abbiamo detto sopra. Dunque anche con questo
sacramento; tanto più che nella sua forma si dice (a proposito
del sangue): "Che sarà sparso per molti in remissione dei peccati".
3. Questo sacramento, come si è detto, conferisce la grazia. Ma
la grazia giustifica l'uomo dai peccati mortali, come afferma San
Paolo: "Sono giustificati gratuitamente per la grazia di lui".
Dunque questo sacramento rimette i peccati mortali.
IN CONTRARIO: L'Apostolo dichiara:
"Chi mangia e beve indegnamente (l'Eucarestia), mangia e beve la sua
condanna". E la
Glossa commenta: "Mangia e beve indegnamente, chi è in peccato,
o non lo tratta con riverenza: costui mangia e beve il giudizio,
cioè la propria condanna". Dunque chi è in peccato mortale,
ricevendo questo sacramento, si aggrava di un altro peccato, piuttosto che conseguire la remissione dei suoi peccati.
RISPONDO: L'efficacia di questo sacramento si può considerare
sotto due aspetti. Primo, in se stessa. E allora bisogna affermare
che questo sacramento ha l'efficacia di rimettere tutti i peccati
per virtù della passione di Cristo, la quale è la fonte e la causa
della remissione dei peccati.
Secondo, si può considerare in relazione al soggetto che lo riceve,
il quale può avere o no l'impedimento a riceverlo. Ora, chiunque
ha coscienza di essere in peccato mortale è impedito dal ricevere
l'effetto di questo sacramento, non essendo degno di accostarvisi:
sia perché spiritualmente non è in vita, e in tale condizione non
deve prendere il cibo spirituale che non spetta se non a chi vive;
sia perché non può unirsi a Cristo, come avviene con questo sacramento, finché perdura in lui l'affetto al peccato mortale. Ecco
perché, come si legge nel libro De Ecclesiasticis Dogmatibus, "l'anima, se è in stato di peccato, peggiora la sua condizione ricevendo
l'Eucarestia, invece di purificarsi". Di conseguenza questo sacramento, in chi lo riceve con la consapevolezza di essere in peccato
mortale, non produce la remissione del peccato mortale.
Tuttavia esso può produrre la remissione dei peccati in due casi.
Primo, in quanto è ricevuto non in atto ma nel desiderio, da parte
di colui, p. es., che per la prima volta ottiene la giustificazione
dai peccati. - Secondo, quando viene ricevuto da chi è in peccato mortale, senza averne coscienza, e senza nutrire affetto per esso.
Può darsi infatti che uno prima non fosse sufficientemente contrito:
accostandosi però con devozione e riverenza a questo sacramento
ne riceve la grazia della carità, che perfeziona la contrizione e
produce la remissione dei peccati.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Quando preghiamo che questo
sacramento ci "purifichi dai delitti", noi intendiamo i peccati di
cui non abbiamo coscienza, secondo l'accenno del Salmista: "Mondami, o Signore, dai miei peccati occulti"; oppure chiediamo che
si perfezioni in noi la contrizione per la remissione dei peccati;
ovvero che ci sia donata la forza di evitarli.
2. Il battesimo è una generazione spirituale, ossia il passaggio
spirituale dal non essere all'essere; e viene amministrato in forma
di abluzione. Quindi per ambedue i versi chi ha coscienza di peccato mortale non accede indegnamente al battesimo.
Nell'Eucarestia invece si riceve Cristo come nutrimento dello spirito, il quale
non si può amministrare a chi è morto nei peccati. Perciò il paragone non regge.
3. La grazia è causa efficace per rimettere i peccati mortali, ma
non li rimette di fatto se non quando vien data al peccatore la
prima volta. Ora, non è così che essa viene data in questo sacramento. Quindi l'argomento non regge.
ARTICOLO 4
Se con questo sacramento si rimettano i peccati veniali
SEMBRA che con questo sacramento non si rimettano i peccati
veniali. Infatti:
1. Questo sacramento, come dice S. Agostino, è
"il sacramento
della carità". Ma i peccati veniali non sono contrari alla carità,
come si è spiegato nella Seconda Parte. Poiché dunque i contrari
si eliminano a vicenda, i peccati veniali non vengono rimessi da
questo sacramento.
2. Se questo sacramento rimettesse i peccati veniali, come ne
rimette uno, li rimetterebbe tutti. Ma è impossibile che li rimetta
tutti, perché allora potremmo essere frequentemente senza nessun
peccato veniale, contro l'affermazione di S. Giovanni: "Se diremo
di essere senza peccato, inganniamo noi stessi". Dunque questo
sacramento non rimette nessun peccato veniale.
