Consueverunt Romani Pontifices Marialis cultus (42-55) (Dal Nuovo Dizionario di Mariologia) L'"excursus" che offriamo sul magistero pontificio vuole essere non più che un sintetico sguardo, cercando di cogliere, più che l'elencazione dei documenti (d'altra parte vastissima), gli apporti originali del magistero in materia di rosario. Di s. Pio V, proveniente dall'ordine domenicano e definito "primo papa del rosario", abbiamo già ricordato l'importante bolla Consueverunt. Ricordiamo ancora la bolla Salvatoris Domini (1572), occasionata dalla vittoria di Lepanto, che istituiva la festa liturgica a ricordo di tale vittoria. Il successore Gregorio XIII con la bolla Monet Apostolus (1573) istituì la festa solenne del rosario, inserendola nel calendario liturgico alla prima domenica di ottobre. La dottrina di Pio V si può sintetizzare: a. necessità della preghiera per superare difficoltà di guerre e altre calamità; b. il rosario inventato da s. Domenico è un mezzo semplice e alla portata di tutti; c. tale mezzo si è rivelato di grande efficacia contro le eresie e i pericoli per la fede e ha operato numerose conversioni; d. raccomanda la recita del rosario a tutto il popolo cristiano. Da Gregorio XIII a Leone XIII sono numerosissimi i documenti pontifici riguardanti il rosario. La maggior parte di questi riguarda l'erezione di confraternite, la disciplina, i privilegi, ecc. Non sempre apportano elementi nuovi. La loro importanza risiede nel fatto che documentano una continuità di vedute da parte dei pontefici e una fiducia nel rosario come mezzo ecclesiale «pro Sedis Apostolicae et fidei catholicae exaltatione ac haeresum extirpatione, necnon pacis inter principes christianos conservatione», come si esprime, ad es., Clemente VIII nella bolla Salvatoris et Domini del 13.1.1593. Pio IX invita alla recita del rosario con la lettera Egregiis suis (3.12.1869) per il buon esito del concilio Vat I. Leone XIII si può definire meritatamente papa del rosario al pari di Pio V. Portano la sua firma 12 lettere encicliche, 2 lettere apostoliche, che sviluppano con somma dottrina i temi del rosario. Nasce in questo periodo la pratica di consacrare il mese di ottobre a questa preghiera, «onorifico distintivo della cristiana pietà», «la più gradita delle preghiere»; inoltre il rosario «è come la tessera della nostra fede e il compendio del culto a lei (Vergine) dovuto». Con acume Leone XIII vide nel rosario «una maniera facile per far penetrare ed inculcare negli animi i dogmi principali della fede cristiana». Riguardo ai mali della società, il papa della Rerum novarum incoraggia e invita a questa preghiera per superare l'avversione al sacrificio e alla sofferenza ponendo la propria fede e il proprio sguardo sulle sofferenze di Cristo; l'avversione alla vita umile e laboriosa si supera da parte del cristiano meditando sull'umiltà del Salvatore e di Maria; l'indifferenza verso i misteri della vita futura e l'attaccamento ai beni materiali si guariscono meditando e contemplando i misteri della gloria di Cristo, di Maria e dei santi. Leone XIII davvero non risparmiò voce e penna per elogiare ed incrementare il rosario. Tra documenti maggiori e minori si calcolano 22 interventi al riguardo. Su di un tono minore sono gli interventi di Pio X e di Benedetto XV. Pio XI con l'enciclica Ingravescentibus malis (20.9.1937) invita a pregare nell'ora del pericolo che sovrasta il mondo la regina del cielo, soprattutto col rosario, che fra le preghiere alla Vergine «occupa il primo e principale posto» ed è inoltre validissimo strumento per suscitare le virtù evangeliche, per nutrire la fede cattolica, per ravvivare la speranza e la carità. Pio XII scrisse sul rosario una enciclica e 8 lettere, senza contare i numerosissimi discorsi. Il rosario è «sintesi di tutto il vangelo, meditazione dei misteri del Signore, sacrificio vespertino, corona di rose, inno di lode, preghiera della famiglia, compendio di vita cristiana, pegno sicuro del favore celeste, presidio per l'attesa salvezza»; più solennemente nell'enciclica Ingruentium malorum (1951) afferma: «Benché non ci sia un unico modo di pregare per conseguire questo aiuto, tuttavia noi stimiamo che il santo rosario sia il mezzo più conveniente ed efficace: come del resto chiaramente dimostrano sia l'origine stessa, più divina che umana, di questa pratica, sia la sua intima natura... Non esitiamo ad affermare di nuovo pubblicamente che grande è la speranza che Noi riponiamo nel santo rosario per risanare i mali che affliggono i nostri tempi. Non con la forza, non