3. I contrari si eliminano a vicenda. Ora, i peccati veniali non
proibiscono di ricevere questo sacramento; S. Agostino infatti
commentando le parole di S. Giovanni, "Se qualcuno ne mangia,
non morrà in eterno", soggiungeva: "Portate l'innocenza all'altare; i peccati, anche se quotidiani, non siano
mortiferi". Dunque
i peccati veniali non vengono eliminati da questo sacramento.
IN CONTRARIO: Innocenzo
III dice che questo sacramento "distrugge il (peccato) veniale e fa evitare il mortale".
RISPONDO: In questo sacramento si possono considerare due
cose: il sacramento stesso e il suo effetto. Sotto ambedue gli
aspetti è evidente che questo sacramento ha la virtù di rimettere
i peccati veniali. Esso infatti in quanto sacramento, viene ricevuto
sotto forma di cibo che nutre. Ma il nutrimento del cibo è necessario al corpo, proprio per riparare le quotidiane perdite che
avvengono per il calore naturale. Ebbene, anche spiritualmente noi
perdiamo ogni giorno qualche cosa per il calore della concupiscenza
nei peccati veniali, che diminuiscono il fervore della carità, come
abbiamo spiegato nella Seconda Parte. Quindi è compito di questo
sacramento rimettere i peccati veniali. Ecco perché S. Ambrogio
afferma che questo pane quotidiano si prende "come rimedio delle
quotidiane infermità".
L'effetto poi di questo sacramento è la carità, non solo come
abito, ma anche come atto, che, eccitato da questo sacramento,
elimina i peccati veniali. È chiaro quindi che in virtù di questo
sacramento i peccati veniali vengono rimessi.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. I peccati veniali, sebbene non
siano contrari all'abito della carità, sono tuttavia contrari al fervore dei suoi atti, che hanno un incentivo in questo sacramento.
E in forza di tale fervore i peccati veniali vengono eliminati.
2. Quel testo non è da intendersi nel senso che l'uomo non
possa mai trovarsi senza peccato veniale: ma nel senso che i santi
nel corso della vita non possono evitare dei peccati veniali.
3. L'efficacia della carità, che questo sacramento produce, supera
quella dei peccati veniali: infatti la carità elimina col suo atto
i peccati veniali; questi invece non possono impedire completamente l'atto della carità. Ciò appunto avviene anche in questo
sacramento.
ARTICOLO 5
Se questo sacramento rimetta tutta la pena dovuta al peccato
SEMBRA che questo sacramento rimetta tutta la pena dovuta
al peccato. Infatti:
1. Con questo sacramento, l'abbiamo già visto sopra, l'uomo
riceve in sé l'effetto della passione di Cristo, come con il battesimo.
Ma col battesimo l'uomo ottiene la remissione di tutta la pena
in forza della passione di Cristo, la quale soddisfece pienamente
per tutti i peccati, come risulta dai trattati precedenti. Dunque
con questo sacramento si ottiene la remissione di tutta la pena
dovuta al peccato.
2. Il Papa S. Alessandro
(I) ha scritto: "Tra i sacrifici nessuno
può essere più grande di quello del corpo e del sangue di Cristo".
Ma con i sacrifici dell'antica legge l'uomo soddisfaceva ai suoi
peccati, secondo l'attestazione del Levitico: "Se uno avrà peccato,
offrirà" (questa o quella cosa) "e gli sarà
perdonato". Dunque
molto più vale questo sacramento a rimettere qualsiasi pena.
3. Consta che questo sacramento rimette una parte del debito
di pena: poiché ad alcuni s'ingiunge per soddisfazione di far celebrare per sé delle messe. Ma per la ragione stessa per cui si
rimette una parte della pena, si possono rimettere anche le altre
parti, essendo infinita la virtù di Cristo contenuta in questo sacramento. Dunque questo sacramento rimette tutta la pena.
IN CONTRARIO: Se ciò fosse vero, non si dovrebbe mai imporre
altra pena (quando s'impone la messa o la comunione); esattamente come si fa nel battesimo.
RISPONDO: L'Eucarestia è insieme sacrificio e sacramento: ha
natura di sacrificio in quanto si offre, e natura di sacramento al
contrario in quanto si riceve. Essa perciò ha effetto di sacramento
in chi la riceve, ed ha effetto di sacrificio in chi l'offre, o in coloro
per i quali viene offerta.
Se dunque si considera come sacramento, l'Eucarestia produce
il suo effetto in due modi: primo, direttamente per virtù del sacramento; secondo, quasi per una certa concomitanza, come si è detto
a proposito di quanto è contenuto nel sacramento. In virtù del
sacramento essa ha direttamente l'effetto per il quale è stata istituita. Ora, l'Eucarestia non è stata istituita al fine di soddisfare,
bensì al fine di nutrire spiritualmente per l'unione con Cristo e con
le sue membra, ossia come il nutrimento si unisce a chi se ne ciba.
Compiendosi però tale unione mediante la carità, per il cui fervore
si ha la remissione non solo della colpa ma anche della pena, per
una certa concomitanza con l'effetto principale, l'uomo ottiene
anche la remissione della pena: non di tutta però, ma in misura
della sua devozione e del suo fervore.
In quanto poi è sacrificio, l'Eucarestia ha effetto soddisfattorio.
Ma nella soddisfazione pesa più la disposizione dell'offerente che
la grandezza della cosa offerta, cosicché il Signore dice che la
vedova mettendo due spiccioli "aveva messo più di tutti". Perciò,
sebbene questo sacrificio per la grandezza dell'offerta basti alla
soddisfazione di ogni pena, tuttavia diviene soddisfattorio per
coloro per cui si offre, o per coloro che l'offrono, in misura della
loro devozione, non già di tutta la pena loro dovuta.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Il sacramento del battesimo
è direttamente ordinato alla remissione della pena e della colpa;
non così l'Eucarestia: perché il battesimo viene conferito all'uomo
quasi perché muoia assieme a Cristo; l'Eucarestia invece viene
amministrata in quanto uno ha bisogno di nutrirsi e di perfezionarsi per mezzo di Cristo. Perciò il paragone non regge.
2. Gli altri sacrifici e le altre oblazioni, a differenza del sacrificio
eucaristico, non producevano la remissione di tutta la pena neppure per la grandezza della cosa offerta; tanto meno la
producevano per la devozione del fedele, dalla quale dipende che non
venga rimessa per intero neppure nel sacrificio eucaristico.
3. Le limitazioni nel condono della pena, prodotto da questo
sacramento, dipende non dall'insufficienza della virtù di Cristo, ma
dall'insufficienza della devozione umana.
ARTICOLO 6
Se questo sacramento preservi l'uomo dai peccati futuri
SEMBRA che questo sacramento non preservi l'uomo dai peccati
futuri. Infatti:
1. Molti dopo aver degnamente ricevuto questo sacramento,
cadono in peccato. Ciò non avverrebbe, se questo sacramento
preservasse dai peccati futuri. Dunque non è effetto di questo
sacramento preservare dai peccati futuri.
2. L'Eucarestia è
"il sacramento della carità", come sopra abbiamo detto. Ma la carità non preserva dai peccati futuri, perché,
una volta posseduta, si può perdere col peccato, come abbiamo
visto nella Seconda Parte. Dunque neppure questo sacramento
preserva l'uomo dal peccato.
3. Fonte del peccato in noi, secondo S. Paolo, è
"la legge del
peccato presente nelle nostre membra". Ora, la mitigazione del fomite, ossia della legge del peccato, non si pone tra gli effetti di
questo sacramento, ma piuttosto del battesimo. Quindi preservare
dai peccati futuri non è effetto di questo sacramento.
IN CONTRARIO: Il Signore
ha affermato: "Questo è il pane disceso dal cielo, affinché chi ne mangia, non
muoia". Ma questo evidentemente non deve intendersi della morte corporale. Deve perciò
intendersi nel senso che questo sacramento preserva dalla
morte spirituale, causata dal peccato.
RISPONDO: Il peccato è una specie di morte spirituale
dell'anima. Quindi ci si preserva dal peccato allo stesso modo in cui si
preserva il corpo dalla morte. Ora, tale preservazione si compie
in due modi. Primo, rafforzando l'organismo umano interiormente
contro gli agenti interni della corruzione: si preserva cioè dalla
morte con il cibo e con le medicine. Secondo, difendendolo dai
pericoli esterni: preservandolo cioè con le armi che proteggono
il corpo.
Ebbene questo sacramento preserva dal peccato nell'uno e
nell'altro modo. Primo, perché unendo l'uomo a Cristo mediante la
grazia, ne rafforza la vita dello spirito come cibo e come medicina
spirituali, in conformità alle parole dei Salmi: "Il pane corrobora
il cuore dell'uomo". E S. Agostino esclama: "Accostati sicuro:
è pane, non veleno".