con le armi, non con l'umana potenza, ma con l'aiuto divino ottenuto per mezzo di questa preghiera, forte come Davide con la sua fionda, la chiesa potrà affrontare impavida il nemico infernale...». Giovanni XXIII onorò il rosario non solo come pontefice, ma in tutta la sua vita esso si rivela come una componente essenziale della sua spiritualità, secondo la rivelazione del Giornale dell'anima. Esplicò il suo magistero sul rosario a più riprese con encicliche e discorsi. Fra le prime ricordiamo la Grata recordatio (1959), in cui si raccomanda la devozione del mese di ottobre. In essa, dopo aver ricordato il magistero dei suoi predecessori, massimamente di Leone XIII, rinfresca la bella definizione di Pio V: «Il rosario, come è a tutti noto, è un modo eccellentissimo di preghiera meditata, costituito a guisa di mistica corona, in cui le orazioni del Pater noster, dell'Ave Maria e del Gloria s'intrecciano alla considerazione dei più alti misteri della nostra fede, per cui viene presentato alla mente come in tanti quadri il dramma dell'incarnazione e della redenzione di nostro Signore». Sempre di Giovanni XXIII la lettera apostolica Il religioso convegno (1961), trattazione toccante e paterna nei riguardi dei fedeli, che ripresenta con linguaggio nuovo il valore e l'efficacia del rosario, ed è una vera "summa" del rosario stesso. Il Vat II, trattando del mistero di Maria, accennò alle pratiche di devozione verso di lei: «I figli della chiesa... abbiano in grande stima le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei, raccomandati lungo i secoli dal magistero della chiesa» (LG 67). Paolo VI nell'enciclica Christi Matri espliciterà il testo del Vat II: «Il concilio ecumenico Vat II, sebbene non espressamente ma con chiara indicazione, ha infervorato l'animo di tutti i figli della chiesa per il rosario, raccomandando di stimare grandemente le pratiche e gli esercizi di pietà verso di lei, come sono state raccomandate dal magistero nel corso dei tempi». Nella stessa enciclica il papa ricorderà che il rosario è preghiera per ottenere la pace, presidio e alimento della fede. Sul rosario come preghiera per ottenere la pace Paolo VI ritornerà nell'esortazione apostolica Recurrens mensis october (1969): «Meditando i misteri del s. rosario noi impareremo, sull'esempio di Maria, a diventare anime di pace, attraverso il contatto amoroso e incessante con Gesù e coi misteri della sua vita redentrice». Questa grande preghiera "pubblica e universale" potrà essere detta «nella sua forma stabilita da s. Pio V» oppure «anche in quelle più recenti, che, col consenso della legittima autorità, lo adattano alle necessità odierne». Questo accenno a nuove forme di recitazione incoraggerà esperimenti nuovi di adattamento del rosario, secondo le esigenze della pastorale, esperienze che si esplicheranno in varie forme e sulle quali torneremo più avanti. Un'altra esortazione apostolica di Paolo VI tratterà diffusamente del rosario, cioè la Marialis cultus (1974). Vengono in essa ricordati gli elementi costitutivi essenziali di tale preghiera: a. la contemplazione di una serie di misteri della salvezza, distribuiti sapientemente in tre cicli; b. l'orazione del Signore o Padre nostro, che per il suo immenso valore è alla base della preghiera cristiana; c. la successione litanica delle Ave Maria nel numero fissato dalla tradizione; d. la dossologia Gloria al Padre che chiude questa devozione con la glorificazione del Dio uno e trino. Al tempo stesso il rosario è preghiera che implora, lirica e laudativa, adorante in forza dei suoi elementi costitutivi. Il rosario, poi dà origine ad esercizi di pietà ed ispira formulazioni nuove di preghiera come "celebrazioni della parola" in cui vengono svolte in maniera omiletica e meditativa più diffusa alcune sue parti. Altri interventi si sono avuti nel magistero ordinario di Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II. Il breve "excursus" fatto lascia impressionati per il numero degli interventi, per la varietà, per la costanza, e questo nell'arco di molti pontificati che vanno da Pio V a Giovanni Paolo II. Tutto ciò ci rivela una tradizione ininterrotta e il sentire continuo del magistero in materia. (Nonostante l'età e la malattia, Giovanni Paolo II nell'ottobre 2002 prende l'iniziativa della proclamazione dell'anno del rosario (ottobre 2002-2003) e nella lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae offre preziosi orientamenti per rinnovare il rosario e dedicarlo alla grande causa della pace (Maria. Nuovissimo Dizionario)). |