Secondo, in quanto
rappresenta la passione di Cristo, per la
quale sono stati vinti i demoni: infatti l'Eucarestia respinge ogni
assalto diabolico. Di qui le parole del Crisostomo: "Come leoni
spiranti fiamme, torniamo da quella mensa, resi terribili per il
demonio".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. L'effetto di questo sacramento
viene ricevuto dall'uomo secondo la condizione umana: è così che
l'influsso di ogni causa agente viene ricevuto dalla materia secondo
le condizioni della materia. Ora, l'uomo viatore è in tale condizione che il suo libero arbitrio può piegarsi al bene e al male.
Perciò questo sacramento, sebbene abbia di per sé la forza di
preservare dal peccato, tuttavia non toglie all'uomo la possibilità di peccare.
2. Anche la
carità di suo preserva l'uomo dal peccato, secondo
l'affermazione di S. Paolo: "L'amore del prossimo non può far
del male". Ma la mutabilità del libero arbitrio fa sì che uno possa
peccare dopo essere stato in possesso della carità, come dopo aver
ricevuto questo sacramento.
3. Questo sacramento, sebbene non sia direttamente destinato
a diminuire il fomite, tuttavia lo diminuisce di riflesso in quanto
accresce la carità: perché, come dice S. Agostino, "l'aumento della
carità fa diminuire la concupiscenza". Direttamente invece
conferma la volontà dell'uomo nel bene. E anche così preserva l'uomo
dal peccato.
ARTICOLO
7
Se questo sacramento giovi solo a chi lo riceve
SEMBRA che questo sacramento giovi soltanto a chi lo riceve.
Infatti:
1. Questo sacramento è dello stesso genere degli altri
sacramenti, essendo nel numero di essi. Ma gli altri sacramenti non
giovano se non a coloro che li ricevono: l'effetto del battesimo,
p. es., lo riceve solo chi viene battezzato. Perciò anche questo
sacramento non può giovare ad altri che a colui che lo riceve.
2. Effetto di questo sacramento è il conseguimento della grazia
e della gloria, e la remissione della colpa, almeno veniale. Se
dunque questo sacramento producesse l'effetto anche in chi non lo
riceve, potrebbe accadere che uno raggiungesse la grazia, la gloria
e la remissione della colpa, senza alcuna partecipazione propria
né attiva né passiva, ma solo perché altri offrono o ricevono questo
sacramento.
3. Accrescendo la causa viene ad accrescersi anche l'effetto. Se
dunque questo sacramento giovasse anche a coloro che non lo
ricevono, ne seguirebbe che gioverebbe loro di più consacrando e
sumendo più ostie in una messa: cosa che non è nella prassi della
Chiesa, cioè la molteplicità delle comunioni per la salvezza di
qualcuno. Perciò questo sacramento non giova se non a chi lo
riceve.
IN CONTRARIO: Nella celebrazione di questo sacramento si prega
per molti altri. Ora, ciò sarebbe inutile, se questo sacramento
agli altri non potesse giovare. Dunque l'Eucarestia non giova
soltanto a chi la riceve.
RISPONDO: L'Eucarestia, si è detto sopra, non è soltanto
sacramento, ma è anche sacrificio. Questo sacramento infatti, in quanto
rappresenta la passione di Cristo, nella quale egli, secondo l'espressione di S. Paolo,
"offrì se stesso come vittima a Dio", ha natura
di sacrificio; in quanto invece per mezzo di esso viene data l'invisibile grazia sotto visibili apparenze, ha natura di sacramento.
A coloro quindi che la ricevono l'Eucarestia giova e come sacramento e come sacrificio, perché viene offerta per quanti si
comunicano; infatti nel canone della messa si legge:
"Tutti noi che
partecipando a questo altare riceveremo il santo corpo e il sangue
del Figlio tuo, siamo ripieni di ogni benedizione e grazia celeste".
Agli altri invece che non si comunicano giova come sacrificio, in
quanto viene offerto per la loro salvezza, cosicché nel canone si
legge: "Ricordati, Signore, dei tuoi servi e delle tue serve, per i
quali ti offriamo, o che ti offrono questo sacrificio di lode per sé
e per tutti i loro cari, per la redenzione delle loro anime, per la
speranza della loro salvezza e della loro incolumità". Codeste due
maniere di giovare sono ricordate dal Signore con quelle parole: "Che per voi", cioè i comunicandi,
"e per molti", gli altri, "sarà
sparso in remissione dei peccati".
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Questo sacramento a differenza degli altri è anche sacrificio. Quindi il paragone non regge.
2. Come la passione di Cristo, sebbene sia in grado di giovare
a tutti per la remissione della colpa e il conseguimento della grazia
e della gloria, tuttavia non produce l'effetto se non in coloro che
si uniscono alla passione di Cristo mediante la fede e la carità; così anche questo sacrificio, che è il memoriale della passione del
Signore, non ha effetto se non in coloro che si uniscono a questo
sacramento mediante la fede e la carità. Ecco perché S. Agostino
domanda: "Chi mai offrirà il corpo di Cristo se non per le membra
di Cristo?". Cosicché nel canone della messa non si prega per
coloro che sono fuori della Chiesa. Tuttavia il sacramento può
giovare anche ad essi, di più o di meno secondo la loro devozione.
3. La comunione riguarda il sacramento, l'oblazione il sacrificio.
Perciò dalla comunione del corpo di Cristo per parte di uno o di
molti non viene agli altri alcun giovamento. Parimenti, per il fatto
che un sacerdote consacra più ostie in una medesima messa, non
viene accresciuto l'effetto di questo sacramento, perché non si
tratta che di un solo sacrificio; e in molte ostie consacrate non
c'è più efficacia che in una sola, essendo in tutte e in ciascuna lo
stesso Cristo per intero. Perciò sumendo nella stessa messa più
ostie consacrate, non si partecipa in più larga misura l'effetto del
sacramento. - Invece in più messe si moltiplica l'oblazione del
sacrificio. E quindi si moltiplica l'effetto del sacrificio e del sacramento.
ARTICOLO
8
Se il peccato veniale impedisca l'effetto di questo sacramento
SEMBRA che il peccato veniale non impedisca l'effetto di questo
sacramento. Infatti:
1. Nel commentare le parole di Gesù,
"I vostri padri mangiarono
la manna", S. Agostino raccomanda: "Mangiate spiritualmente il
pane celeste; portate l'innocenza all'altare; i vostri peccati, anche
se quotidiani, non siano mortiferi". Da ciò risulta che i peccati
quotidiani, o veniali, non escludono dalla refezione spirituale. Ma
coloro che mangiano spiritualmente, ricevono l'effetto di questo
sacramento. Dunque i peccati veniali non impediscono l'effetto
di questo sacramento.
2. Questo sacramento non è meno efficace del battesimo. Ma
l'effetto del battesimo, si è detto sopra, viene impedito solo dalla
finzione, in cui non rientrano i peccati veniali; perché, come dice
la Sapienza, "lo Spirito Santo rifugge da chi inganna", invece egli
non si allontana per i peccati veniali. Dunque i peccati veniali
non impediscono neppure l'effetto di questo sacramento.
3. Ciò che una causa è capace di eliminare, non può mai
impedirne l'effetto. Ma i peccati veniali sono eliminati da questo
sacramento. Dunque non impediscono il suo effetto.
IN CONTRARIO:
Il Damasceno scrive: "Il fuoco del nostro desiderio accendendosi alla fiamma", del sacramento,
"brucerà i nostri
peccati e illuminerà i nostri cuori; perché partecipando del fuoco
divino ardiamo e ci divinizziamo". Ma il fuoco del nostro desiderio
o del nostro amore viene impedito dai peccati veniali, che ostacolano il fervore della carità, come abbiamo visto nella Seconda Parte.
Dunque i peccati veniali impediscono l'effetto di questo sacramento.
RISPONDO: I peccati veniali si possono considerare sotto due
aspetti: come passati e come compiuti al presente. Dal primo
punto di vista i peccati veniali in nessun modo impediscono l'effetto di questo sacramento. Può capitare così che uno, dopo aver
commesso molti peccati veniali, si accosti devotamente a questo
sacramento e ne consegua appieno l'effetto.
Dal secondo punto di vista invece i peccati veniali impediscono
l'effetto di questo sacramento, non in tutto, ma in parte. Si è detto
infatti che effetto di questo sacramento non è soltanto la conquista
della grazia abituale o della carità, ma anche un immediato ristoro
di dolcezza spirituale. Ora, questa viene certamente impedita, se
uno accede all'Eucarestia con lo spirito distratto dai peccati veniali. Non resta invece impedito l'aumento della grazia abituale,
o della carità.
SOLUZIONE DELLE DIFFICOLTÀ:
1. Chi si accosta a questo sacramento con il peccato veniale in atto, compie spiritualmente una
refezione abituale, ma non attuale. Quindi riceve l'effetto abituale
di questo sacramento, ma non l'effetto attuale.
2. Il battesimo non è ordinato a un effetto attuale, cioè al
fervore della carità, come l'Eucarestia. Infatti il battesimo è la
rigenerazione spirituale che dona la prima perfezione, che consiste in
un abito, o forma; mentre l'Eucarestia è un cibo spirituale fatto
per produrre un gusto immediato.
3. L'argomento vale per i peccati veniali passati, i quali vengono
appunto cancellati da questo sacramento.
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